Sono quindici gli edifici che la procura di Rieti sta studiando con attenzione nella sua indagine sul post sisma. Tra questi la scuola Capranica, l’ospedale, la caserma, l’hotel Roma e il municipio di Amatrice, e il campanile di Accumoli. Sulle scrivanie degli investigatori c’è anche uno studio fatto nel 2010 dal Genio civile con una lista di duecento palazzi pubblici danneggiati nella sola provincia di Rieti dopo il terremoto dell’anno precedente a L’Aquila. Le segnalazioni però finirono nel gorgo della pubblica amministrazione: il governo allora guidato da Silvio Berlusconi non inserì la provincia nell’area del cratere e allora i sindaci furono costretti a rivolgersi alla Regione, che aveva budget molto più limitati per questo tipo di interventi.

Il pool guidato dal procuratore Giuseppe Saieva studia le carte con l’obiettivo di accertarsi se i lavori di restauro fatti per lo più con i soldi arrivati dal 1997 in poi siano stati utilizzati correttamente: il totale per tutta la provincia di Rieti è incerto, ma secondo le stime sarebbe una cifra tra i 60 e i 90 milioni di euro. Il sospetto è che il filone d’indagine relativo allo storno dei fondi pubblici sia strettamente collegato a quello dei lavori, cioè che l’errato utilizzo dei contributi abbia portato a opere di cattiva fattura, perché a crollare sotto i colpi del terremoto del 24 agosto sono stati anche edifici ristrutturati e testati di recente. Da capire quand’è che le cose non sono andate per il verso giusto, se nel momento dei cantieri o in quello dei collaudi: al lavoro in questo senso ci sono quattro periti nominati negli ultimi giorni, tra cui l’ingegnere Antonello Salvatori, già visto all’opera durante l’inchiesta sul sisma di L’Aquila.

«Fate un elenco dei morti, prendete ogni vittima, mettetela dentro il palazzo che è crollato e poi chiedetevi perché è crollato», questa una delle frasi più famose pronunciate in passato da Salvatori, a indicare quale sarà il suo metodo di lavoro.

A Rieti, comunque, il fascicolo aperto per disastro colposo non reca con sé indagati, anche se una svolta potrebbe arrivare all’inizio della prossima settimana. Per la giornata di lunedì, infatti, nella città laziale è previsto un summit operativo al quale parteciperanno i capi degli uffici giudiziari di Rieti e di Ascoli (dove si indaga ma senza ipotizzare reati), i vertici delle corti d’appello di Roma e Ancona, il presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, il presidente della Settima Commissione Francesco Cananzi e alcuni esponenti del Csm: il vicepresidente Giovanni Legnini e i consiglieri togati Luca Palamara e Aldo Mirgigni.
«Vogliamo dare piena disponibilità e sostegno a questi uffici – ha detto Legnini annunciando il proprio arrivo -, ricordiamo il lavoro che venne fatto all’epoca della tragedia aquilana, anche se quella situazione fu diversa perché l’attività giudiziaria era paralizzata, dato che il terremoto aveva fatto crollare anche gli uffici del tribunale».

Intanto ad Amatrice, con l’allontanarsi dei riflettori, il sindaco Sergio Pirozzi è tornato ad alzare forte la voce. «Qui è come il Vietnam – ha detto a Radio Cusano Campus -, crollano ancora le strade e i palazzi. Ho enormi difficoltà a emettere ordinanze perché devo aspettare le decisioni di altri enti. Qui serve una task force fissa. Non che non ci sia, ma è che le decisioni vengono sempre rimbalzate dalla burocrazia».

Al momento il commissario alla ricostruzione Vasco Errani sta studiando il modo migliore per liberare le tendopoli entro la settimana prossima: i 4.500 sfollati verranno alloggiati tutti altrove, in attesa delle casette di legno previste per la prossima primavera e di una ricostruzione che richiederà anni per essere ultimata.

«Stiamo proponendo tre tipi di soluzioni – spiega il capo della protezione civile Fabrizio Curcio –, il contributo di autonoma sistemazione che lo stato dà a chi non grava sull’assistenza. Oppure c’è un contributo da 200 euro per chi trova una sistemazione da un amico o da un parente. Infine si può scegliere di andare negli alberghi che si stanno mettendo a disposizione». I primi a partire sono proprio in queste ore gli abitanti di Accumoli, trasferiti in massa nei 30 hotel che hanno dato la propria disponibilità di ospitare a San Benedetto del Tronto.