È impossibile non fare i conti con la figura di Pier Paolo Pasolini nel tempo presente. Lo dimostra il fatto che, ogni anno, in occasione delle date della sua nascita e morte le pagine dei social network di migliaia di utenti si riempiono di immagini che raffigurano lo scrittore e di citazioni estrapolate da suo opere o interviste. A questa presenza di Pasolini ridotto a meme si affianca la trasfigurazione di Pasolini a icona. Molti street artist italiani raffigurano il poeta di Casarsa sulle mura di costruzioni abbandonate del nostro Paese. Pasolini continua ad echeggiare, quindi, per le vie più traverse.

QUEST’ANNO poi più che mai, visto che in occasione del centenario della sua nascita, che ricorre domani, diversi sono gli eventi che lo vedranno protagonista e molte sono le uscite editoriali che si succederanno tra gli scaffali delle nostre librerie.

Tra i primi da segnalare a Roma la mostra diffusa in tre sedi, Palazzo delle Esposizioni, Palazzo Barberini e Maxxi, che verrà inaugurata dopo l’estate, tra le seconde c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Due titoli su tutti, accomunati dalla loro natura testimoniale: Pasolini e Moravia. Due volti dello scandalo (Einaudi Stile Libero) di Renzo Paris e Caro Pier Paolo (Neri Pozza) di Dacia Maraini. Eppure nonostante questa sua costante presenza, seppur bidimensionale e semplificata, nel nostro immaginario, Pasolini si fa entità nebulosa all’interno delle scuole italiane. Poco o nulla sanno i ragazzi di lui perché poco o nulla si studia la sua opera.

Dando uno sguardo ai testi scolastici del triennio delle scuole superiori, nel terzo volume del manuale di letteratura Costellazioni (Laterza) di Bellini, Gargano e Mazzoni quattro sono le pagine dedicate alla vita e alle opere di Pier Paolo Pasolini, a cui si aggiunge la pubblicazione di un estratto da Le ceneri di Gramsci. Nel volume sul Novecento della Letteratura Italiana (Zanichelli) di Mario Pazzaglia le cose non vanno meglio: tre pagine introduttive che sintetizzano il suo percorso esistenziale e artistico, a cui si aggiunge una pagina da Ragazzi di vita e la poesia Il pianto della scavatrice, sempre dalle Ceneri. E ancora solo tre pagine di contestualizzazione dell’autore più uno stralcio di Ragazzi di vita in Prisma (La Nuova Italia) di Guerrero, Palmieri e Lugarini.

LA SITUAZIONE si fa persino più fosca se si dà uno sguardo alle principali antologie per il biennio degli istituti e dei licei italiani. In molte di queste opere non c’è traccia di Pasolini. Più spazio viene dato nelle antologie e, conseguentemente, in classe ad autori a lui contemporanei, da Cesare Pavese a Italo Calvino, da Primo Levi a Giorgio Bassani, da Natalia Ginzburg a Elsa Morante.

Di certo questo non è un segnale incoraggiante verso la conoscenza approfondita di un autore complesso e controverso, non c’è dubbio, eppure che forse più di ogni altro ha raccontato i giovani e riflettuto sul significato della giovinezza nel suo tempo. È proprio questa complessità, sovente, a rendere indigeribile lo studio di Pasolini nelle nostre aule scolastiche. A volte sono gli stessi insegnanti a non volersi misurare con la sua opera, preferendo autori più addomesticabili e schematizzabili: il pessimismo di Leopardi, la Provvidenza in Manzoni, i vinti di Verga, il nido di Pascoli, il mal di vivere di Montale. Come sintetizzare Pasolini e la sua poetica in una frase?

Come semplificare la sua complessità ai nostri adolescenti? È lo stesso Pasolini, in un suo articolo della fine degli anni ’40, quando lui stesso svolgeva la professione di insegnante, prima del suo trasferimento a Roma, che fornisce una risposta all’ultimo interrogativo: «Molti pensano che col ragazzo bisogna comportarsi come chi si muove dall’alto verso il basso, cioè bisogna regredire nel suo mondo, nella facilità del suo mondo. È una vera sciocchezza: col ragazzo bisogna al contrario essere difficili. Difficili in quanto ciò che egli ricerca non è nel suo mondo!».

Che questo centenario sia anche occasione per portare Pasolini nelle nostre aule e per consegnare la sua complessità agli adolescenti. Non solo le pagine di Ragazzi di vita, in cui si fa carne la povertà e la disperazione nelle esistenze dei suoi protagonisti, ma anche i suoi film (La ricotta, ad esempio, è un ottimo strumento per dare vita a lezioni interdisciplinari, dove far dialogare letteratura, arte, musica e religione), i suoi articoli (leggendo Contro i capelli lunghi si può riflettere su come spesso le controculture da spazio di espressione vengono cannibalizzate dalle mode, oggi più di ieri), le sue poesie, da Le ceneri di Gramsci a Trasumanar e organizzar, prezioso viatico per il racconto di sentimenti e sensazioni nascoste.