Compagnia italiana tra le più agguerrite sul piano internazionale, diretta con tenacia e onestà intellettuale da Cristina Bozzolini, Aterballetto è al Piccolo Teatro Strehler nell’ambito de La Grande Danza al Piccolo, rassegna da cui sono già passate Marie-Claude Pietragalla e Carolyn Carlson, sulla quale torneremo nelle prossime settimane. Partiamo da Aterballetto, in scena fino a questa domenica con un trittico, e, dal 18 al 21, con la ripresa di Certe notti, lo spettacolo nato alcune stagioni fa dalla collaborazione del coreografo Mauro Bigonzetti con Luciano Ligabue.

Il trittico ha debuttato l’altro ieri sera, con due riprese e una prima mondiale a firma del coreografo greco Andonis Foniadakis, Antitesi. Foniadakis è un artista dal piglio originale, mutevole da una creazione all’altra. Antitesi è un viaggio costruito sul contrasto tra la musica barocca e la contemporaneità, tra Pergolesi, Scarlatti, Tartini, Giacinto Scelsi e Fausto Romitelli. Un viaggio ad alta temperatura motoria, turbolento negli incroci pericolosi tra i corpi, nella battente velocità delle entrate e uscite, una danza sempre spinta al massimo da un’energia che sembra inarrestabile. Molti mutamenti di luce a contrasto, dal fucsia al bianco, dal violaceo agli effetti stroboscopici. Un vortice che parte da un assolo maschile con tubi fluorescenti, per esplodere in variazioni collettive e chiudersi con un assolo femminile con sfera luminosa, anticipatore del duetto finale. Un pezzo, spiega Foniadakis, costruito «combattendo tra ricerca della bellezza del passato, come nostalgia, e realtà di oggi, agitata, dinamica, incerta, violenta».

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Premessa interessante, visti anche i contrasti musicali, ma che a lungo andare perde di efficacia. Una maggiore concisione, l’eliminazione di qualche effetto di troppo (come le luci stroboscopiche, viste e riviste), gioverebbe alla tenuta complessiva del pezzo. Il primo titolo della serata, SENTieri di Philippe Kratz, danzatore della compagnia, è un lavoro diversissimo nel mood del movimento da quello di Foniadakis, giocato su una fluidità morbida, sospesa. Una prova interessante per il giovane coreografo che conferma la duttilità e la preparazione ottima della compagnia.

Inossidabile si conferma, Pression, il secondo pezzo in programma, di Mauro Bigonzetti, creato per il Balletto di Toscana nel lontano 1994, e poi ripreso nel 1999 da Aterballetto. Un lavoro di costante impatto per due coppie, due uomini e due donne, sull’opposizione tra uno sferzante solo per violoncello di Helmut Lachenmann e variazioni su La morte e la fanciulla di Schubert. Intrecci di corpi maschili per Lachenmann, duo femminile, costruito su movimenti per lo più in parallelo, per Schubert. Peccato non vedere a Milano i due pezzi costruiti recentemente per la compagnia da Michele Di Stefano, Leone d’argento della Biennale di Venezia 2014, e Cristina Rizzo, rispettivamente Upper-East-Side e Tempesta/The Spirits. Creatività italiana al top per intelligenza compositiva e sviluppo di un’idea.