Ricorre quest’anno il 130° anniversario della nascita di Carlo Michelstaedter, tra i più promettenti filosofi e poeti dell’Italia del primo Novecento, anche se pose fine alla sua giovane vita il 17 ottobre 1910, suicidandosi nella soffitta di casa propria, in piazza della Vittoria a Gorizia.

SABATO PROSSIMO il XIII Festival internazionale della Storia, che si svolge ogni anno nella città isontina, dedicherà a Michelstaedter un appuntamento di commemorazione, mentre il giorno prima ci sarà una visita guidata alla palazzina che ospitò la famiglia del filosofo. L’iniziativa è stata resa possibile dalla disponibilità della famiglia Munich, antica proprietaria dello stabile e già affittuaria di Alberto Michelstaedter, padre di Carlo. L’appuntamento è davanti l’entrata principale, al numero 8 di piazza della Vittoria in pieno centro città. La casa fu gravemente danneggiata da un ordigno durante la prima guerra mondiale, ma l’insieme è ancora ben leggibile. Quanto alla cantina e fino al primo piano le strutture sono ancora quelle originarie, con i pavimenti in ardesia nera, le scale in pietra d’Istria e le balaustre e i mancorrenti in ferro battuto d’epoca.
Solo dalla fine delle scale del secondo piano si nota una soluzione di continuità, la pietra è di diversa qualità e la balaustra diviene di legno. È qui che le distruzioni della guerra hanno lasciato il segno. L’appartamento di famiglia fu distrutto, come anche la soffitta, che risultano oggi dalla ricostruzione degli anni ‘20.

NELLA SOFFITTA la suggestione è forte, le finestre rettangolari danno direttamente sulla grande piazza oggi della Vittoria, con vista sul castello di città, che Carlo riprese nei suoi disegni e che lamentava in mano ai «barbari», visto che la città ai suoi tempi faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico.
Il sito merita di essere preservato e messo in valore culturale. Può essere il baricentro di una rete di luoghi michelstaedteriani a Gorizia, dalla scuola, ai punti d’incontro con amici e intellettuali, alla sua tomba oggi in territorio sloveno. La proposta è di acquisirlo all’uso e alla fruizione pubblica, magari come luogo di raccolta delle carte e dei materiali del Fondo Michelstaedter oggi presso la Biblioteca Nazionale Isontina.

È IMPORTANTE INSISTERE sulla centralità della casa dei Michelstaedter entro l’opera di recupero della memoria dell’intellettuale goriziano, perché invece ci sono state negli ultimi mesi una serie di tentativi improvvisati se non strumentali di deviare l’attenzione (e anche le risorse pubbliche) a favore di Casa Paternolli, nella cui soffitta pure Carlo incontrava i suoi amici e sodali.
Si è proposto di fare di questa prima una Casa dello Studente (ipotesi respinta dallo stesso Consorzio universitario del polo goriziano), per passare poi repentinamente ad un generico «centro culturale».
Bene ha scritto Marco Chiozza sul «Piccolo» del 23 maggio: giusta ogni iniziativa seria di tutela, ma «se invece si vuole tutelare il Palazzo Paternolli per altri interessi, facendosi scudo della figura di Carlo Michelstaedter, questo deve essere valutato in coscienza da ciascuno di noi».

SEMMAI DOVREBBERO essere i privati a intervenire per «strappare al degrado il Palazzo Paternolli-Bombi» e, considerato che a giugno a Gorizia si vota per il Comune, giusto l’invito ai candidati ad astenersi dallo strumentalizzare Michelstaedter «per darsi visibilità in questo periodo elettorale». L’opera maggiore di Carlo fu La Persuasione e la Rettorica, la speranza è che la «rettorica» delle improvvisazioni e dei protagonismi non abbia la meglio sulla «persuasione» come moralità e responsabilità.