Documenti storici attestano che il sapone naturale sia stato prodotto per la prima volta per volere del Re di Francia Luigi XIV, il quale, secondo le notizie raccolte dallo storico Paolo Sorcinelli, si fece un bagno caldo una sola volta in sessantaquattro anni. I suoi tre medici personali, racconta Sorcinelli, annotarono che il Re Sole effettuava una sorta di pulizia «a secco» con alcol etilico probabilmente perché a lungo, anche a causa delle terribili epidemie di peste, si credeva che l’acqua «aprisse la strada alle infezioni dall’esterno attraverso il dilatamento dei pori della pelle». Quello che sappiamo oggi, dopo accurati studi scientifici, è che la nostra pelle è una sorta di ecosistema ben bilanciato – se trattata in modo non aggressivo. E’ un organo complesso che ospita e fa coabitare insieme microrganismi che si nutrono di ciò che le cellule dell’epidermide possono offrire, perlopiù composto da una massa oleosa prodotta dalle ghiandole sebacee, il sebo.

IL SAPONE NATURALE TIPO MARSIGLIA, quello che come dicevamo fu fatto codificare nella sua composizione da Re Sole nel 1688, è stato via via superato nell’uso quotidiano da saponi industriali composti da ingredienti chimici. Sempre più di frequente, però, viene proposto come alternativa da molte piccole aziende italiane che lo producono dal nord al sud della penisola a volte rivendicandone la paternità dovuta all’assonanza dell’etimo francese savon con il nome della città ligure di Savona. Al di qua delle Alpi, difatti, si dice che il modo per produrre questo tipo di detergente per il corpo e gli indumenti sia stato scoperto dalla moglie di un pescatore savonese che fece casualmente scaldare insieme cenere di alghe marine e olio di oliva.

QUALE CHE SIA L’ORIGINE DEL SAPONE naturale, il metodo di produzione che nel tempo è stato tramandato è rimasto tutt’oggi inalterato. Gli ingredienti base sono olio vegetale, acqua e soda caustica (o potassa), scaldati e mescolati insieme. Lo stesso metodo che utilizzano Lamberto Formiconi e la sua compagna Marilena Melpignano, un chimico e una biologa, i quali vivono a Navelli nella piana de L’Aquila dove lui decise di fermarsi dopo essersi ritirato dal lavoro di ricercatore in un laboratorio chimico-microbiologico.

PER MOLTI ANNI LAMBERTO HA FATTO ricerca per importanti multinazionali e per aziende italiane. Negli anni ’70 utilizzava macchinari all’avanguardia, quelli che lui stesso definisce «preziosi gioielli di tecnica microbiologica di allora» i fermentatori Chemap con i quali ha coltivato microrganismi sia in colture pure che miste. Di questi piccolissimi esseri dice di «aver sempre avuto un rapporto di amicizia», anche perché li ha sempre «asserviti alle sue esigenze, sfruttandoli per i loro metabolismi». Di questa passione per la chimica e la ricerca che condivide con Marilena, biologa per vocazione ma insegnante in pensione di scuole professionali per necessità lavorative, Lamberto ha fatto la sua ragione di vita ormai da molti anni. Collaborando a stretto contatto con varie realtà dell’aquilano, per contribuire a dare nuovo impulso a questa zona colpita dieci anni fa dal devastante terremoto del 2009, Lamberto e Marilena utilizzano le risorse naturali del territorio come i fiori dello zafferano e le piante disponibili in natura, per arricchire e profumare i loro prodotti .

LA LORO PICCOLA AZIENDA RACCHIUDE anche nel nome che hanno scelto il tentativo di contrastare l’egemonia delle grandi industrie cosmetiche dei detergenti e preparati chimici, «Terra italica» difatti si rifà agli antichi popoli italici che abitavano l’Abruzzo e che, unendosi, cercarono di opporsi alla grandezza di Roma coniando la prima moneta su cui spiccava per la prima volta il nome «Italia». All’inizio della loro avventura Lamberto e Marilena producevano saponi in piccolissime quantità e soprattutto insegnavano agli amanti dei prodotti naturali a farsi il sapone in casa. Pian piano questa loro passione è diventata un vero lavoro, Marilena ha dovuto studiare le normative europee in fatto di cosmetici e Lamberto ha sempre più approfondito il suo interesse verso i microrganismi della pelle.

OGGI GLI STUDI IN QUESTO SETTORE, iniziati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 negli Stati uniti, ci dicono che sul Microbioma Umano della pelle gli scienziati sono arrivati alle conclusioni che cellule, microrganismi e organi umani interagiscono tra loro in un complesso scambio che ne garantisce l’equilibrio di coabitazione. In un centimetro quadrato della nostra pelle vivono più di un miliardo di batteri in simbiosi con l’uomo i quali, se adeguatamente nutriti e tenuti in costante benessere sono un’utilissima barriera contro i microrganismi patogeni. Il sapone naturale può essere parte del nutrimento del nostro Microbioma della pelle, l’olio viene rilasciato sul derma dal processo con cui il sapone è prodotto: alcuni oli rimasti insaponificati diventano il cibo dei nostri «microscopici amici» che di questi si nutrono mantenendosi in equilibrio contro i microrganismi potenzialmente dannosi.

IL PROCEDIMENTO CHE LAMBERTO e Marilena seguono è quello tradizionale della cottura degli ingredienti che devono essere materie naturali e di ottima qualità. Il sapone per la pelle, per esempio, è composto da olio extravergine di oliva – come stabilì Re Sole per il suo sapone di Marsiglia – per il 72%, poi acqua e infine soda caustica. L’olio extravergine è quello del territorio del Gran Sasso, prodotto a chilometro zero. Per il sapone da bucato, invece, viene utilizzato un semplice olio di oliva acquistato in una catena di supermercati. Ogni lotto di olio acquistato viene fatto analizzare in laboratorio per conoscerne l’indice di saponificazione o Sap, che varia a seconda dei fattori relativi alle caratteristiche organiche dell’olio stesso. Il Sap è fondamentale nella preparazione del sapone perché il valore ci dice quanti grammi di soda (o potassa nel caso dei saponi liquidi) sono necessari per saponificare 1 chilo di olio.

DOPO QUESTO PRIMO PASSO, il procedimento seguito da Lamberto si svolge come si eseguirebbe la preparazione di un alimento: occorre un fornello, una bilancia, una pentola capiente, acqua e un mestolo per unire insieme tutti gli ingredienti. Il metodo a caldo è quello preferito perché, sostiene Lamberto, l’azione corrosiva della soda caustica viene completamente neutralizzata e poi – soprattutto – perché in questo caso, al termine della cottura, è possibile aggiungere oli che rimarranno intatti ossia «insaponificati» e dunque a disposizione della voracità dei batteri buoni che compongono il nostro Microbioma e dei quali andranno a nutrirsi.

GLI ALTRI ELEMENTI, IMPORTANTI per la riuscita di un ottimo prodotto, variano a seconda del tipo di sapone che si vuole ottenere, solido – il preferito di Lamberto per la maggior presenza di oli insaponificati -, oppure liquido. Ciò che non deve mai mancare è un conservante, naturale anch’esso, che serve per non far irrancidire gli oli, noto col nome di Herbalox, un estratto dalla pianta di rosmarino. Gli altri ingredienti che arricchiscono i saponi provengono da erbe o fiori della zona aquilana come iperico, elicriso e l’immancabile zafferano, prodotto d’eccellenza che ha ottenuto il marchio Dop, oppure da aziende certificate che utilizzano prodotti a basso impatto ambientale e naturali.