Teatro Comunale di Firenze, 13 giugno. Per MaggioDanza l’ultima volta della stagione al Comunale. Forse l’ultima volta in assoluto nella vita della storica compagnia del Maggio Fiorentino. E, ironia della sorte, con un programma di balletti degni di teatri come l’Opéra di Parigi o il Metropolitan di New York, tante per avere un metro di misura. Quattro titoli a firma Balanchine, Forsythe, Kylián, Foniadakis, un organico in cui svetta un gruppo di artisti giovanissimi che quando vedremo andarsene dall’Italia per ballare all’estero non potremo far altro che capirli se la situazione dei corpi di ballo del nostro paese legati alle fondazioni liriche non trova una via di respiro. Tre dei giovani ballerini di MaggioDanza, diretto dal 2010 da Francesco Ventriglia (da ieri dimissionario), sono stati scelti come partners dall’ospite d’eccezione della serata: Sylvie Guillem, diva assoluta del balletto e della danza.

Ironia della sorte, si diceva, perché gli applausi artistici a MaggioDanza e al suo direttore cocciano con la realtà drammatica dei fatti. Il Maggio Fiorentino, come abbiamo già segnalato a più riprese da queste pagine, è commissariato per far fronte a un debito di 35 milioni di euro. Una gestione da rivedere nella sua totalità, che potrebbe comportare, secondo le proposte fatte dal commissario straordinario della Fondazione, Francesco Bianchi, la chiusura del corpo di ballo. Giorni di tensione innescati da un futuro incerto e da molta confusione su quale sia la realtà di un corpo di ballo, ben difficilmente trasformabile, per esempio, in una cooperativa gestita dallo stesso ensemble come ha ipotizzato Renzi.

Il clima è tesissimo. Se il 26 maggio i ballerini hanno promosso una flash mob in piazza della Repubblica e prima di ogni spettacolo al Comunale hanno letto un appello (vedi box), le scelte interne non sono certo facili. Lunedì 10 il debutto del programma Grandi coreografi al Maggio è stato annullato all’ultimo nonostante Guillem e tutta la compagnia pronta a ballare. Lo spettacolo è saltato per la mancanza in teatro di alcuni addetti alla fonia che avevano aderito allo sciopero proclamato dalle OO.SS (Slc Cgil – Fistel Cisl – Uil Com Uil) per consentire la partecipazione dei lavoratori del Teatro alla manifestazione sindacale tenuta a Roma in quella data. Tutti a casa, pubblico compreso, prima spostata a martedì 11, confermate le repliche del 12 e 13. Abbiamo visto lo spettacolo due volte: merita parlarne perché l’arte, forse, dovrebbe avere più peso sui numeri. La serata si è aperta con Four temperaments di George Balanchine. Il Trust che detiene i diritti in America delle coreografie del maestro del neoclassicismo del Novecento non dà i capolavori di Balanchine senza avere la certezza che chi li danzerà potrà reggere la qualità sofisticata che li abita. Four temperaments nell’interpretazione di MaggioDanza non tradisce quella meravigliosa modulazione delle qualità del movimento e dell’umore, malinconico, sanguigno, flemmatico, collerico, che caratterizza il balletto. Musica di Hindemith, potenza dell’ensemble e dei solisti.

Miracoloso il secondo pezzo in programma: Steptext di William Forsythe, con Sylvie Guillem, Alessandro Riga (étoile), Michele Satriano, Massimo Margaria. Il pezzo debuttò in Italia nel 1985 per Aterballetto con Elisabetta Terabust. È un titolo culto, esempio della rivoluzione post-classica del Forsythe anni Ottanta, rimontato a Firenze da Kathryn Bennets, storica maïtre di Forsythe. Lampi di luce e buio sulla Ciaccona della Partita n. 2 in re minore BWV 2004 per violino solo, magistrale relazione coreografica tra i quattro interpreti, Sylvie in rosso fuoco, i maschi in nero, disegni tessuti nello spazio che si rinnovano in punti diversi del palcoscenico, in fuga dalla centralità ottocentesca, eppure legati da quell’unico pannello bianco e nero in mezzo sullo sfondo. I tre ventenni di MaggioDanza non scorderanno l’incontro con Guillem: un rapporto umano e di lavoro che fa la differenza in un momento di crescita. Riga, già étoile, uno dei nostri maggiori talenti, danzatore di limpidezza interpretativa rara, abita la dinamica Forsythe con grinta autentica. I suoi due compagni Satriano e Margaria, gli stanno al passo, ballando con quella potenza che appartiene ai 20 anni, ma con l’umiltà di avere la strepitosa chanche di danzare con un’artista come Guillem.
In forma smagliante, Sylvie entra ed esce dalla scena in quella mistura tra passi quotidiani e virtuosismo tecnico che in lei è aderenza sagace alla natura della coreografia. È un intreccio tra passi a due, terzetti, quartetti, assoli, pieni di relazioni una forma con l’altra: un capolavoro che ha riportato a Firenze una diva assente da anni. Quindici minuti di applausi e standing ovation per Guillem, ma anche per i tre giovani danzatori. Non sono fatti che possono essere ignorati.

Con humour, sottigliezza e spirito MaggioDanza ha ballato poi le Sei danze di Jiri Kylian; con energia generosa l’ensemble fiorentino ha ripreso Les Noces del greco Andonis Foniadakis, versione nata per la compagnia la scorsa stagione. Francesco Ventriglia ha rinnovato MaggioDanza e i risultati sono sotto gli occhi di chiunque voglia guardare e vedere il filo rosso che lega la storia di una compagnia nella quale ballarono i Nureyev, le Fracci a serate come quelle di questi giorni. Un programma all’insegna di impegno e bellezza: dovrebbe essere uno slancio alla vita, non un canto del cigno.