Pare che l’ideogramma cinese che vuol dire «crisi», sia lo stesso che usano anche per dire «opportunità». Antica saggezza cinese applicabile anche al Covid 19? Magari sì. Prendiamo, per esempio, tutti quei poveri vecchi cinesi malati ormai passati a miglior vita: è sotto gli occhi di tutti come adesso, nella regione dello Wuhan, si siano liberate così tante case popolari che sono finalmente andate ai moltissimi giovani, da tempo immemore in lista d’attesa.
Ci sono poi tante altre storie, anche piccole ma significative che ci confermano come spesso -come si diceva una volta a Napoli e d’ora in poi anche nello Wuhan- «storta va, dritta vene».
Va in questo senso anche la testimonianza che ci ha reso la signorina Lee, mezzo soprano all’Opera di Pechino che grazie al Covid19 ha rimpiazzato l’inamovibile Hui Ue ed è ora soprano intero: «se non ela pel il colona vilus», ci ha detto a mezza bocca, «quella a settantadue anni ancola faceva Madame Butterfly.»
Così in Cina. Un grande Paese dove su un miliardo e mezzo di abitanti, almeno un miliardo sono supergiovani e dove quindi una scrematina ogni tanto non farebbe che aiutare a sgombrar loro il campo.
Ma anche qui da noi, dove il rapporto giovani-vecchi è totalmente ribaltato, potremmo aspettarci lo stesso effetto? Ne è convinto Vittorio Sgarbi. Lui non ha nessun dubbio: «MALEDETTI !…» ha infatti sbraitato in Montecitorio a pieni polmoni rivolto a tutti gli altri deputati mentre all’unanimità votavano il decreto anti-virus, «… per un ottantenne che muore chiudete l’Italia!» Ma perché il nostro stracritico nazionale s’è messo a strillare come un gibbone isterico rischiando il secondo infarto in tre mesi? Erano davvero nel suo mirino funzionari decrepiti, capuffici rincoglioniti, pensionati rattusi, chirurghi con l’alzehimer, autisti mezzi cecati, anziani arbitri cornuti, senatori a vita e tutti quegli altri vecchioni con un piede nella fossa e l’altro pronto a sgambettare i giovani che vorrebbero fare carriera? Oppure lo sgambetto che realmente Sgarbi teme è quello fatto dal decreto antivirus alle mostre da lui curate? a partire da quella alla Galleria Cael di Milano, a Etra Studio di Firenze, a Palazzo Vescovile di Portogruaro, a villa Colloredo a Macerata, al Museo Innocenti a Firenze… e a Treviso, Pordenone, Noto e chi più ne ha più ne metta? Direte voi: dai Vittorio, prima curiamo gli italiani poi tu curerai le tue mostre.
Ma mettetevi pure nei suoi panni: tempus fugit e manco Sgarbi è più ‘sto bocciuolo di rosa.