La Costituzione in piazza, nella piazza della «Via maestra», è apprezzata in blocco, articolo per articolo. Ma certo, c’è sempre quel «L’italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro» che il suo fascino lo esercita in tutte le epoche e latitudini. E infatti Piazza del Popolo ieri, certamente anche grazie al fatto che tra i promotori della manifestazione c’erano Maurizio Landini e la Fiom, era popolata di precari, operai, insegnanti, liberi professionisti (false o vere partite Iva che siano). In prima fila, tra i primi ad arrivare in piazza, anche un folto gruppo di esodati.

«Senza stipendio, senza pensione, senza lavoro», recita lo striscione del Coordinamento esodati per la Costituzione: frase che si potrebbe applicare a tanti, oggi, ma che per questa particolare categoria di lavoratori suona molto più cruda, anche perché loro sono tutti over 50 o over 60. «Ci hanno tradito e adesso ci hanno anche abbandonato – dice Mario, uno degli esodati non ancora “salvato”, riferendosi ai governi Monti e Letta – Trovano i soldi per togliere l’Imu ai più ricchi. Litigano per l’Iva. Ma non trovano il modo per tutelare noi, che siamo usciti dalle nostre aziende siglando un preciso patto con lo Stato. Peraltro – aggiunge il lavoratore esodato, che ha viaggiato ieri mattina da Napoli – vorrei dire che non ci preme solo la nostra condizione: notiamo che finora non si sono trovati i soldi neanche per la cassa integrazione in deroga, il che segnala l’attenzione che l’attuale esecutivo ha per chi lavora».

Gli esodati, come i cassintegrati, i precari, gli operai e le altre categorie presenti in piazza, spiegano di sostenere anche la piattaforma politica della manifestazione, e non solo per quanto concerne il lavoro: «C’è un problema di legalità in Italia, di salvaguardia delle regole democratiche. C’è un grande bisogno di solidarietà, di sentire comune: e dobbiamo rispettare chi viene nella nostra terra, fuggendo da povertà e guerre, per cercare un futuro – dice Roberta, insegnante elementare di Roma – Ai miei bambini dico sempre di coltivare la diversità, di essere curiosi. Oggi sono venuta per ascoltare Stefano Rodotà, ogni volta mi apre il cuore. Vorrei invitarlo nella mia scuola perché parli con i nostri ragazzi».

Certo a tenere su la manifestazione è soprattutto la Fiom. Ma ha aderito anche la Flc Cgil, ad esempio: i lavoratori della conoscenza (ricerca, università, scuola) sono molto sensibili alla lotta al precariato e alla tutela della democrazia. Poi ci sono bandiere della Funzione Pubblica Cgil, della Flai Cgil (agroindustria), e si vede anche qualche striscione di singole imprese, seppure sia più raro (ad esempio ce n’è uno portato dalle lavoratrici della Coop).

«Cosa chiediamo alla politica? – dice Marco, delegato Fiom di una piccola fabbrica meccanica di Vicenza – Innanzitutto che dia ascolto al mondo del lavoro. Che crei lavoro: e non con fantomatici “piani giovani”, ma con vere politiche industriali che sostengano la crescita. Qui abbiamo bisogno tutti di lavorare, dai 30 ai 60 anni. Con Alitalia il governo sembra essersi mosso. Ma con l’Ilva, con la siderurgia, con Finmeccanica, che cosa fa? In questi casi ci pare disimpegnato o distratto. Intanto l’Italia perde pezzi, e noi lavoratori siamo sempre più poveri. Ancora: vorrei che si cancellasse l’articolo 8, per far tornare al centro la contrattazione; e che si varasse una legge per la rappresentanza, in modo da tutelare davvero qualsiasi scelta sindacale, nelle piccole e grandi imprese».

Luciana è una precaria della conoscenza, ha lavorato in una miriade di siti, case editoriali, associazioni: «Non so neanche contarli più – dice ironica – Ci siamo anche noi, non c’è solo e non c’è più il lavoro classico. Io spero che questa piazza sappia parlare a tanti nuovi lavoratori, a chi ha 25 o 35 anni, perché altrimenti vanno tutti a votare Grillo. E devo dire che la sua ultima uscita sugli immigrati non mi è proprio piaciuta. Almeno su questo fronte sono stabile e non “precaria”: quelli non li voto».