È vero, la revisione delle leggi sicurezza fatte approvare dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini rappresenta un primo passo di cui non si può non tener conto. Ben poca cosa, tuttavia, di fronte a quanto fatto, con semplicità e senza retorica, dal Governo Letta nel non lontano 2013/2014: l’operazione Mare Nostrum, che ha permesso, sia pure per poco, alla nostra Marina Militare di attuare conformemente al Diritto del Mare, salvando migliaia di vite umane.

Non sarà la revisione delle Leggi Salvini a fermare le morti, perché, come scritto da Fratoianni e Orfini nell’articolo pubblicato sul manifesto dell’8 ottobre, il fenomeno delle migrazioni è strutturale.

Per essere più chiari è l’altra faccia di una globalizzazione che meglio sarebbe definire neocolonialismo tendente alla globalità, in cui un Occidente sempre più armato ed aggressivo è, per il momento ancora, in grado di imporre i propri interessi a quegli Stati che non sono in grado di tutelare la propria sovranità e le proprie risorse, specie il petrolio. Ne risulta un mondo in cui Paesi sempre più ricchi sono circondati da miseria endemica e disastri ecologici, guerre e dittature, tentativi di proliferazione nucleare, come unico modo per tutelare la propria sovranità, terrorismo, che è la guerra dei poveri ma si presta anche ad ambigue derive securitarie , crisi da noi stessi provocate ed esodi biblici che di tutto ciò sono, per l’appunto, il portato strutturale.

I Paesi dell’Unione europea e della Nato affrontano il problema esternalizzando le frontiere e spingendole sempre più a sud, chiudendo i porti, frapponendo normative proibizionistiche che trasformano in res nullius la massa dei disperati che attraversano Medio Oriente e Africa, in viaggio verso la sponda sud del Mediterraneo.

Non solo, si è costruito un complesso sistema a tenaglia, attraverso il cosiddetto Processo di Rabat sulla sponda occidentale dell’Africa e il processo di Khartoum su quella orientale, di cui fanno parte dittature quali quella eritrea, sudanese, egiziana. È una riedizione del Piano Condor, che permetteva l’eliminazione dei cosiddetti sovversivi nell’America Latina degli anni ‘70 del secolo scorso.

Perché i migranti sono i destabilizzatori, i sovversivi di oggi e governi criminali vengono sostenuti, armati e finanziati affinché facciano il lavoro sporco di bloccarli in qualunque modo, prima che possano arrivare alle coste mediterranee e diventare percettibili dalla nostra pur ondivaga opinione pubblica.

E se capita che un’immagine buchi lo schermo, come nel caso del piccolo Alan Kurdi – nome da pronunciare con rispetto e cautela perché di vittima di violenza mediatica si tratta, oltre che della violenza sistemica che ne ha provocato la morte – ecco che le convulsioni emotive sconvolgono momentaneamente l’inerzia di un’opinione pubblica che la settimana successiva resterà piatta e inerte, di fronte alla notizia dell’affondamento di un barcone nella stessa zona con 4 bambini a bordo, questa volta non fotografati.

E che tutto sommato accetta senza particolare commozione che il Mediterraneo diventi l’area di confine a più alta mortalità al mondo, secondo le Nazioni Unite. Sappiamo ormai, perché ampiamente documentato, quanto avviene in Libia: torture, massacri, stupri, prelievo di organi, riduzione in schiavitù e utilizzo in guerra come carne da cannone, ma è soltanto un tassello del sistema.

Possiamo ben immaginare i metodi seguiti dai “ diavoli a cavallo” incaricati in un primo tempo dal governo sudanese del genocidio in Sud Sudan e attualmente di dare la caccia e bloccare costi quello che costi migranti e richiedenti asilo. Possiamo anche ben immaginare quale sarà l’esito dei negoziati avviati recentemente in Tunisia dalla Ministra Lamorgese.

Si sta mettendo a punto un sistema concentrazionario a intensità variabile, sparpagliato a macchia di leopardo ma rispondente a un disegno unitario, in tutto l’enorme retroterra africano e mediorientale che fa capo al Mediterraneo, nel quale trattamenti inumani e degradanti di ogni tipo sono da tempo all’ordine del giorno e che se non bloccato potrebbe diventare il più grande sistema eliminazionista se non genocidario, della storia dell’umanità.

Una cosa tuttavia è certa: quelli che diventano i desaparecidos dell’Europa opulenta nel nuovo millennio, vengono costantemente sorvegliati e seguiti nella loro discesa all’inferno, come sagome di un videogioco, in mare o nel deserto o nei lager.
Poco o nulla può sfuggire al panottico costituito da schermi e attrezzature varie ad alta tecnologia, navi e aerei spia, satelliti e droni . E in un sistema democratico, quale è ancora il nostro, l’operato anche omissivo dei militari e dei governi a monte, aderisce e dà forma insieme al volere dell’elettorato.

No, la revisione dei cosiddetti «Decreti Salvini» non basta di fronte a tutto ciò; chissà cosa potremo dire se un giorno ci sarà una Norimberga a mettere in luce quanto in questo momento sta accadendo e, anzi, si sta facendo intorno a noi, grazie anche alla nostra neghittosa indifferenza: che non sapevamo?

 

* per Mani Rosse Antirazziste