Visioni

Quella fiamma visionaria del popolo del blues

Quella fiamma visionaria del popolo del bluesIrreversible Entanglements – foto di Luciano Rossetti-Phocus Agency

Note sparse Ritornano il collettivo dei Heroes As Gang Leaders e gli Irreversible Entanglements con due dischi assolutamente necessari

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 29 aprile 2020

«Difficile svegliarsi: la delusione ti sistema un letto accogliente. Vieni trasferito proprio come un file ogni volta che chiudi gli occhi. Il Programma distrugge la vera conoscenza e non impari mai l’amore nel tuo modo». Tornano con una totale devozione all’idea della parola come arma di rivolta gli Heroes As Gang Leaders, collettivo che unisce letteratura e free jazz, fondato nel 2014 dal poeta Thomas Sayers Ellis e dal sassofonista James Brandon Lewis, con l’album Articical Happiness button (Ropeadope).  «L’artista deve muoversi e ondeggiare in mezzo alla confusione per non essere condannato alla retorica, che è una trappola», ci racconta da New York Ellis, «una fregatura che crea una ruota perpetua e diffonde il veleno della propaganda dell’american way of life». Nata come tributo alla figura monumentale di Amiri Baraka, la band ora si evolve verso un’integrazione sempre più profonda tra suoni e significati: il jazz irrora di ossigeno il cuore pulsante della poesia che restituisce sangue e ritmo al meccanismo pulsante dell’ensemble, descritto da qualcuno come i Funkadelic impegnati a suonare il repertorio di Archie Shepp. Un’unità di combattimento impegnata nel mantenere viva la fiamma della visione, nel nome dell’etica ribelle del popolo del blues.

PROPRIO Blues Ideology si intitola una delle cinque tracce del nuovo, scintillante disco di Irreversible Entanglements: Who sent you? (International Anthem) che con HAGL condividono il bassista Luke Stewart: qui il mood è meno soulful e corale e più obliquo, memore della new thing, ma la lama alfabetica viene sempre affilata contro la dura pietra della realtà; il quintetto è nato nel 2015 per suonare ad un evento contro i soprusi della polizia a seguito dell’assassinio da parte di un ufficiale del NYPD del ventotenne Akai Gurley: «Se la fine del mondo è già accaduta e ogni giorno qualcuno se la immagina, chi potrai chiamare? Quanto in là dobbiamo andare per liberarci di un inferno che ci attende sempre?». Frugano negli spigoli della vita, lontano da ogni ipotesi consolatoria, le domande della poetessa Camae Ayewa (Moor Mother), che con piglio ieratico e pugnace declama le sue visioni, tra epica della ribellione ed epopea dei vinti.Tcheser Holmes alla batteria, Keir Neuringer al sax alto, Aquiles Navarro alla tromba scatenano ombre e tempesta intorno. Due dischi necessari.

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