Non è bello, ma si sa, nel paese dei guelfi e ghibellini, la faziosità regna sovrana.

Intendiamoci, che i giornali sparino sul quartier generale lo richiede il nobile compito di cani da guardia del potere (quando il potere i giornali non se li compra).

Solo che a leggere i quotidiani del centrodestra, il giorno dopo l’accordo sul Recovery fund, la critica lascia il campo a una drammatica crisi di nervi. Per carità le falle del «compromesso storico», scritto e firmato dai 27 di Bruxelles, come diceva la nostra copertina di ieri, nessuno le nega.

Tuttavia per non scrivere che il governo Conte, insieme all’Europa, segna una svolta, bisogna sottoporsi a vertiginose arrampicate sugli specchi.

«Rivolta dei commercialisti» è il titolo a tutta pagina del Giornale di famiglia. Uno si immagina che la pioggia di miliardi europei abbia scatenato la categoria. Macché, è sempre la solita allergia al fisco («subito sciopero se il governo non rinvia le tasse»).

«La Ue ci presta i soldi (nostri) ma solo dall’anno prossimo», è lo scoop della Verità (nomen omen). Ma non c’erano anche decine di miliardi a fondo perduto? Certo che sì, ma la verità non può spingersi fino a dare notizie vere.

Poi ecco Libero per l’occasione vestito a lutto: «Festeggiano Conte perché ci indebita» e giù sui soldi pochi, brutti e cattivi.

Però la medaglia del surrealismo la merita senza rivali Il Tempo che non della vittoria di Conte si occupa ma del fatto che «Ha vinto la contessa». Cioè l’ex moglie del presidente del consiglio, alla quale il Tar del Lazio ha dato ragione in una causa di lavoro… Qui l’arrampicata sugli specchi finisce per romperlo, lo specchio, ma al Tempo non ci fanno caso, non sono superstiziosi.

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