Che lo spazio sia l’ultima frontiera lo sappiamo dal diario di bordo del Capitano James T. Kirk ma con Destiny, il nuovo lavoro di Bugie dopo l’invenzione di Halo, il confine definitivo è «destinato» a essere la rete, un luogo virtuale. Uscito all’inizio di settembre per Ps3, Ps4, Xbox 360 e Xbox One, Destiny si differenzia e va oltre ogni esperienza ludica online per la sua natura ibrida e innovativa. Secondo l’intenzione degli autori l’universo del gioco è qualcosa di organico che si espande nel tempo, che cambia con l’intervento di chi vi abita e che non rimane mai uguale a se stesso. Un progetto che durerà anni arricchendosi periodicamente di nuovi contenuti.
Un’idea rischiosa perché conta sulla fiducia di chi gioca e sulla consapevolezza che al lancio Destiny non sia che un frammento di ciò che sarà durante i mesi a venire. Un’idea che si presta alle precoci critiche superficiali, poiché per intuire l’enorme potenziale dell’opera bisogna pensarla nel suo processo evolutivo e non limitarsi a giudicarla per ciò che è ora.

Il soggetto sci-fi di Destiny, dopo la complessità letteraria di Halo, non meraviglia ancora per la sua originalità ma, come tutte le storie ambiziose, si percepisce la lentezza della sua espressione ed è inevitabile che cresca, stratificandosi, finendo per sorprendere. Inoltre qui il giocatore è al centro di tutto e diviene il suo «personaggio» così da inventare la sua storia e di interpretarla tramite il proprio vissuto numerico.

Siamo i Guardiani della Terra decaduta dopo un apice di grandezza dovuto all’avvento del Viaggiatore, un gigantesco satellite senziente che calò sulla Terra causando una spinta evolutiva simile a quella che il monolite di 2001 favorì nella psiche dei primati preistorici. Dopo un’età dell’oro che vede l’umanità esplorare la galassia giunge la Fine, perché nemici del Viaggiatore, seguitolo dall’altrove, portano rovina, decadenza e estinzione. Un’unica metropoli rimane sul nostro pianeta e come Guardiani dovremo tutelarne la sopravvivenza e tentare di ripristinare la salute del Viaggiatore dolente.

Ci vogliono pochi minuti, cosa rarissima in un gioco online, per essere precipitati nel vivo del gioco, con tanta immediatezza e fluidità che non sembra neanche di essere in rete; questo è il grande pregio di un videogame che può essere amato anche da chi trova detestabili le avventure che richiedono un accesso al web per essere vissute, oppure da chi ama videogiocare da solo. Incontriamo altri utenti mentre navighiamo i mondi di Destiny, tuttavia è come se ognuno proseguisse per la sua strada e cooperare diviene un atto che non è mai obbligatorio o necessario, solo piacevole.

La mancanza di una chat vocale attraverso la quale non possano alimentarsi gli insulti e le angherie che di solito dominano i dialoghi in rete implica, oltre che un gradito silenzio, una sensazione di fratellanza con gli altri guardiani che si possono salutare, coinvolgere, ignorare e rispettare ma non vituperare in uno sfoggio di superbia o volgarità. D’altronde siamo tutti «stranieri in terra straniera».

Malgrado i suoi continui pericoli quello di Destiny è un luogo piacevole e confortevole dove passare il proprio tempo. Volendo poi vi si possono incontrare i propri amici per condividere avventure disperate, gratificanti complesse. E soprattutto divertenti, perché se c’è qualcosa in cui il videogame di Bungie eccelle e proprio nel non concedere mai momenti di noia o frustrazione.

Destiny miscela le dinamiche dello «sparatutto» in prima persona, programmate ad arte, con quelle del gioco di ruolo all’occidentale, quindi azione sfrenata e strategia per potenziare il proprio guardiano tramite equipaggiamenti sempre più sofisticati usufruibili tramite il rigore della salita di livello.
I panorami in cui trascorriamo sono di una crepuscolare bellezza inquietante ma innegabile e sorprendono con la loro ricchezza cromatica e l’abbondanza di particolari: dalle rovine di una gigantesca stazione spaziale nelle steppe russe allo sterile grigiore polveroso della Luna, dalle verdeggianti colline di Venere sulla cui superficie si innalzano i ruderi di estinte metropoli e stagnano immensi laghi acidi ai deserti rossi di Marte con le dune che formano anatomie aliene.

Sebbene le missioni secondarie tendano a ripetersi favoriscono tuttavia l’esplorazione degli ambienti in tutta la loro vastità ed esaltano il senso di avventura e scoperta. Si percepisce un’aura di mistero, di minaccia imperscrutabile e di epica in divenire che giustifica un titolo così fatale.
Già nella sua dimensione di incipit, trionfale come l’inizio della terza sinfonia di Beethoven, Destiny è qualcosa di grande che promette di diventare smisurato.

Ma come ogni promessa anche quella di Bungie dovrà essere mantenuta facendoci esplorare altri pianeti e viaggiare oltre i limiti della Via Lattea, implementando nuovi elementi ludici come la possibilità di pilotare la propria astronave, aggiungendo segmenti narrativi, travolgendo con inaspettati colpi di scena.
Se sarà così Destiny diverrà l’epopea fantascientifica del decennio e alimenterà l’immaginario come all’epoca fecero Star Trek e Star Wars.

Ora con tutta la sua potenza inespressa, le musiche straordinarie, i suoi panorami sconvolgenti e le sue esemplari meccaniche ludiche Destiny è «solo» un eccellente videogioco che trasporta alla velocità della luce in un ostile e vivo mondo fittizio abitato da migliaia di persone alla ricerca della propria avventura spaziale.