A qualcuna è andata peggio, ad altre meno peggio, cosa che comunque non è mai un buon segno. Si tratta del cognome del marito che ad alcune cittadine è comparso addirittura sulla tessera elettorale con la classica dicitura, per fare un esempio, Signora Maria Rossi in Bianchi. Se questa cosa è successa a poche italiane abitanti in Italia, le più coinvolte sono state le italiane sposate e residenti all’estero, come se il fatto di essere sposata e vivere fuori dall’Italia fosse una colpa. Io appartengo a quest’ultimo drappello e, come molte compagne di sventura, ho ricevuto dall’ufficio elettorale del comune di Milano la cartolina di Avviso delle elezioni. Bene, sul certificato elettorale compaio solo con il mio cognome, sulla cartolina risulto come signora Mianiti in cognome del marito.

PER AVERE spiegazioni sono andata alla fonte e ho chiamato l’ufficio elettorale del comune di Milano. Mi ha risposto una signora gentile, ma che ne sapeva poco e mentre era al telefono con me chiedeva delucidazioni a una collega più informata. Ne è seguita una conversazione a tre e a tratti surreale. Dapprima l’impiegata pensava volessi togliere il cognome del marito perché mi sono separata e ho fatto fatica a farle capire che volevo solo far rispettare anche nella posta il mio diritto a essere solo me stessa.

IN SEGUITO si è lanciata nelle seguenti spiegazioni: «Nelle liste Aire c’è la coniuganza», «All’Aire i dati vengono mandati dal Ministero degli interni», «All’estero spesso sul campanello c’è solo il cognome del marito». «Comunque chiami gli uffici dell’anagrafe perché noi eseguiamo solo degli ordini». L’ho fatto, ma essendo impossibile trovare un contatto diretto con gli uffici dell’Aire, alla fine, sfinita, ho percorso la strada dei privilegiati chiamando l’ufficio stampa dove una gentilissima addetta mi ha spiegato come stanno le cose. Piccolo inciso, mi chiedo come faccia una non giornalista che vive all’estero a risolvere questa faccenda. Tornando alla storia dei cognomi, ecco come stanno le cose. Innanzi tutto bisogna distinguere fra tessere elettorali e liste elettorali. Le prime sono stampate dai comuni e disciplinate dal DPR 299/2000 che, al comma a dell’articolo 2, recita: «per le donne coniugate il cognome può essere seguito da quello del marito». A Milano, data la confusione che può nascere da divorzi e separazioni, hanno deciso di tagliare la testa al toro e mettere nelle tessere elettorali solo il cognome della donna. Questo non toglie che si potrebbe e dovrebbe levare quel «può» dal DPR.

LE LISTE elettorali invece sono stilate dal Ministero degli interni e si rifanno a un decreto del 1945, quando le donne ottennero il diritto di voto, ribadito dal DPR 223/67 dove all’articolo 5 si dice: «Le liste elettorali, distinte per uomini e donne, sono compilate in ordine alfabetico in doppio esemplare, e indicano per ogni iscritto: a) il cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito».
Le cartoline di avviso, che seguono le norme delle liste elettorali, arrivano solo alle italiane residenti all’estero e questo spiega perché la comparsa del cognome del marito è stata notata soprattutto da loro. È quindi il Ministero dell’Interno che dovrebbe cambiare le indicazioni del cognome nelle liste, ma per farlo serve una legge o un decreto. Visto che quello in vigore risale al 1967, potrebbero anche darsi una mossa ad adeguarsi ai tempi che cambiano, anche perché i mariti prima o poi passano. E poi fatevene una ragione, il patriarcato ha i giorni contati.

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