Il bluff dell’«accordo» di fine di giugno al Consiglio europeo arriva alla prima prova dei fatti, e ancora una volta a farne le spese sono i migranti, ostaggi di un braccio di ferro fra gli Stati europei invece che, come pochi giorni fa, della maggioranza. Per ora la Francia e Malta hanno accettato di ospitare ciascuna 50 degli oltre 450 profughi che sulla pelle dei quali si gioca l’ennesima partita.

«È UN PRIMO IMPORTANTE risultato ottenuto dopo una giornata di scambi telefonici con tutti i 27 leader europei. A breve arriveranno anche la adesioni di altri Paesi europei. Finalmente l’Italia è ascoltata», esulta Conte che annuncia anche la convocazione di una conferenza internazionale sulle migrazioni in ottobre.

PROBABILMENTE I FATTI gli daranno ragione. Ma è solo un cerotto col quale si tenta di chiudere uno squarcio. Il problema si riproporrà domani e nei prossimi giorni. La difficoltà incontrata ieri nel tessere la tela diplomatica a proposito di un numero limitatissimo di persone e il contagocce adoperato da Francia e Malta nel loro beau geste bastano a rivelare quanto complicate le cose saranno già dal prossimo sbarco. I 176 profughi imbarcati sulla nave di Frontex «Protector» sono già a Pozzallo, i 266 e passa trasbordati sulla nave della Guardia di Finanza «Monte Sperone», dunque a tutti gli effetti su territorio italiano, arriveranno. Ma cosa sarà poi di loro, a parte i 100 accolti da Francia e Malta, resta avvolto nella nebbia. «O vengono redistribuiti secondo gli accordi presi il mese scorso o qui non sbarcano» ordina Salvini e stavolta il premier sta dalla sua parte.

INFATTI CONFERMA LA LINEA dura, scrive al presidente della Commissione europea Juncker e a quello del Consiglio europeo Donald Tusk e a tutti i capi di Stato europei. «L’Italia non è più disposta a farsi carico in modo isolato di un problema che riguarda tutti i Paesi europei»: è la linea che fa filtrare per vie non ufficiali palazzo Chigi. «In queste ore l’Italia sta affrontando l’ennesima grave emergenza ed è sempre in prima linea. Date segni di condivisione», ha scritto Conte ai leader europei Sin dalla mattina lui e il leader dei 5S Di Maio avevano capito di non poter ripetere il corpo a corpo con Salvini che aveva accompagnato l’odissea della «Diciotti», sbloccato solo da un perentorio intervento del capo dello Stato.

IL BIS AVREBBE COMPORTATO rischi seri per la maggioranza. Il premier lo sa. Quando ieri mattina Salvini lo ha chiamato al telefono Conte non ha opposto resistenze, si è schierato senza mezzi termini al suo fianco. Di Maio confermerà qualche ora dopo con toni stentorei: «Sicuramente ci vuole una posizione ferma e decisa: non si può arretrare. Se diciamo oggi una cosa agli italiani e poi sui tavoli europei ne facciamo un’altra, facciamo la fine di tutti gli altri». Dunque complimenti al caro Conte per aver reclamato il rispetto degli accordi presi al Consiglio europeo. Peccato che quegli accordi non esistano.

LA «REDISTRIBUZIONE» è infatti, nero su bianco, su base «volontaria». Se nessuno si fa avanti non c’è niente da fare. Il Viminale e palazzo Chigi lo sanno. Infatti ieri hanno lavorato anche su due scenari alternativi. Uno, come segnala LeU attraverso la capogruppo al Senato De Petris, violerebbe la legalità internazionale: riportare in Libia i 490 profughi. Sarebbe un respingimento di massa ed è proibito. Nessuno lo sa meglio della Lega dal momento che era Maroni il ministro degli Interni che ci provò, nel 2009, col risultato di pesanti sanzioni a carico dell’Italia.

L’ULTIMO SCENARIO è quello che rischia di rivelarsi più feroce. Tenere i migranti ammassati sotto il sole cocente sulle navi e procedere lì agli «accertamenti». Vorrebbe dire usarli come scudi umani non solo metaforicamente. Il governo spera che gli sforzi diplomatici bastino a chiudere questa crisi, in attesa della prossima. Salvini è convinto che la resa in termini di consenso resti alta. Ieri i due indagati per i presunti disordini sulla Von Thalassa sono stati fermati permettendogli così di telefonare a Conte per complimentarsi e cantare vittoria: «Due buone notizie: la conferma dei due arresti. Francia e Malta hanno accettato di accogliere 50 migranti a testa. Io non mollo». Qualche dubbio comincia a serpeggiare anche a destra. Ieri la vicepresidente forzista della Camera Carfagna è tornata a criticare il ministro: «È possibile dire sì alla severità senza rinunciare all’umanità e alla comprensione». Antonio Tajani, numero 2 azzurro, la pensa come lei.