«Il campo largo è possibile». Fausto Raciti ci crede. Per il segretario del Pd in Sicilia il progetto di una coalizione larga «non è un capriccio né equilibrismo. Questa proposta politica ha dimostrato la sua efficacia sul piano elettorale alle comunali di Palermo ed è la naturale continuazione della storia della Sicilia degli ultimi sette anni».
In questo quadro si innesta il corteggiamento al partito di Alfano.
Non siamo corteggiatori, Ap non è all’asta, sarebbe umiliante per loro e per noi. Con loro abbiamo fatto un percorso a Palermo e alla Regione, siamo per continuare questo percorso. Chi prova a fare aste è il centrodestra in crisi d’identità che oscilla dal considerare Ap reietta a ipotizzare un Ppe siciliano che non esiste.
Ap e gli ex Udc di Casini spingono perché il candidato presidente sia un ‘centrista’. È d’accordo?
Fino a oggi il dialogo è molto fitto. Io ho preso l’impegno a non mettere in campo un nome se non quello che consentirà di chiudere la discussione.
La sinistra però chiede discontinuità, non accetta candidati provenienti dai partiti.
Se riusciamo a condividere il progetto di un fronte largo e democratico per difendere la Sicilia dal vuoto dei 5stelle e per impedire il ritorno al passato di un centrodestra che ha creato disastri, arriveremo anche al nome del candidato. C’è un lavoro fatto in tal senso dal sindaco di Palermo Orlando e c’è anche la disponibilità del presidente Crocetta a lavorare insieme.
Chi chiede discontinuità, come Mdp e Sinistra italiana, però la vuole dal governo e da chi lo ha sostenuto. Anche lei ritiene fallimentare l’esperienza Crocetta?
Il saldo del governo della Regione è positivo, non solo sul piano della moralità ma anche dei risultati.
Perché allora non sostenere la ricandidatura di Crocetta?
Non pretendo di imporre a questa coalizione a tutti i costi la ricandidatura di Crocetta. E lui stesso s’è detto disponibile a confrontarsi anche con le primarie. In questo vedo la disponibilità del presidente di aiutare il confronto all’interno della coalizione. Poi c’è la richiesta di mettere in campo un elemento nuovo. Crocetta partecipa a questa discussione.
Però in realtà di primarie non si parla più.
Io non escludo mai niente, spero che troveremo una sintesi.
Il ‘modello Palermo’ basato sul cosiddetto civismo piace a chi, a sinistra, critica il tradizionale sistema di potere e invoca discontinuità: eppure con Orlando ci sono politici della Prima repubblica come Carlo Vizzini e Totò Cardinale tra i maggiori sostenitori proprio del governo Crocetta.
Ognuno fa i conti con il percorso di questi ultimi anni, non esprimo giudizi sulle persone e neppure sulla loro età. Non credo però che molti di noi possano fare finta di non avere sostenuto il presidente Crocetta.
I sondaggi danno i 5stelle in testa. Li teme?
I 5stelle nel loro tour non parlano di Sicilia, stanno facendo una campagna nazionale, con argomenti che vanno dai vitalizi all’apertura nei confronti degli abusivi. Il nostro obiettivo è una coalizione e un programma di contenuto, dai rifiuti ai temi dello sviluppo, sfruttando il lavoro che è stato fatto in questi anni dalla Regione sul risanamento dei conti pubblici. Oltre ai principi di trasparenza e di etica, partendo dall’abolizione del voto segreto all’Assemblea regionale.
Anche nel Pd qualche deputato approfittando del voto segreto nell’ultima seduta parlamentare ha permesso il ripristino del voto diretto nelle ex Province, in contraddizione con la legge Delrio e facendo arrabbiare Leoluca Orlando.
Abbiamo contrastato questo tentativo con un emendamento che puntava a salvare i tre sindaci metropolitani in una dinamica d’aula impostata sull’abuso del voto segreto che consente la deresponsabilizzazione dei deputati. È abbastanza probabile che la legge subisca l’impugnativa del Consiglio dei ministri. E alla luce di questo dovremo discutere di come chiudere questo capitolo delle ex Province.