Ufficialmente Beppe Grillo non esclude possibili alleanze nella ricerca del successore di Giorgio Napolitano al Quirinale. «Tutto dipende dal nome», spiega il leader del Movimento 5 Stelle ricordando i precedenti della Consulta e del Csm. Intanto però un nome, quello di Romano Prodi, lo brucia subito. «Basta, non se ne può più», dice in una videointervista all’Ansa in cui spiega: «Sceglieremo con le Quirinarie un candidato lontano dal mondo della politica». Parole che sembrano ricollocare il M5S nell’isolamento di questi mesi passati.
La bocciatura del Professore Grilo la rende ufficiale ieri al termine di un incontro con i corrispondenti della stampa estera durante il quale il leader del M5S parla del referendum promosso contro l’euro e torna come al solito ad attaccare il presidente della Repubblica e il Pd. Toni più moderati rispetto al passato, ma parole sempre dure come pietre. «Napolitano non dovrebbe dimettersi ma costituirsi», dice. «E’ una persona che ha gravissime responsabilità. Ha firmato qualsiasi cosa, ha firmato la legge Fornero, la legge per lo scudo fiscale». «Il prossimo capo dello Stato- aggiunge – dovrà essere una persona che non firmi qualsiasi cosa, una persona di buon senso, una persona normale e al di fuori degli schieramenti politici». Mentre Napolitano «rappresenta una fetta di partito». Ma per Grillo la colpa più grave di Napolitano sembra essere un’altra. E risale sempre alle politiche del 2013: «Dovevano governare noi che avevamo il 25%, perché non ci hanno dato l’incarico?» chiede.
L’inchiesta su mafia capitale è invece il pretesto per tornare ad attaccare il partito democratico. Il leader ricorda per l’ennesima volta l’intercettazione in cui Salvatore Buzzi parlando con Massimo Carminati afferma che «Grillo è riuscito a distruggere il Pd». Per il comico genovese il significato della frase è chiaro: «Vuol dire che il referente loro a Roma e altrove è un partito che si chiama Pd», spiega ai giornalisti stranieri. La replica del Pd non si fa attendere ed è affidata a Matteo Orfini, che approfitta della decisione di Grillo di tornare a fare spettacoli: «Caro Beppe vai pure in tour sereno e risparmiaci idiozie – scrive su Twitter il presidente del partito -: noi la mafia la combattiamo tutti i giorni, tu vai in giro a dire che non esiste».
Ma la stampa estera è ovviamente interessata al referendum contro l’euro e alle conseguenze che un’eventuale uscita dell’Italia dalla moneta unica potrebbe portare. «Questo è un referenDum, io personalmente sono per uscire, poi magari ci possono essere percentuali contro. Ma io voglio stare dentro l’Europa. Ci sono dieci Paesi senza euro», rassicura. L’obiettivo che si propone, è ambizioso, e prevede la racolta di «milioni di firme» entro giugno el 2015. «Un referendum così è una cosa che non ha mai fatto nessun in Europa. In una settimana abbiamo raccolto 50mila firme. E’ incredibile. L’Italia deve uscire dall’euro prima che sia troppo tardi».
Infine un appello che vuole essere rassicurante per gli elettori, specie di fronte alla flessione del M5S registrata da alcuni sondaggi: «Io non ho dubbi che andremo a governare se non ci faremo male da soli, aspettiamo il cadavere che sta passando», assicura il leader.