Sceneggiato da Ira Sachs insieme al brasiliano Mauricio Zacharias, Frankie è un film targato Francia, avvolto nelle brezze magiche del Portogallo e filtrato dallo sguardo nitido e luminoso del direttore della fotografia portoghese Rui Pocas (Zama, di Lucrecia Martel; Introduzione all’oscuro, di Gaston Solnicki), con i colori vividi di un quadro di David Hockney. Il regista di The Delta, I toni dell’amore e Little Men trasporta la qualità intima, corale, dei suoi film indipendenti Usa «dentro» al cinema francese con un’occhio alla composizione dell’inquadratura di Eric Rohmer (in particolare Paulina alla spiaggia e Il ginocchio di Claire, ha detto lui), Isabelle Huppert nel ruolo di un’attrice famosa e un grande lavoro – anche metaforico- sul paesaggio.

LO SFONDO è quello bellissimo, quasi fatato, di Sintra e delle foreste che la circondano – un Eden verde e intricato di sentieri, che comprende il parco di Pena e il santuario di Peninha – e che dà agli eventi del film l’impressione di esistere in un tempo sospeso. L’idea del flusso temporale interrotto è profondamente legata alla premessa della storia. Frankie (Huppert) ha convocato una versione allargata della sua famiglia per un week end. Da alcuni accenni, potrebbe essere molto malata. Brendan Gleason è Jimmy, suo marito, dolce e preoccupato; Pascal Greggory, il marito precedente, che però le è ancora vicino; Jeremie Renier il figlio delle prime nozze, inquieto; Vinette Robinson la figlia; Marisa Tomei un’amica parrucchiera più giovane che sta lavorando in Europa sul set dell’ultimo Star Wars, e Gregg Kinnear l’ operatore di macchina con cui ha un flirt. Tiago, la guida locale, crede nel potere magico della montagna di prevenire la morte.

FRANKIE potrebbe avere degli obbiettivi precisi da raggiungere nel week end – rivelare a chi le vuole bene cosa le sta succedendo, «sistemare» suo figlio, regalare un prezioso braccialetto…. Ma (come il film stesso), nell’arco della giornata in cui si svolge tutta la storia – li persegue in modo peripatetico, obliquo. Le stradine di pietra che si avvitano nel paese e su per la montagna, i percorsi sterrati nell’ombra, linee dalla direzione non precisata lungo le quali i personaggi si separano e si riuniscono casualmente; discorsi iniziati e lasciati cadere; piccole liti; una festa di nozze di sconosciuti che sbuca improvvisamente in una radura; le differenze tra generazioni.

FODERATA di arancione, blu vivace e malva, Frankie è un centro dell’attenzione elusivo e magnetico (Huppert le dà un’assorta levità; è stata lei, anni fa, a contattare Sachs, che ha scritto questo ruolo con lei in mente), che osserva quello che le succede intorno con lo sguardo sereno e un po’ triste di chi se ne è già andato. Finalmente conscia del fatto che la vita di chi ti è caro – i loro affetti, le emozioni, i percorsi professionali – sono incontrollabili come le morte.