«Il Pd siciliano cercherà di affrontare una delle fase più difficili della storia recente di questa regione, nel momento in cui le riforme istituzionali cambiano il rapporto fra stato e regioni e il bilancio è molto più povero di prima. Proveremo a governare la regione, separando giustizia e politica». Fausto Raciti, segretario del Pd siciliano, è fra i più giovani politici dem fra tanti navigatori di lungo corso. Eppure è stato lui, mentre il suo partito da Roma a Palermo chiedeva le dimissioni di Crocetta, a tenere la barra sulla prudenza già prima che la procura di Palermo smentisse l’esistenza dell’intercettazione che rovinava la vita al governatore, quella in cui il medico Matteo Tutino gli direbbe «la Borsellino va fatta fuori come il padre».

La presidenza di Crocetta è al capolinea, come dicono molti?

Le dimissioni di Lucia Borsellino avevano posto un problema politico. Noi abbiamo posto la questione a Crocetta, e lui ha risposto chiamando a sostituirla il capogruppo del Pd Gucciardi. Una scelta che abbiamo fatto tutti insieme. Il Pd è estraneo ai cerchi e cerchietti magici e alle relazioni personali con personaggi risultati discutibili. Il Pd sarà garante della serietà del governo e di una svolta rispetto a un modo di governare che fin qui non ha funzionato, fondato sull’idea personalistica della gestione del potere.

Quindi per il Pd Crocetta deve andare avanti?

Sì, poi se ci saranno fatti nuovi li valuteremo con rigore. Ma continuare a governare non può significare continuare come prima. Siamo oltre la metà della legislatura e abbiamo poco tempo per recuperare il gap di credibilità ed efficacia del governo. Ma un partito che rinuncia a provarci può anche smettere i presentarsi alle elezioni.

Insomma il caso Crocetta, cioè quello dello ’scoop’ dell’Espresso, è già dietro le spalle?

Il procuratore Lo Voi ha dimostrato un grande senso delle istituzioni e di rispetto per la democrazia. Ma certo la storia richiede un chiarimento. Non ho dubbi nella scelta fra Lo Voi e Messina ((il giornalista autore dell’articolo dell’Espresso, ndr), e le parole di Lo Voi mi bastano. Ma vorrei capire da dove nasce la vicenda che stava per provocare una precipitazione politica.

Comunque l’assessora Lucia Borsellino si è dimessa per questo.

Non lo so. Sto al punto politico che ha posto, e cioè il rapporto con alcuni ambienti della sanità. Crocetta ci ha dato una risposta, ne prendiamo atto. Il Pd ha sempre rivendicato un ruolo più forte della politica e meno spazio per circuiti che si sottraggono al controllo democratico, legati a logiche personali.

E il Pd non solo siciliano sembrava aver colto l’occasione al volo per liberarsi di Crocetta.
Se quelle intercettazioni fossero risultate vere Crocetta sarebbe stato obbligato alle dimissioni. Per questo la procura ha dimostrato grande senso del proprio ruolo.

Ha sentito Renzi? Non è che la richiesta di dimissioni di Crocetta partiva da lui?

Non ho sentito Renzi. Ho letto le sue dichiarazioni di solidarietà verso la Borsellino ma per le conclusioni politiche si è a affidato al gruppo dirigente siciliano. Certo, avrei trovato opportuno un colloquio con lui su quello che stava succedendo; è un errore ma non voglio fare polemica, né mi sento il padrone della vicenda politica. Ma sono il primo che sulle vicende siciliane cerca di coinvolgere il partito nazionale, sarebbe stato bello un segnale di reciprocità. Un partito si tiene insieme così.

A Renzi basta parlare con il sottosegretario Faraone, il suo siciliano di fiducia?

Faraone ha tutta la mia stima. Ma sono stato eletto segretario del Pd in Sicilia e questo mi carica di una responsabilità nei confronti di tutto il partito, anche quello nazionale. Quando faccio una dichiarazione rispondo di un corpo più largo. Tanto più questo vale per Renzi: nel corpo più largo del partito c’è anche il Pd siciliano.

Lei esclude che queste intercettazioni esistano?

Sto a quello che dice Lo Voi. E aggiungo che se pensassimo che Crocetta è persona disonesta lo avremmo sfiduciato molto tempo fa.

In effetti dieci giorni fa nel Pd c’era chi voleva sfiduciarlo.

In quei giorni abbiamo registrato la crisi del governo con le dimissioni di Lucia Borsellino. Non è stato il primo momento di difficoltà di questa legislatura molto sofferta. Ma abbiamo la svolta dall’idea di un governo di Crocetta a un’idea di governo con Crocetta. Non vuol dire che tutti i problemi sono risolti, ma è compito nostro affrontarli.

C’è qualcuno che avvelena i pozzi della politica?

Non lo so. So che non mi piace l’uso delle intercettazioni a scopo politico quando sono vere, figuriamoci quando risultano false. Poi se ci saranno fatti nuovi li valuteremo con il massimo rigore, sulla questione morale non abbiamo mai abbassato la guardia.

Anche per questa opaca vicenda quello di domani sarà un anniversario della morte di Borsellino particolarmente triste.

E va vissuto con il più profondo rispetto della memoria di un uomo di stato che non può essere trascinato nelle polemiche, nelle chiacchiere e nelle allusioni. L’antimafia di facciata, come strumento di potere, non mi è mai piaciuta. Noi abbiamo difeso Lucia Borsellino nelle settimane più dure delle polemiche con la ministra Lorenzin.

Lei ha sentito Crocetta. Ora tocca a lui decidere se ritirare la sua ’autosospensione’ da governatore. C’è un messaggio che vuole inviargli?

Voglio dirgli che al netto di tutti gli elementi di politica che ci hanno diviso, e che magari ci divideranno in futuro, sono personalmente vicino alla sofferenza autentica che sta vivendo in queste ore.