È uno dei cineasti più inquieti e brillanti del nuovo cinema latinoamericano, acuto osservatore delle trasformazioni del suo Brasile, esteticamente raffinato, politicamente visionario (e spesso profetico). C’è chi ne aveva individuato il talento già nel film di esordio Neighbouring Sounds e chi invece lo ha scoperto per la prima volta a Cannes nel 2016, quando Aquarius rincorreva la Palma d’oro con Sônia Braga nel ruolo della vita, ancora bellissima e sensuale, ultima resistente in un piccolo condominio fronte mare a Recife, preso d’assalto dalla speculazione edilizia.

POI, QUEST’ANNO, sempre sulla croisette, Bacurau ha dato conferma di un’idea di cinema entusiasmante e libera. Un cinema colto, sì, e impegnato, ma mai a scapito del piacere puro per l’immagine, assecondata anzi con disinvoltura e via via audacemente reinventata. Nel percorso di Kleber Mendonça Filho c’è anche un passato come critico e programmatore. E si sente. Perché le impressioni cinefile del regista – dal Cinema Novo che gli scorre nelle vene al cinema di genere spesso e inaspettatamente tirato in ballo – così come la consapevolezza nell’uso del mezzo che è anche frutto di conoscenza teorica, sono patenti. E diventano tratto distintivo dei suoi film, ricchi di suggestioni (omaggio e mai debito) che si fanno vedere ma senza ostentazione o ruffianeria.

LA SALA Forum del Pingyao International Film Festival, nel cuore del complesso industriale in dismissione che da tre anni ospita l’evento, straripa di studenti dagli occhi a mandorla provenienti da ogni angolo della Cina per cercare ispirazione nelle parole del regista, invitato dal direttore artistico Marco Müller a tenere una masterclass oltre che a sedere nella fila dei giurati del Rossellini Award. Una conversazione che parte dal cinema, naturalmente, a cominciare dal periodo di formazione allo sguardo, prima coi film americani (John Carpenter tra i suoi numi tutelari) per poi allargare l’orizzonte «a tutto il cinema mondiale», e prosegue con i già notevoli cortometraggi realizzati con gli amici nei primi anni del nuovo millennio, ma in ogni caso non può mai slegarsi da un contesto più ampio: l’osservazione del Brasile contemporaneo, da tempo in trasformazione e più che mai oggi, nell’era Bolsonaro.

«Un paese splendido – racconta Mendonça – complicato, difficile e talvolta brutto ma con gente meravigliosa e una storia travagliata. E perciò terreno di tensioni, conflitti, amore, passioni, tragedie e sangue. Tutte cose che si riflettono nelle architetture e nelle abitudini della gente». Ecco spiegato perché il regista ami soffermarsi su questi aspetti e raccontare la realtà attraverso gli spazi. Spesso (a eccezione di Bacurau) proprio nelle architetture urbane e negli interni degli appartamenti borghesi, osservando le abitudini quotidiane di una agiata upper-class.

Cosa che accade fin dall’inizio, dalla produzione breve (i cortometraggi del periodo horror e Cold Tropics, mockumentary sul cambiamento climatico del 2009) al lungometraggio, sin dal citato Neighbouring Sounds, presentato a Rotterdam e realizzato (avendo ben presente il documentario di Eduardo Coutinho 20 Years Later) nell’ultimo anno del governo Lula: «Ho girato nel 2010, nel quartiere in cui abitavo a Recife, ma è uscito nel 2012 ricevendo un’ottima accoglienza sia in Brasile che all’estero».

«E sono rimasto sorpreso – ricorda – perché da tutti è stato subito percepito come un film molto ’politico’ mentre io non ne avevo considerato l’impatto in questi termini. Si è parlato molto della prima sequenza del film per via della presenza di questi edifici costruiti come roccaforti in modo da garantire la sicurezza all’interno, secondo una mentalità tipica delle classi alte secondo le quali ’le strade non sono sicure’. L’idea era ambientare il film nelle strade di una città moderna, dove però le abitudini, i costumi, il modo di vivere fossero le stesse che troviamo nelle piantagioni di canna da zucchero a 50 – 60 km dalla città, secondo un tipico modello di economia locale. Non lo spiego nel film, ma è da questo che nasce la tensione. Una tensione moderna che affonda le sue radici nella storia e nel passato».

«IL FILM – prosegue – è stato scritto sotto il governo Lula, in tempi di una certa stabilità e proprio di recente mi sono reso conto di come cambino le cose a seconda del contesto in cui vivi. In Neighbouring Sounds la tensione è presente, ma è indefinita, non c’è nulla di specifico da additare. Quando ho iniziato le riprese di Aquarius il Brasile cominciava ad abbandonare la via democratica e penso che nel film questa cosa si percepisca. È come se il tono generale del racconto fosse di due ottave più alto. E in Bacurau, poi, le ottave sono diventate cinque. Potrei giustificarmi dicendo che si tratta di un film di genere, ma la vera ragione è un’altra: è il Brasile che cambia».

E ALLORA per una di quelle magiche alchimie che possono esistere tra schermo e realtà, succede che quando un film sul crinale tra spazio pubblico e privato come Aquarius raggiunge le sale, film il cui processo di scrittura ha comunque impiegato qualche anno, si ha una storia la cui protagonista è una donna matura cacciata di casa da un uomo corrotto, proprio mentre l’allora presidente Dilma Rousseff è una donna matura che viene cacciata dal governo da un uomo corrotto, «con quel colpo di stato – puntualizza Mendonça – che qualcuno ha chiamato impeachment». E capita anche che un film corale e a tratti cruento con apici «gore» come Bacurau, western fantascientifico scritto assieme al co-regista Juliano Dornelles «registrando costantemente la temperatura del paese attraverso i media» e i cui eventi – come si legge in apertura – si svolgeranno «in un futuro non lontano», racconti la storia di un piccolo villaggio cancellato dalle mappe, poco prima che i telegiornali annuncino l’intenzione del governo di eliminare aree geografiche più vaste come le riserve indigene e tratti della foresta amazzonica.

È LA REALTÀ che supera la finzione. «Eppure i miei film non sono ambientati nelle stanze del potere – conclude il cineasta – non ho mai girato un film su un uomo politico o un presidente. Neighbouring Sounds è ambientato nelle cucine, nei salotti e per strada. Più che altro forse ci sono dei momenti, come quello presente, in cui tutto diventa gesto politico. Fai un film su qualcuno dal quale ti aspetteresti dicesse di sì e invece dice di no e diventa politica. C’è chi mi ha chiesto se il fatto che in Bacurau il personaggio interpretato da Sonia Braga fosse sposata con una donna fosse uno statement. Ho risposto di no, certe donne semplicemente sono sposate con uomini, altre con donne. Tutto qui. Con una certa dose di ironia queste cose accadono anche nella vita di tutti i giorni. Ricordo una volta una signora che abitava nel condominio di mio zio rivolgersi a un uomo di colore che era entrato nell’ascensore dicendogli: ’Guardi che l’ascensore di servizio funziona’. Lui ha risposto: ’Io vivo qui, sono un calciatore’. Questa è politica?»