Vicino alla targa che ricorda la casa natale di Andrea Costa, «apostolo del socialismo», il pessimismo si spande dal baffo bianco di Sauro: «Qua a Imola le cose succedono sempre prima. Di sicuro negli ultimi due anni ne abbiamo visti di tutti i colori e ora rischiamo di veder arrivare del nero». Lo storico delegato Fiom ora in pensione la pensa esattamente come buona parte dei suoi coetanei.

Nella centralissima piazza Matteotti Ettore se la prende con la sinistra. «Ho 80 anni e ho sempre votato il Pci e quelli dopo di lui. Stavolta non so se andrò a votare Bonaccini, si dividono sempre e così perdono, come col Comune». Mosè invece esce dalla stazione e cammina verso il centro. «Sono di Avezzano ma vivo a Imola da 40 anni. Votavo Pd, stavolta sono tentato di votare Salvini: ci sono troppi immigrati, anche se non mi hanno fatto niente». Per fortuna domenica prossima non potrà farlo: «Ho ripreso da poco la residenza ad Avezzano».
IMOLA È IL POSTO PIÙ ATIPICO della Regione. È Romagna, ma è provincia di Bologna. È esattamente al centro sulla via Emilia ma è periferia. È la casa natale del socialismo e del movimento cooperativo ma qua sono fallite le prime coop, come la Cesi, colosso delle costruzioni. Ha già “mandato a casa il Pd” ma ha fatto lo stesso anche con il Movimento 5 Stelle. I leghisti sembrano alle porte.
La città è bloccata come il suo mitico autodromo: solo superbike e concerti, anche se quest’anno il rilancio è firmato Vasco Rossi. Nel frattempo è diventato molto famoso il sito ImolaOggi, spargitore di fakenews contro gli immigrati in questi anni, che però con la città romagnola ha poco a che fare: il fondatore Armando Manocchia, leghista della prima ora, è di Borgo Tossignano.
[do action=”citazione”]Nella culla del socialismo e delle coop, l’ex prima cittadina Manuela Sangiorgi, compagna del capogruppo e candidato alle Regionali della Lega, è scesa in piazza con il leader della Lega[/do]
RIASSUMERE IN POCHE PAROLE gli ultimi due anni è complicato. A giugno 2018 il Pd – in vantaggio al primo turno col 42% dei voti – aveva perso per la prima volta dal dopoguerra il Comune nel ballottaggio contro il M5s. La neo sindaca Manuela Sangiorgi, portata in giubilo dal plenipotenziario di Casaleggio Massimo Bugani, è durata solo 16 mesi di «immobilismo e litigi». Si è dimessa il 28 ottobre al termine di un comizio in cui i suoi assessori stavano raccontando i successi dell’amministrazione. I più sorpresi sono stati loro: non sapevano niente della dimissioni. Sulle quali si sono scritte paginate di cronaca rosa: il compagno di Sangiorgi è Simone Carapia, capogruppo della Lega in Comune e ora candidato alla Regione. Adesso Sangiorgi appoggia apertamente Salvini.
Dopo «una brutta esperienza», Sangiorgi risponde ai giornalisti solo per iscritto. Su Whatsapp fa sapere per le Regionali di attendersi «un risultato eccellente della Lega e un grande risultato personale per Lucia Borgonzoni, donna capace e empatica. Personalmente appoggio il candidato Simone Carapia, mio compagno di vita, e faccio il plauso ai tanti sindaci e ed ex sindaci civici che hanno deciso di appoggiare Lucia come Mimma Spinelli di Coriano», comune in provincia di Rimini».
Quanto al perché, nonostante le pressioni di Salvini, non si sia candidata lei stessa per la Lega, Sangiorgi motiva la scelta così: «Non era mia intenzione, l’esperienza da sindaco mi ha molto provato, non so ancora se metterò a disposizione del Bene Comune (le maiuscole sono sue, ndr) le mie competenze o ritornare ad occuparmi di Previdenza. Sono disoccupata da due mesi» dopo essere stata responsabile del patronato Uil di Imola dal 2004.
SANGIORGI E CARAPIA erano in prima fila sabato scorso al comizio di Salvini. Contestati dalle Sardine locali, molte delle quali con un libro in mano. La scelta delle piazze era un controsenso storico: la destra a piazza Caduti per la libertà che ricorda i partigiani, le Sardine sotto al palazzo Centro Cittadino di epoca fascista.
«Ci sarei andata anch’io, ma ero all’università, Salvini è un pericolo e la sinistra per me è ancora un valore: detto questo di certo per queste Regionali non c’è fermento fra i miei coetanei», racconta Giorgia, 21 anni già disincantati. Laura e Ilaria, entrambe diciottenni, hanno più entusiasmo: «È la prima volta che andiamo a votare e vogliamo fermare la Lega e il suo razzismo, tutti i nostri amici lo faranno», promettono all’unisono.
La generazione di mezzo è disillusa. «Alle ultime elezioni ho votato Potere al Popolo con scarsi risultati, stavolta opterò per il voto utile solo sperando di bloccare Salvini», spiega Giulia, quarantenne grafica e social manager «sempre precaria». «Quando la sindaca si è dimessa mi sarei aspettato che il Pd reagisse e dicesse: “Avete visto? Vi siete sbagliati a votare M5s, noi siamo qua, la nostra candidata Carmen Cappello è pronta a tornare. Invece niente, neanche un banchetto: danno l’idea di star litigando sul prossimo candidato», rimarca Enrico, 45enne in piazza con le Sardine.
IL PIÙ OTTIMISTA è l’uomo più conosciuto del circondario, l’ex ministro Giuliano Poletti che dalla vicina Mordano è partito per la sua lunga carriera che da Legacoop lo ha portato a via Veneto e a dare il nome al primo decreto sul lavoro dell’epoca renziana. «Ho girato la pagina, Roma non mi manca. Ora faccio il volontario e il nonno. Una mano la do volentieri ai banchetti e qualche consiglio, se me lo chiedono». Se la «sua» Legacoop vede una Regione in bilico in cui se perdesse Bonaccini «sarebbe un problema ma non un dramma visto che la Lega governa già in tante regioni», Poletti – «grazie alle Sardine e a tanti giovani» – vede invece «un clima significativamente diverso dalle ultime tornate elettorali, anche se sappiamo che Bonaccini è sul filo».
A Imola per lui la situazione «è paradossale: il M5s è stato contro tutto e così facendo ha bloccato tutto quanto, litigando anche con gli altri comuni del circondario. Noi come Pd siamo uniti pancia a terra per le Regionali e per la nostra consigliera Francesca Marchetti. Dopo le Regionali ci occuperemo di Imola con la stessa squadra». Lui intanto si dedica a «girare il territorio, specie quello montano, zone a fallimento di mercato».
Lì Poletti cerca di rilanciare il movimento cooperativo fondando varie Cooperative di comunità: «nei piccoli comuni apriamo negozi e servizi, c’è gente che fa tre lavori per avere uno stipendio, ma così facendo danno tre servizi alla comunità». Quello che il Pd sembra non riuscire più a fare. Né in Emilia, né in Romagna.