A coordinare il tavolo che si occuperà dell’affettività in carcere e della territorializzazione della pena, c’è la radicale Rita Bernardini. Mentre quello sulla minorità sociale, la vulnerabilità e le dipendenze è stato affidato alla supervisione di Grazia Zuffa, componente del comitato nazionale per la Bioetica e direttrice di Fuoriluogo.it. E se il presidente del Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale, Mauro Palma, dirigerà i lavori del tavolo su istruzione, cultura e sport, Franco Maisto, presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna, farà altrettanto sulla salute e il disagio psichico dietro le sbarre.

Nomi di spicco che danno il segno di una “svolta”, per i 18 tavoli tematici degli Stati generali del carcere che ieri hanno aperto i lavori e attorno ai quali il ministro di Giustizia Andrea Orlando ha riunito circa duecento esperti, tra avvocati, magistrati, docenti universitari, operatori penitenziari e sanitari, assistenti sociali, volontari, rappresentanti della cultura e dell’associazionismo civile, garanti delle persone private di libertà e detenuti stessi.

Le linee di azione generali su cui lavorare per arrivare a novembre a tirare le somme sullo stato attuale delle carceri italiane e sulle possibili soluzioni ai vari e cronici problemi che le attanagliano, sono state predisposte dal Comitato scientifico presieduto dal professor Glauco Giostra e al quale siedono, tra gli altri e oltre allo stesso Mauro Palma, anche don Luigi Ciotti e Vladimiro Zagrebelsky, già giudice della Corte europea dei diritti umani. Tutti al lavoro a titolo gratuito.

Ieri, durante la prima riunione dei coordinatori nella Sala Livatino di via Arenula il Guardasigilli l’ha definita, a ragione, «la scommessa politica più rilevante che questo ministero realizzerà nel corso del 2015».

L’attuale modello del nostro sistema carcerario, ha detto Orlando, costa «ogni anno circa 3 miliardi di euro e produce un tasso di recidiva tra i più alti d’Europa; invece di produrre un più alto livello di sicurezza sociale rischia di diventare un moltiplicatore di insicurezza». È evidente quindi che «la strada intrapresa è sbagliata».

Gli obiettivi, per il ministro, sono due: «Alimentare e sostenere l’elaborazione scientifica, normativa e organizzativa necessaria al cambiamento e al contempo promuovere una mobilitazione culturale in grado di incidere profondamente sulla percezione collettiva dei temi della pena e del carcere che spesso si prestano a improprie semplificazioni e usi strumentali». A tal fine gli esperti raccoglieranno contributi e riflessioni anche in vista dell’iter della delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario contenuta nel ddl sul penale.

«La scelta di un percorso aperto è oggi possibile perché la situazione delle carceri non è più esplosiva dal punto di vista del sovraffollamento. Allora una discussione sulla finalità e sul senso della pena sarebbe stata surreale», ha affermato Orlando rivolgendosi in particolare a Rita Bernardini, rimasta da sola insieme a Marco Pannella e ai Radicali a denunciare l’ancora drammatica condizione penitenziaria.

«Ma vi prego, è molto importante che rispettiate i tempi che ci siamo dati per consegnare i lavori perché siamo nell’epoca dell’incertezza», ha aggiunto il ministro del governo Renzi riferendosi ai sei mesi che sono il termine ultimo concesso per ultimare gli Stati generali del carcere. «Sappiamo – ha concluso – che fino ad un certo periodo c’è la certezza di poter lavorare, più avanti non è detto».