Doveva debuttare l’11 luglio, al Bolshoi, e invece Nureyev, il nuovo balletto dedicato alla figura della star del balletto di tutti i tempi, è stato annullato e al suo posto è andato in scena Don Chisciotte. Disappunto da parte dei ballerini del teatro moscovita e ipotesi lanciate sui social e sulla stampa internazionale sulle ragioni della cancellazione all’ultimo minuto. Queste le coordinate del caso: il nuovo balletto a serata intera, atteso come un evento, ha la firma di Yuri Possokhov, ex ballerino del Bolshoi, una carriera di danzatore prima e di coreografo poi cresciuta all’estero, in buona parte in America, nel 2015 A Hero of Our Time, per il Bolshoi. Nureyev vede anche l’apporto del regista e drammaturgo Kyrill Serebrennikov. Avrà influito sulla cancellazione dello spettacolo la perquisizione al teatro di Serebrennikov, indagato per supposte appropriazioni indebite di finanziamento statali? Certo Serebrennikov, come attesta anche il Guardian, ha denunciato più volte la tragica censura politica sull’arte del suo paese. Censura che a suo tempo colpì anche Nureyev.

Il nuovo balletto entra nella vita del danzatore e coreografo senza veli. Artista eccelso, lasciò la Russia in piena guerra fredda, chiedendo asilo politico in Francia in occasione della famosa tourneé del Kirov del 1961. Le immagini della sua defezione fecero il giro del mondo e per moltissimi anni Nureyev fu cancellato per motivi politici dall’arte russa, anche se prima di morire di Aids nel 1993, fu riaccolto in patria con i dovuti onori. Ma nel nuovo balletto si toccano anche questioni private, legate all’omosessualità, del resto di per sé ben nota, del ballerino. Censura omofoba? Sarebbe un drammatico caso politico. Del balletto si sa che nella scena iniziale Nureyev appare immortalato in un famoso scatto di Richard Avedon: un nudo frontale. Indiscrezioni parlano di ballerini nudi e di interpreti travestiti da politici viventi. Intanto il direttore del teatro Bolshoi, Vladimir Urin, ha indetto in fretta e furia una conferenza stampa versando acqua sul fuoco e annunciando che la produzione, così come concepita, è stata solo rimandata al 4 e 5 maggio 2018. Il balletto necessita ancora di perfezionamento e prove, non è stato cancellato per questioni omofobe, parola di Urin.

Da parte sua il ministro della Cultura Vladimir Medinsky ha dichiarato all’agenzia russa Tass di aver condiviso la decisione del teatro di posticipare la prima per motivi artistici, rigettando le indiscrezioni riportate in precedenza dalla stessa Tass che lo avrebbero visto ordinare l’annullamento dello spettacolo in nome della legge che bandisce la propaganda dell’omosessualità ai minori. Nessuna censura quindi? Siamo in Russia, annullare uno spettacolo a serata intera a un passo dalla prima è quanto meno strano: il fatto disorienta. La verità a maggio dunque. Sarà la versione definitiva dello spettacolo a dire a distanza se la censura ha colpito o no il racconto di un grande artista omosessuale.