Correva l’anno 1985. Lontano da Palermo, città vittima di una guerra tra clan mafiosi e tra questi ultimi e lo Stato, e di nuovo all’Asinara, isola della Sardegna emblema dell’esilio appena vista nell’ultimo film di Gianfranco Cabiddu, che come Era d’estate di Fiorella Infascelli fa parte della pre-apertura della Festa del Cinema di Roma al via da oggi. È all’Asinara che i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono stati mandati, in gran segretezza, in seguito alle minacce di morte ricevute da loro e le famiglie. «A Palermo in quei tempi c’era l’esercito per strada, un morto al giorno – spiega la regista di Era d’estate Fiorella Infascelli – ma io volevo fare un film intimo». Una storia appunto familiare, che nasce da una reclusione indesiderata e si trasforma però in occasione di condivisione umana. 

infascelli

I due giudici uccisi sette anni dopo dalla mafia ci vengono mostrati alla vigilia del Maxiprocesso che ebbe inizio l’anno successivo, in un «segmento della loro vita, una bolla», come la definisce Massimo Popolizio, l’attore che interpreta Falcone. Borsellino invece è Beppe Fiorello, e le loro compagne hanno il volto di Claudia Potenza e Valeria Solarino. In questa «bolla» i due scalpitano, in particolare Falcone, hanno paura di essere stati tagliati fuori dal processo, attendono le «carte» su cui devono lavorare per preparare gli atti e temono che non arriveranno mai, impossibilitati anche solo a chiamare la Sicilia per questioni di sicurezza.

«Ho letto tantissimo su Falcone e Borsellino – racconta la regista – poi ho conosciuto Agnese, la moglie di quest’ultimo, e i figli, oltre ad aver parlato con molte persone che li hanno conosciuti. Così io e Antonio Leotti abbiamo iniziato a scrivere tutti i dialoghi del film, reinventando questa loro ’vacanza’ obbligata». Tutto ciò che accade sulla piccola isola viene insomma «immaginato» dalla regista e il suo co-sceneggiatore sulla base delle testimonianze raccolte in merito al carattere, le passioni e i rapporti umani dei due magistrati. Tutto ad eccezione di alcuni fatti che accaddero per certo: l’arrivo delle «carte» tanto attese insieme a Borsellino, tornato brevemente a Palermo per il ricovero della figlia Lucia, che proprio per lo stress e il dolore di quei giorni, in cui presagiva la morte del padre, cominciò a soffrire di anoressia, altro elemento di realtà nella «fiction».

E veri sono anche gli stralci dell’ordinanza processuale letti nel finale dai due attori che interpretano i magistrati, compresa – racconta Infascelli – «la lettera del prefetto di Palermo Dalla Chiesa, anche lui ucciso da Cosa Nostra, scelta da noi fra quelle che Falcone aveva messo agli atti».
All’Asinara i due, con i loro cari, non hanno solo sofferto in attesa di tornare a Palermo: «sono stati anche felici, questo mi interessava», dice la regista. Vivevano un paradosso, una «strana contraddizione»: «Falcone amava tanto il mare, ma da anni non poteva più nuotare neanche in piscina per la sua sicurezza. E poi si ritrova imprigionato in una foresteria affacciata su uno dei mari più belli che ci siano». Oppure Agnese Borsellino, che era terrorizzata dai flutti «e proprio all’Asinara ha imparato a nuotare». Senza dimenticare che in questa «bolla temporale» i due uomini «che uscivano per andare in procura alla mattina presto e tornavano di notte hanno modo di passare del tempo con i loro cari».

Altra opposizione è l’incombere della morte sullo sfondodel paesaggio selvatico e mozzafiato dell’Asinara, in cui il film è girato, compresa la foresteria che realmente ospitò i giudici: «avremmo potuto spendere meno ricostruendola a Roma – osserva il produttore Domenico Procacci – ma come ha sottolineato Fiorella quelle sono davvero le finestre da cui, in quei giorni, si affacciavano Falcone e Borsellino».

La regista inoltre conosceva già l’isola, dove nel 2011 ha girato il documentario Pugni chiusi, che racconta l’occupazione del carcere da parte degli operai del petrolchimico. Tra loro c’era Gianmaria Deriu, ex guardia carceraria che in quell’estate del 1985 si prese cura dei due magistrati, e che oggi è il custode dell’isola.