È molto opportuno che – come leggiamo su queste pagine – si avvii una protesta contro il metodo seguito nel lavoro dei saggi chiamati, in ipotesi, a fornire al governo lumi in tema di riforme. Se la chiarezza viene dalla trasparenza e dalla conoscibilità, allora siamo nella notte più fonda.

Per il costituzionalismo vicino a noi è davvero la prima volta che una riflessione volta a una grande riforma viene sostanzialmente secretata. Del lavoro dei saggi nulla si sa: né chi ha parlato, né cosa si è detto. Non esistono verbali, resoconti, comunicati stampa. Tanto meno dirette radio o tv, presenza di pubblico o di giornalisti. I saggi potrebbero discutere del campionato di calcio o del sesso degli angeli e sarebbe lo stesso. Un metodo già inaccettabile anche se si trattasse di una bocciofila o del club del vino.
Un tempo, forse, quando i sovrani concedevano più o meno volentieri uno statuto ai propri sudditi – le costituzioni ottriate, nel gergo dei costituzionalisti – si poteva ritenere accettabile che la costituzione fosse scritta dai consiglieri del principe in qualche stanza ben chiusa. Ma è impensabile che ciò accada oggi, nel tempo della partecipazione democratica e di internet.

Eppure, accade. Perché? È chiaro che sarebbe facile assicurare la presenza di qualche stenografo – tra palazzo Chigi e le camere ce ne sono di bravissimi – e la pubblicazione immediata del resoconto, parola per parola. Da anni camera e senato assicurano la pubblicazione dei resoconti stenografici di Aula nel corso della stessa seduta, e lo stenografico di ogni audizione o partecipazione di esperti ai lavori parlamentari. Se gli stessi saggi fossero ascoltati in parlamento sugli stessi temi, conosceremmo ogni loro parola, ogni replica, ogni risposta a qualsivoglia domanda o contestazione. Le posizioni assunte sarebbero assoggettate al vaglio della pubblica opinione, e al giudizio dei loro pari, che di ogni saggio conoscono vita, morte e miracoli (passati, presenti e futuri).
Tutto questo potrebbe agevolmente essere garantito anche dal governo. Ma è proprio quello che il governo non vuole.

Per il governo, è meglio che il lavoro dei saggi rimanga avvolto nell’oscurità. In questo modo, non contento di avere formato una commissione già orientata per la sua composizione verso soluzioni predeterminate – leggi semipresidenzialismo e dintorni – mantiene le mani libere sul dopo. Non sapendo nulla del dibattito, degli argomenti svolti, del formarsi delle opinioni, dal lavoro dei saggi verranno probabilmente sintetiche indicazioni, presentate come orientamento prevalente. Ma sarà vero? Quali saranno le alternative scartate e perché? Il confronto è stato veramente libero, o il governo ha contribuito a indirizzarlo nel senso ritenuto più congruo per la propria sopravvivenza? Non lo sapremo mai. Eppure, questo sarà il nucleo fondamentale della proposta che il governo porterà in parlamento e che cercherà di imporre alle forze politiche, sotto il manto di un tecnicismo vacuo quanto ingannevole.

Una Costituzione – come ci hanno insegnato i nostri padri – è anzitutto qualcosa in cui un popolo deve potersi riconoscere. Proprio per questo, l’oscurità è il modo peggiore per farla nascere, generando dubbi sulle vere intenzioni e motivazioni di quelli che l’hanno scritta. E dovrebbe riflettere chi oggi parla delle «necessarie riforme». Può darsi che siano necessarie, anche se personalmente non lo credo. Ma se si fanno nel modo sbagliato, saranno certamente inutili.

Quanto al gossip, corre voce che nelle riunioni dei saggi in realtà non si discuta per nulla. Ognuno è ammesso a manifestare il suo pensiero per cinque minuti, in rigoroso ordine alfabetico. Speriamo che non sia vero. Più che saggi, si direbbero coscritti alla leva militare, con il mite Quagliariello nel ruolo del graduato che abbaia ordini alla truppa.

Quagliariello ha precisato che il ministero sta per dotarsi di un sito nel quale saranno pubblicati i verbali dei saggi lavori, escludendo però streaming e dirette. Ricordiamo al ministro che il governo italiano ha già un ottimo portale, nel quale sarebbe stato facilissimo aprire fin dal primo giorno una finestra sui saggi. Quanto ai verbali, gli ricordiamo la differenza tra un resoconto stenografico e un resoconto sommario. Vogliamo quello stenografico. E quanto allo streaming, in un mondo in cui tutti spiano tutti è davvero l’ultimo dei paradossi che i cittadini italiani non possano sapere chi e come scrive la loro nuova costituzione.