Fabrizio Barca è stato invitato perché, da ministro della coesione territoriale – incarico che ha lasciato da pochi giorni – ha lavorato per sbloccare molti fondi europei. Il giurista Stefano Rodotà perché quella per il reddito di cittadinanza è una sua battaglia storica. Sergio Cofferati perché è stato uno dei pochi, nel Pd, a dire no alla manomissione dell’articolo 18. Tutti inviti spiccati in tempi non sospetti.

atto sta che oggi a Bologna (a palazzo Re Enzo) la Fiom si troverà a discutere con un possibile leader di una nuova sinistra interna al Pd, con un mancato presidente della Repubblica che ha appena accettato di far parte della ’rifondazione’ vendoliana, e con lo storico ex segretario della Cgil, ormai solidamente piazzato sul fronte sinistro del Pd. L’iniziativa arriva dopo un lungo confronto sui temi del reddito, salario e orario con movimenti, associazioni, oltreché con i metalmeccanici. Alla fine sono stati incontrati anche gruppi parlamentari (fin qui sono Pd, 5stelle e Sel – dove la Fiom può contare su un suo ex di peso, Giorgio Airaudo).

Nelle prossime settimane Maurizio Landini incontrerà anche i rappresentanti di Pdl e di Lega. Un lavoro che porta verso la manifestazione nazionale delle tute blu, ma non solo, il 18 maggio a Roma. Una manifestazione non «contro», ma per avanzare le proprie proposte al governo: reddito di cittadinanza, politiche di investimento e contro l’evasione fiscale.

Non che Landini sia tenero con il governissimo, al quale chiede subito soluzioni per gli esodati, per i pensionati, e per i disoccupati. «Penso ci sia una contraddizione tra la soluzione politica trovata ed il pronunciamento del popolo alle elezioni, ed è per questo che il 18 chiederemo un cambiamento», ha spiegato ieri a Pomigliano d’Arco (Napoli). «Ma il nostro atteggiamento verso il governo deve essere di verifica di una possibilità di cambiamento. Se siamo in una situazione di crisi, con il lavoro ridotto a merce, interi pezzi della società che saltano, ci sono delle responsabilità da ricercare nelle scelte attuate dal governo Berlusconi e Monti appoggiati da una fetta di Confindustria e Finmeccanica. Se questo governo darà continuità a quanto fatto sinora, noi gli saremo contrari». .