Ancora non è nemmeno completo l’elenco dei comuni che saranno costretti a far pagare ai proprietari di immobili quella parte (il 40%) dell’Imu residua sulla prima casa per l’anno in corso che non sarà coperta dallo Stato, che già si profila un ulteriore carico fiscale per i cittadini. «Difficile incassare 1,5 miliardi di euro previsti dalla legge – denuncia la Cgia di Mestre – perciò sono possibili aumenti delle accise sulle bollette di luce, gas e degli acconti fiscali delle imprese». Inoltre, secondo l’allarme lanciato ieri da Unimpresa, a cui aderiscono 900 Centri di assistenza fiscale, Caf e commercialisti sarebbero nel caos più completo per via del decreto governativo che così a ridosso delle scadenze ha cancellato solo parzialmente il versamento di dicembre sulle abitazioni principali. Una situazione che fa dire alla leader della Cgil, Susanna Camusso: «Rispetto al decreto sull’Imu per cui in alcuni comuni si paga e in altri no, l’unica cosa seria sarebbe rimetterla», ha detto intervenendo al congresso nazionale del Psi a Venezia.

E anche i sindaci, malgrado il mezzo passo indietro del governo, continuano a protestare. Sul piede di guerra in particolare i primi cittadini della Lombardia, molti dei quali di centrodestra, che nei prossimi giorni si riuniranno per decidere una serie di iniziative: «L’Imu è tornata a tutti gli effetti e le promesse sono state completamente disattese – ha sottolineato il presidente di Anci Lombardia Attilio Fontana – Il Governo riconosce solo l’aliquota base anche per il 2012 e la differenza tra aliquota base e aliquote adottate dai Comuni dovrà essere pagata dai cittadini. Mi chiedo perché il ministro Alfano continui a rimanere all’interno di questo Governo». Diversa la posizione del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, invece: «Mi sembra che il Governo ci abbia già ripensato – spiega – la presa di posizione dei sindaci ha già avuto effetto. Essendoci un decreto legge, a questo punto il governo non ci può più ripensare, adesso tocca al Parlamento ripensarci».

Entro il 5 dicembre tutti i sindaci dovranno comunicare se e quanta parte dell’aliquota Imu per la prima casa dovrà ancora essere versata dai cittadini. Ieri sera scadeva il termine per decidere se aumentare l’imposta per il 2013 oltre lo 0,4%, come hanno fatto al momento 2.375 comuni. Nel caso, la differenza con l’aliquota base sarà pagata per il 40% dai cittadini. «Assisteremo ad aumenti selvaggi», secondo Unimpresa che registra come su 8.000 comuni complessivi finora siano stati approvati solo 4 mila regolamenti Imu: «La confusione generata dalla norma che consente ai comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio – denuncia l’associazione – Il risultato è un elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali».

Ma a rischio c’è perfino la copertura sulla prima rata: «Se nei prossimi giorni l’Erario non avrà incassato 925 milioni di euro di maggiori entrate Iva versate dalle imprese a seguito dell’impegno della Pubblica amministrazione di pagare 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti – sostiene la Cgia di Mestre – e 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, il decreto che ha cancellato la prima rata dell’Imu sull’abitazione principale farà scattare la cosiddetta “clausola di salvaguardia”». Un meccanismo bollato come «paradossale» dal segretario Giuseppe Bortolussi che spiega: «Se il governo non raggiunge un determinato obiettivo di bilancio, scatta automaticamente una nuova forma di gettito che va a coprire la parte mancante. Nel caso specifico: la Pubblica amministrazione non paga i suoi debiti e quindi le aziende non possono versare l’Iva o lo Stato non riesce a incassare i soldi dalla sanatoria sui giochi? Nessun problema, a pagare la differenza è il cittadino».