Ora lo certifica anche il presidente – pardon, commissario – dell’Inps Pasquale Tridico: Quota 100 è stato un flop. Alla faccia di Salvini che fino a poche settimane fa continuava a parlare di «grande successo». Le domande di Quota 100 finora presentate sono «circa 150 mila, osserviamo un rallentamento e se rimane questo trend, penso si arriverà a fine anno intorno alle 200 mila e, quindi, ad un risparmio di circa 100 mila domande rispetto alle 290 mila previste».

Peccato che solo il 3 aprile nello speciale dedicato dal manifesto a Quota 100 – dal predittivo titolo «A bassa quota» – il sottosegretario leghista e mentore del decreto Claudio Durigon ancora dichiarasse che Quota 100 «permetterà a 350mila persone di andare in pensione quest’anno».

Se Tridico stima 190mila domande significa che mancano 160mila: il 45,7 per cento in meno, quasi la metà.

Questo dato conferma tre cose. La prima è che il paletto di Quota 100 – i 38 anni di contributi per 12 mesi – è molto alto per i lavoratori e soprattutto per le lavoratrici dipendenti italiane. La seconda è che molti dei possibili pensionandi hanno scelto di rimanere al lavoro: solo le categorie in vera difficoltà hanno fatto domanda, altri (dirigenti in primis bloccati dal sacrosanto tetto di 5mila euro l’anno di cumulo con altri redditi da lavoro) e dal taglio implicito per gli anni di mancati contributi (fino al 16%) hanno preferito rimanere al lavoro. La terza e ultima è che – come successo già per Ape social – molte domande – circa il 20 per cento – sono state respinte.

Tridico ha poi ricordato che i risparmi derivanti dal minor utilizzo di Quota 100 (1 miliardo) e Reddito e pensione di cittadinanza (500 milioni) sono già stati congelati nella variazione di bilancio approvata nell’ultimo consiglio dei ministri in cui Salvini e Di Maio si sono dileguati per non commentare la ritirata.

Depositata la polvere di mesi di propaganda ora dunque arrivano i numeri reali. Quota 100 è un flop e fra due anni – quando scadrà la norma «in via sperimentale» – tornerà la Fornero con tutti i suoi effetti socialmente devastanti: l’età pensionabile sarà unica: 67 anni e – probabilmente – 5 mesi. Con la prospettiva di arrivare a breve a quota 70 (anni) per chi oggi è precario. E avrà una pensione da fame.