«Come stiamo? Totalmente frastornati. Avevamo capito che molti sarebbero arrivati in Piazza Maggiore, ma non ci aspettavamo certo di portare in strada tutte quelle persone». Guida ambientale in bicicletta, 32 anni, mai una tessera di partito, Andrea Garreffa inizia così, dalla fine, a raccontare i sette giorni che hanno portato un evento facebook creato da quattro amici bolognesi a segnare il primo vero stop per la campagna elettorale permanente di Salvini. E così giovedì sera nel cuore di Bologna si sono radunate oltre 10 mila persone, tutte con una sardina in mano e la voglia di dire pubblicamente «No» al leader del Carroccio e alla Lega.

Come è nata la vostra idea di creare il flash mob «Seimila sardine contro Salvini»?
Ne abbiamo parlato a pranzo tra amici. Io, Mattia Santori, Roberto Morotti e Giulia Trappoloni. Bolognesi chi di nascita chi d’adozione. Ci siamo detti che dovevamo sconfiggere questa rassegnazione che sentivamo nell’aria. Gente che ci diceva: «Salvini ha vinto in Umbria, vincerà anche qui». Abbiamo deciso di partire dai numeri e da una sfida: se Salvini come da promesse avesse portato 5500 persone nel palazzetto delle sport per il suo comizio, allora noi ne avremmo dovute portare di più in Piazza Maggiore. Non sappiamo bene come ma è andata proprio così, e alla fine anche le vie di accesso alla piazza si sono riempite di sardine.

Sfidare Salvini sul piano dei numeri. Come dire Davide contro Golia.
Diciamo che se uno entra in un campo di basket contro un avversario più alto e grosso di lui e pensa di perdere sicuramente perderà. Noi in quel campo siamo dei nani, ma abbiamo preso la palla col coltello tra i denti. E poi, come si dice in questi casi, finisce che vinci tu. È valso giovedì sera per Bologna, deve valere anche per l’Emilia-Romagna quando si voterà per le regionali. È un messaggio che vorremmo arrivasse a tutta Italia.

Per lunedì prossimo a Modena è stato lanciato un nuovo flash mob di sardine contro Salvini. È nato un movimento?
Non possiamo rispondere, è davvero troppo presto. Quello che è successo in Piazza Maggiore è di una portata tale che ci stiamo rendendo conto ora delle potenzialità della cosa. Lo rifaremo? Anche qui non posso che dire di non saperlo. Ma se qualcuno ha deciso di copiare liberamente l’evento e organizzarlo a Modena per l’arrivo di Salvini previsto la settimana prossima allora noi non possiamo che esserne estremamente felici.

Siete riusciti dove i partiti hanno spesso fallito. Anzi negli ultimi tempi da Piazza Maggiore si sono tenuti alla larga tutti, perché era ritenuta difficilissima da riempire.
Nessuno di noi fa l’organizzatore di eventi. Abbiamo però lanciato un flash mob aperto davvero a tutti e inclusivo, e ci siamo inventati il gioco delle sardine. Ci speravamo, eravamo fiduciosi. Le regole erano due: nessuna bandiera di partito e nessuna violenza, né verbale né fisica. La sfida l’abbiamo vinta tutti assieme, e ci siamo anche divertiti e commossi. Abbiamo scoperto una comunità.

Una piazza politica ma non partitica dunque.
Nessun simbolo, avevamo chiesto, ed è andata così. Abbiamo provato a proporre una retorica nuova a tutta la sinistra. Non un esplicito sostegno a questo o quel simbolo, ma un invito alle persone alla partecipazione e a riscoprirsi insieme. È vero che le 15 mila sardine di Piazza Maggiore non sono automaticamente voti nelle urne contro Salvini, ma se una semplice sardina di cartone serve per mettere in moto qualcosa, ben venga.

Politici anche di primissimo piano del centro sinistra fanno a gara per associare il proprio nome alla piazza. Addirittura Carlo Calenda ha annunciato il lancio del suo movimento per – ha scritto – rendere omaggio a quel che è successo.
Noi con Calenda non abbiamo nessun contatto, sia chiaro. È ovvio che una piazza così è occasione ghiotta per qualunque partito. Ma lo vediamo come un segnale positivo. Che la politica si renda conto di qual è la realtà, che si organizzi per offrire una prospettiva e una speranza ai 15 mila di Piazza Maggiore, e a tutti coloro che in futuro scenderanno in strada per dire no a Salvini e al suo messaggio d’odio.