Ogni tanto ci vuole. Un tuffo in un mondo diverso. Un tuffo nel colore, nella sensibilità, là. Dove l’acqua è più blu. Ed è blu primavera il cielo su Torino anzi su Grugliasco, cittadina della prima cintura, che ospita per una settimana intera sotto le tende del Cirko Vertigo il gotha internazionale in tema di circo contemporaneo. Trenta tra i massimi esperti di pedagogia del circo contemporaneo provenienti da Francia, Inghilterra, Olanda, Svezia, Svizzera, Danimarca, Portogallo, Spagna e Italia.

Il tema è meraviglioso o quanto meno molto seducente per una che non fa altro che ricercare e confrontarsi e mettersi alla prova su una questione: l’equilibrio. Non sono l’unica e c’era già qualcuno che trotterellando canticchiava qualcosa come «cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea… sulle cose e sulla gente». Mica da ridere. In un momento in cui tutto sembra volerci portare lontanissimo da questo concetto, in cui tutto sembra dirci che dobbiamo essere flessibili ben oltre le proprietà delle nostre cartilagini, ecco nascere un desiderio spasmodico di camminare sul filo. Senza cadere.

Con questo pensiero mi sono avventurata nel Parco delle Serre di Grugliasco, sede del Vertigo, cercando una seduzione concreta a questa necessità. In fondo, gli unici capaci a camminare sul filo sono proprio loro, i circensi. Ed è pura arte quella che mi danza intorno mentre cerco spunti tra un pezzo di cielo e una margherita appena sbucata nell’erba. Sollievo immediato. Ecco perché dovremmo tutti annusare da vicino questi mondi paralleli e sensibili. Ma allo stesso tempo inespugnabili nei loro sogni e sacrifici. È un progetto europeo questa settimana di lavori e insegnamento e workshop. Culminati nello spettacolo Exit con in scena gli allievi del Cirko Vertigo coordinati da Sven Demey. Intorno a noi giovani carichi come molle nel fisico e nell’animo non smettono di esercitarsi, di ruotare come l’omino di Leonardo nelle loro rue Cyr, di stare in verticale sulle mani o su altri aggeggi, di saltare all’indietro con o senza materasso sotto. Come folletti innamorati riempiono i giardini sperimentando i loro corpi e le loro capacità, guardano incantati i loro maestri parlando in inglese e francese fluente.

Vivono appassionati le loro scelte. Con gioia accettano il rischio che si sono presi. La passione. Unita alla disciplina ferrea. Questo è il solo modo per fare questo mestiere. Così dicono i grandi vecchi come il maestro albanese Arian Miluka, 76 anni di occhi luminosi d’esperienza. Un fisico incredibile e un sorriso perenne mentre mi parla e mi dice che solo l’innamoramento evita il dolore, la stanchezza, la paura. È il piacere che conta. E che l’equilibrio è un’eterna lotta con il disequilibrio. Ma sono la stessa cosa. E sono sollevata.