Per il suo debutto, Skinny Pelembe ha scelto il mondo dei sogni, di sondare ciò che risiede nel subconscio. Il disco si intitola Dreaming is Dead Now, ma è un titolo che suona un po’ ambiguo, come un artificio retorico «ossimorico», perché sembra urtare l’idea alla base del disco dove l’onirico è elemento di esplorazione, scoperta, chiave di accesso nei meandri oscuri della psiche. Anche se il gerundio, dreaming, si riferisce in effetti più all’atto del sognare che al sogno in sé. Dreaming is Dead Now è infatti un’opera intimista e visionaria, un pretesto per meditare sul dolore, l’angoscia, le gracili aspettative, i desideri e le paure esorcizzate, filtrate con il senso di incompiutezza dell’Inghilterra post-Brexit, che rimane però poco sviscerato come tema, nel songwriting. Ventotto anni, radici nella Johannesburg post-apartheid, e un’educazione (musicale) molto più anglosassone che sudafricana, Doya Beardmore – questo il suo vero nome – non fa comunque la figura dello scolaretto alle prime armi.

CRESCIUTO ascoltando l’hip hop e il folk rock della West Coast alla Neil Young, sta riversando quegli ascolti e quelle estetiche nella sua musica in maniera del tutto originale. Sarà per questo che Gilles Peterson non ha esitato a reclutarlo nel roster della Brownswood che ha pubblicato anche questo full-lenght del polistrumentista (suona chitarra, tastiere, e vari aggeggi elettronici, oltre che cantare) di Doncaster.

CON LA COMPLICITÀ di Malcom Catto, batterista e orchestratore di eteree sonorità degli Heliocentrics (che firma la co-produzione assieme a Paul Littlewood e The Bleeding Edge), la tastierista e cantante Chloe Beth Smith e altri ospiti che regalano al disco una purezza quasi fiabesca. Skinny Pelembe scava negli anfratti della sua infanzia e adolescenza, attingendo da un taccuino di ricordi su cui è solito annotare sogni e memorie.
Blood Relations è dedicata alla scomparsa del padre, un vero e proprio mentore per lui, e la rabbia per il clima di xenofobia, passato e presente, grida dolore nei versi di No blacks, No dogs, No Irish, ma è nelle scintille di speranza che l’album raggiunge il suo apice, come nella struggente ninna nanna Laxmi Flying, scritta per la nascita della nipotina. Come dice lui, una canzone è una canzone solo se quando la spogli di ogni orpello, la puoi suonare alla chitarra o al piano.