“Quello che la Storia non racconta – Omaggio ai caduti”, che dal 2014 ad oggi ha visto la partecipazione di Moni Ovadia, Giovanna Marini, Lucilla Galeazzi e Antonello Salis, è una manifestazione-concerto con musica dal vivo – della durata di circa novanta minuti – che intende ricordare e far conoscere terre e storie che si sono incrociate con la Seconda Guerra mondiale, e delle quali la Storia racconta troppo poco. Si svolge sulle montagne di Coreno Ausonio (FR), su un’aia in località Vallaurea piccola. Partecipa “La scatola del vento”, ensemble di organetti, voce e danza, che dirigo. L’organetto, che ha ‘cantato’ e accompagnato la vita di quelle terre, è il simbolo della rinascita. Quello che la storia non racconta

L’armistizio dell’8 settembre 1943 pose monte Maio, in terra di Coreno Ausonio, al centro della seconda guerra mondiale, perché fu scelto dai Tedeschi per costruire la linea Gustav, la linea di fortificazione lungo la quale si è consumato lo scontro con gli Alleati, impegnati nella liberazione del territorio e in particolare dell’abbazia di Montecassino. Dopo lo sbarco, prima in Sicilia e poi a Salerno, diretti a Roma, gli alleati arrivarono nell’Antica Terra di Lavoro, proprio sui monti di Coreno, circa venti chilometri prima dell’abbazia, subito dopo la valle del Garigliano. Questo era il passaggio obbligato e il più breve per l’avanzata verso la capitale. Era il confine di molte terre che saranno quasi completamente rase al suolo, pressoché ignorate dagli archivi. Qui avvenne il primo sfondamento della linea Gustav da parte delle truppe coloniali francesi.

Gli abitanti del pase pensavano di trovare sicuro rifugio a Vallaurea Piccola, che sorge alle spalle di Coreno, tra monte Ornito, monte Faito e monte Cerasola, ai piedi del monte Maio, giusto al centro tra la via Casilina e l’antica via Herculanea, che collega Formia a Cassino.Dalla postazione telefonica, vedetta assolutamente indispensabile per seguire tutto ciò che accadeva tra il golfo di Gaeta, la Valle del Garigliano, la Valle del Liri, Cassino e Montecassino, fino alle cime delle Mainarde, tra il Molise e l’Abruzzo, venivano seguiti gli spostamenti dell’esercito alleato e venivano mandati i drammatici ordini.

Gli alleati, soprattutto le truppe coloniali francesi, marocchine e algerine, conquistarono il monte Cerasola, di fronte al monte Ornito, già occupato dai tedeschi, e lì entrambi gli eserciti si scontrarono senza esclusione di colpi per nove mesi. In mezzo ai due schieramenti, si venne a trovare proprio Vallaurea piccola.

A Vallaurea esistevano due pozzi (ancora visibili), distanti l’uno dall’altro cento metri, uno dalla parte dell’Ornito, l’altro dalla parte del Cerasola, che servirono rispettivamente ai tedeschi e agli alleati per attingere l’acqua per la sopravvivenza. In quegli attimi sussisteva una tregua non dichiarata, che fermava per qualche ora i feroci scontri che avvenivano anche all’arma bianca. Un’altra tregua riguardava la raccolta dei morti lasciati sul campo di battaglia. Allora, i due eserciti si confondevano e arrivavano addirittura a riunire i loro caduti in un luogo comune. Su quelle montagne si sono incontrati trenta Paesi di culture diverse. Si narra che nella notte di Natale del 1943 i due eserciti deposero le armi.

Quello che la Storia racconta troppo poco è che la libertà ha avuto, tra gli altri, anche il prezzo di tantissime violenze commesse dai vincitori proprio lungo la linea Gustav, con particolare ferocia ad Esperia. A Vallaurea Piccola, è inoltre visibile l’ingresso di un cunicolo sotterraneo, nel quale la gente, quando poteva, correva a nascondersi. Lì, è ancora intatta anche la vecchia aia della famiglia Del Seni, accanto alla quale sorgeva una ‘casella’ in pietra viva, dove diverse persone di alcune famiglie furono sterminate da una bomba, non si sa appartenente a quale bandiera. Uno dei pochi superstiti fu Vincenzo Del Seni, mitico suonatore d’organetto. Fu salvo perché ebbe il coraggio di estrarre con la sua mano destra una scheggia che gli si era conficcata nel fianco sinistro e con uno straccio di lenzuolo riuscì a fare una fasciatura di fortuna intorno all’addome. Poi, con grande eroismo, aiutò la sorella Maria, gravissima, l’unica ancora viva, a salire su un asino, per tornare a Coreno. La guerra l’ha resa invalida.

Sul monte Cerasola, il 19 maggio 2007, è tornato il soldato inglese Douglas Lyne, per rivedere i luoghi dove aveva combattuto e che lo avevano sconvolto e segnato per il resto della sua vita. Alla sua morte, avvenuta tre anni dopo, il 22 gennaio 2010 nel Regno Unito, ha voluto che le sue ceneri fossero cosparse proprio a Vallaurea piccola: nel 2012, le figlie e i nipoti, alla presenza dell’avvocato Molle, direttore storico scientifico del Museo Historiale di Cassino e presidente dell’associazione “Battaglia di Cassino”, hanno esaudito il desiderio del soldato Lyne, lasciando i suoi resti sulla nostra terra.

La manifestazione, autogestita, non prevede l’intrusione di politici né interventi e passerelle di tale natura.