Quel vario mondo che scopri su aerei in ritardo
Capita di dover partire un venerdì 24 giugno da Malpensa per Lamezia Terme. Capita che, appena arrivi a Malpensa, scopri che il tuo volo, dell’ungherese Wizz, sia in ritardo di un’ora, poi due, poi tre, e tu bivacchi, ti siedi un po’ qui e un po’ là, prendi un caffè, passi i controlli, ti risiedi, tenti di leggere nonostante l’aria condizionata ti geli la zucca, esplori il duty free, scopri che i negozi che portano agli imbarchi, lato A e lato B, sono divisi fra ricchi e poveri, che lungo la A, che va verso Usa e Inghilterra, ci sono quelli del lusso, dove una minibag rosa buona solo per contenere il cellulare costa oltre mille euro, mentre se procedi molto più in là dove si va verso i voli per l’Africa, c’è il vuoto assoluto.
Sul lato B ci sono invece negozi con i prezzi molto più bassi, ed evidentemente più appetibili, o abbordabili, per chi va in Italia, Grecia, Olanda, Germania.
Capita, poi, che quando sei finalmente sull’aereo, hai vicino una signora che va in Calabria quasi ogni settimana, ed è per questo abituata ai ritardi di una, due o tre ore, e pensa solo a non perdere, a Lamezia, la corriera che la porterà sullo Ionio, perché lunedì dovrà tornare indietro, e tutto ricomincerà come al solito.
E poi capita che, proprio quando stai per partire, scoppia un temporale violento, e il comandante ti avvisa che ci saranno turbolenze e traballamenti, e allora la signora, appena l’aereo decolla, si fa il segno della croce, e comincia ad agitarsi, e quindi tu, che sei lì e che pensi «Porca miseria, mi spiacerebbe morire. Ho ancora un sacco di cose da fare», per sollevare lei, e anche un po’ te, cominci a parlarle e lei, come tutti gli umani che si trovano accanto qualcuno mosso da vera curiosità, risponde.
E capita che, rispondendoti, ti racconti un pezzo della sua vita, che per esempio lei vive a Milano da vent’anni, ma appena può torna giù perché lì ci sono il mare, la famiglia, una casa, e che lei è la terza e unica femmina di quattro fratelli, e che quando è nato l’ultimo lei desiderava tanto una sorella, ma, dice: «È venuto fuori n’altro maschio, e quando mia madre l’ha portato a casa io sono rimasta tanto delusa, ma proprio male male ci sono stata, e le ho detto, a mia madre “Non lo voglio, portalo indietro”, e allora mamma mi diceva “Mica si possono cambiare i bambini. Devi tenerti questo qui che è anche tuo fratello”, ma io proprio non lo volevo, quello lì, e così ho cominciato a dirgli che non era nostro, che era figlio di un’altra famiglia, di quelli là dove andavamo a comprare i formaggi, in campagna, e che per questo puzzavano di formaggio, e lui ci credeva, e piangeva, e poi andava da nostra a madre a raccontarle tutto, e allora lei, mia madre, mi dava certi schiaffoni, e mi diceva di smetterla, ma io andavo avanti lo stesso».
«Che poi, sta cosa dell’altra famiglia era pure credibile, perché noi siamo tutti biondi con gli occhi azzurri, e lui era scuro scuro con gli occhi chiari, come mamma, e quindi era nu poco diverso da noi, e nu poco nu poco ci credeva, a quello che gli dicevo. E comunque a me non piaceva, quel fratello lì, perché era pure un po’ moscio di carattere. Io non ho mai portato a casa botte, lui le prendeva sempre. Che nella vita ti devi sapere difendere. E adesso è nu poco migliorato, ma sempre un po’ tonto è, per me. Comunque grazie signora, mi ha fatto bene parlare, così non ho pensato a tutto sto sconquasso del viaggio, che adesso siamo arrivate e mi scusi devo proprio scappare a prendere l’autobus. Buon proseguimento».
P.s. Io dico che sui trasporti per e nella Calabria bisognerebbe aprire un dibattito.
mariangela.mianiti@gmail.com