Le immagini che mi restano negli occhi dopo questa maratona berlinese: la vestizione mille-colori della sposa Maria in Ixcanul; le panoramiche dall’alto dei ghiacciai astrattizzati a pittorici caleidoscopi in El boton de Nácar; la litania pornografica di Sandokan sotto la dimora dei preti in El club; ; la purezza negli occhi di Layla in Petting zoo; il vuoto lasciato sul busto dall’asportazione di un seno canceroso nel documentario Feelings are facts: the life of Yvonne Rainer. 

Le cose che tornata a Roma ricorderò con un soffio di nostalgia. Saltare i pasti e quando inevitabile, spinta da dolorosi attacchi di pre-gastrite, mangiare male in libertà. Aver imparato il trucco per arrivare prima alla fermata della metro e non rischiare di perdere il treno. Il rito del thè da asporto al Balzac Cafè all’uscita della U2. Le file educatissime per le proiezioni più richieste (in primis Wenders): in Italia sarebbero volati insulti e maledizioni, qui silenzio, discrezione, quasi cavalleria. Sapere sempre tra quanto arriva il prossimo treno e riuscire ad orientarsi senza consultare costantemente la mappa. La tosse rimbalzante da un lato all’altro della sala appena scende il buio: un nervosismo diffuso e contagioso che passa dal semplice coff coff soffuso in una mano a coppetta all’accesso irrefrenabile al raschietto imbarazzato. L’oscurità condivisa con altre centinaia di persone evidentemente in ognuno di noi genera paure private, ancestrali che non tacciono, che esplodono, che trovano espressione perfetta nel nascondiglio universale dell’anonimato. Più il film era angoscioso sin dalle prime note della colonna sonora più il fenomeno tosse convulsa generale dilagava.

Le paure di ognuno di noi, tutte le prime volte che affrontiamo pur di superarle, sono quelle che ogni giorno ci fanno crescere, che ogni giorno ci portano una casella avanti nel gioco dell’oca della vita, che ci regalano un nuovo piccolo pezzo del puzzle per diventare grandi, saggi, anziani. Credo che questa piccola avventura teutonica mi abbia fatto guadagnare alcuni punti sul mio pallottoliere, di cui farò il più possibile tesoro.
Forse mi sono davvero trasformata in un orso (dopo aver detto no a tutti i party), me ne torno in letargo, è stato bello. Grazie Berlino, ciao a tutti.