C’è anche il nome del ministro Claudio De Vincenti, che non è coinvolto nell’indagine, nelle quasi 400 pagine dell’ordinanza dell’inchiesta della Procura di Palermo per corruzione che sta creando un terremoto politico-giudiziario in Sicilia. Di lui c’è traccia in un’intercettazione; a parlare è Ettore Morace, amministratore della Liberty lines, chiuso in carcere e ritenuto dagli inquirenti al centro di un sistema lobbistico-affaristico con intrecci nel mondo della politica.

L’armatore parla col padre Vittorio, fondatore della compagnia di aliscafi diventata la più grande d’Europa. E dice che De Vincenti, allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Renzi, «era colui che l’aveva aiutato nell’acquisizione della Siremar», la società del gruppo Tirrenia. Siremar fu aggiudicata alla Compagnia delle Isole e poi, dopo l’annullamento della gara da parte della giustizia amministrativa per la configurazione di aiuti di Stato (della compagine era azionista anche la Mediterranea holding Spa controllata in parte dalla Regione siciliana), finita alla società di navigazione siciliana Spa (Sns), creata in partnership dalla famiglia Morace attraverso Ustica lines (oggi Liberty lines) e dal gruppo Franza con la Caronte&Tourist. Un’operazione da 55,1 milioni definita nell’aprile dell’anno scorso, a fronte di un contributo statale di 560 milioni in nove anni.

«Siamo andati a cena con lui», dice Ettore Morace al padre Vittorio, mentre gli investigatori registrano la telefonata. «E insomma tutto contento, che ha saputo che stiamo andando bene… ci segue ci segue», si compiace l’armatore. Nell’ordinanza che riporta il passaggio il seguito è coperto da omissis. L’attuale ministro De Vincenti commenta: «Ho operato per dare soluzione alla vicenda Siremar nell’interesse generale e nel più rigoroso rispetto delle regole».

Morace intratteneva rapporti con tanti soggetti politici, in particolare con esponenti del centrodestra. Una di queste è Simona Vicari, senatrice di Ap, che s’è dimessa da sottosegretaria alle Infrastrutture perché accusata di avere favorito l’approvazione di un emendamento che ha abbassato l’Iva per il trasporto marittimo dal 10 al 4% e di avere ricevuto in regalo un Rolex in acciaio del valore di 5mila euro. Per Vicari si tratterebbe solo di un cadeau natalizio, ma per la Procura è la prova della corruzione.

Dalle carte emerge inoltre che in quei giorni Confitarma, l’associazione degli armatori, stava facendo pressioni al governo per ridurre l’Iva sul trasporto marittimo delle merci. Mentre l’obiettivo di Morace, che fa parte di Confitarma, era quello di ottenere il taglio dell’imposta per il trasporto delle persone, la mission del suo gruppo navale. In una delle innumerevoli intercettazioni, Morace ne parla pure con l’armatore napoletano Salvatore Lauro. E alla fine raggiunge il suo scopo grazie al lavoro di Vicari, che ringrazia dopo l’ok alla legge di stabilità con la norma agognata. La Procura ha chiesto al gip di richiedere al Senato di autorizzare l’uso delle intercettazioni telefoniche tra Morace e Vicari. Le utenze messe sotto controllo, infatti, non erano quelle di Vicari, ma quelle di Morace. Se il gip dovesse ritenere rilevanti le conversazioni, dopo aver fissato udienza con le parti, dovrà chiedere al Senato l’autorizzazione al loro utilizzo. In caso di rifiuto, saranno distrutte. Stessa sorte avrebbero qualora il gip le ritenesse irrilevanti.

Tra i firmatari dell’emendamento sull’Iva c’è il parlamentare Vincenzo Garofalo, anche lui Ap. «Nella mia attività parlamentare ho presentato decine di emendamenti che mi sono stati sollecitati dalle associazioni di categoria o da esponenti di centri di interesse», ammette. E sul ruolo di Vicari aggiunge: «La collega non mi ha mai fatto pressioni». Prendendo però le distanze dall’ex sottosegretario a proposito del Rolex: «Il parlamento mi paga per il mio lavoro di deputato che consiste anche nella presentazione di emendamenti. È l’unica retribuzione che mi spetta».

Altro big finito nell’inchiesta è Rosario Crocetta, indagato per concorso in corruzione. Il governatore ha ricevuto un invito a comparire, ma esterna tranquillità. Morace sostiene di averlo invitato in barca e di avergli pagato l’alloggio per una vacanza a Filicudi, il governatore smentisce. Mentre ammette che il suo movimento RiparteSicilia ha ricevuto 5 mila euro dall’armatore. «Sarebbe la prima tangente della storia fatta con un bonifico; bonifico che domani sarà restituito: è l’unica cosa che mi si contesta – dice Crocetta ai cronisti – L’avvenuto bonifico è la prova contraria, un versamento trasparente. Non c’è una sola conversazione tra me e le persone indagate». E ironizza: «Sono il primo presidente della Regione che prende una tangente con un bonifico. Mi autoproclamo il primo presidente coglione della Regione siciliana».