505 voti. Tanti ne bastano per eleggere, alla quarta votazione, il nuovo presidente della Repubblica. Questo è l’obiettivo minimo di Renzi quando i 1009 grandi elettori (630 deputati, 315 senatori, 58 delegati delle regioni – 3 per ciascuna, tranne la Valle D’Aosta, che ne ha 1 – e 6 senatori a vita, tra cui lo stesso Napolitano) sfileranno sotto il banco della presidenza della Camera per depositare nel segreto dell’urna il nome del successore di Napolitano.

La convocazione è alle 15 di giovedì 29 gennaio.

Ma la prima votazione, come le altre due che dovrebbero svolgersi il giorno seguente, sono le più difficili: per eleggere un presidente dovrebbero essere d’accordo ben 672 grandi elettori. È questa la ragione per cui gli occhi sono puntati sul quarto scrutinio, che potrebbe svolgersi tra sabato 31 e lunedì primo febbraio, quando il quorum scenderà e basterà una maggioranza assoluta di 505 voti. A quel punto il Pd, che da solo arriva a quasi 450 grandi elettori, può dare più facilmente le sue carte e respingere l’assalto dei «franchi tiratori».

Fatto inedito, tra i grandi elettori non ci sarà nessun leader dei principali partiti: Renzi, Berlusconi e Grillo.

Il Pd è la forza politica più ampia: 415 parlamentari più 34 elettori regionali (la destra dovrebbe averne 21) Seguono M5S con 137 parlamentari e Fi con 130.