La cancellazione dell’articolo che risolveva la questione quota 96 deriva da «una scelta del Mef, manifestata già alla Camera, profondamente sbagliata». E poi su twitter: «Sono più convinto di prima: i diritti vengono prima di ragionieri e giochi di palazzo». L’attacco più diretto al ministero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan, Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio (nella foto), lo porta con un’intervista molto polemica concessa all’Huffington Post: «La norma su “quota 96” la difendo e rivendico – afferma – Ed è inutile nascondere la polvere sotto il tappeto: nel Mef c’è sempre stata una scuola di pensiero che si è sempre opposta all’indicazione di tutte le forze politiche per sanare l’errore della riforma Fornero».

Lo stato di eccezione vigente sui conti pubblici, e amministrato dai tecnici di viale XX settembre, ha bruciato in poche ore una battaglia che il Pd sta sostenendo da più di un anno. Pochi giorni fa, in commissione, tutte le forze politiche si erano espresse favorevolmente sull’emendamento che salvaguardava il diritto alla pensione dei «Quota 96». Lo stesso Boccia ha considerato certo il risultato finale. Da ieri non lo è più. E il colpo inferto al partito di maggioranza è stato molto duro come dimostra anche la reazione di Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera: «Sarebbe scandaloso non risolvere la situazione, ma soprattutto utilizzare argomenti falsi per non fare questa scelta. Sulla norma è stata posta la fiducia. Una soluzione deve essere trovata».

Reazioni pesanti che attestano il veloce deterioramento dei rapporti tra Renzi e Padoan. In più ci sono le voci sulla manovra correttiva in autunno accompagnate dalla crescita allo 0,2% ( in attesa della stima dell’Istat di domani), i consumi fermi, il record di disoccupazione. L’ipotesi è stata smentita, ancora una volta, da Renzi in un’intervista ieri a «Repubblica»: «L’Italia non supererà il 3% nel rappiosrto deficit/Pil. La Troika non arriverà». La legge di stabilità, aggiunge il sottosegretario all’Economia Baretta, verrà presentata entro il 10 ottobre e «non sarà anticipata». L’impossibilità di estendere il bonus degli 80 euro ai pensionati e incapienti potrebbe essere risolta con una «tax area». Ipotesi. Per l’ex viceministro Stefano Fassina (Pd), la manovra sarà di 20 miliardi di euro e non servirà «al pareggio di bilancio». «Va evitata – sostiene Fassina in un’intervista a «Il Fatto» -aumenterebbe l’iniquità e continuerebbe a far aumentare il debito pubblico».