Quale strumento musicale decisamente inconsueto lega fra loro, con un filo invisibile, i direttori d’orchestra storici Bruno Walter e Arturo Toscanini, Charles Ives con Jimmy Page dei Led Zeppelin, Michael Jackson e i Beach Boys? Sembrerebbe un quesito da universi paralleli fantascientifici. La risposta in realtà è semplice, lo strumento invece davvero complicato. Si chiama theremin, e tutte le persone citate o l’hanno usato, o si sono espresse nei termini più lusinghieri per lo strano attrezzo musicale, l’unico concepito da homo sapiens che non abbia fori per insufflare aria, non si percuota, senza corde da sfregare o pizzicare. Vedere in azione un abile suonatore di theremin è come assistere ad una danza zen nell’aria: si vedono le mani irrigidite in misteriose posture eleganti, lo sforzo di tutto il tronco di condizionare quel suono evocato che sembra sprigionato dal nulla. Nulla di visibile da occhio umano, si intende.

Il theremin lo inventò nel 1919 il fisico e violoncellista Lev Sergeevič Termen nella Russia dei Soviet. Ha due antenne, una per le altezze del suono, una per il volume, le mani del “suonatore” intervengono a modificare un campo d’onda di oscillatori, rendendo udibile un suono prodigioso e continuo, e continuamente modificabile e plasmabile. A Lenin piacque molto lo strumento etereo e tecnologico al contempo, e mandò in giro per il mondo Termen a far conoscere la sua invenzione. Condannata a restare un oggetto sonoro bizzarro, costoso e vagamente esotico. Tant’è che gran parte delle colonne sonore dei film di fantascienza e dei cartoon antichi che rammentiamo sono letteralmente costruite sul theremin. Oggi uno dei migliori specialisti al modo del theremin è la statunitense Pamelia Stickney.

E’ nata in California, s’è fatta le ossa come musicista a New York, suonando contrabbasso, violoncello e piano, nel giro che gravita attorno a musicisti come John Zorn, ha collaborato con gente disparata come David Byrne e Yoko Ono, oggi vive in Austria. Il suo strumento è il theremin della Moog, che usa interfacciato con un sintetizzatore, pedali e potenziometri vari. E’ una minuscola donna – orchestra che ogni volta che sale su un palco valuta l’ambiente sonoro che la circonda in prova, poi, al momento del concerto, si prende il rischio dell’improvvisazione totale. Chiamata a Genova al Festival musicale del Mediterraneo, che quest’anno ha come tema conduttore la “musica apolide”, ha offerto mercoledì sera un set di maestosa e ineffabile bellezza, nel cortile dello storico Palazzo Rosso. Stickney riesce a cavare dal theremin anche perfetti “groove” bassistici da jazz, per i quali ha sviluppato una tecnica unica al mondo. Ma il resto è un viaggio senza meta, e con molti padri nobili metabolizzati: i sogni della kosmische musik tedesca degli anni Settanta, ricordi di gamelan indonesiano, i Pink Floyd confusi e felici di Ummagumma, la tromba aliena delle “musiche dal quarto mondo” di Jon Hassell. Tutto questo è il theremin di Pamelia Stickney, assieme. Altro che una bizzarria retrofuturistica sovietica.