Un meticoloso lavoro condotto negli archivi di Yad Vashem, ha consentito di portare alla luce e fissare nella memoria dell’Olocausto, le numerose storie di atleti ebrei che vivevano in Europa, finiti nei campi di sterminio nazisti.

Circa 60 mila, secondo Robert Rozett, direttore delle biblioteche Yad Vashem e autore della ricerca, alcuni dei quali avevano conquistato l’oro alle olimpiadi o erano campioni del mondo.

Erano atleti che davano lustro ai Paesi per i quali gareggiavano, arricchivano il medagliere nazionale, ma quando furono deportati l’Europa si girò dall’altra parte.

Come ha individuato i campioni dello sport morti nei campi di sterminio?

Circa 2 milioni e mezzo di vittime dell’Olocausto sono noti attraverso le pagine della testimonianza, in fondo alle quali c’è la voce professione: ho consultato tutte le pagine della testimonianza e guardato quante riportavano la voce “atleta”. Ho trovato 221 schede.

Pochi rispetto al vasto movimento sportivo ebraico in Europa?

Questo non vuol dire che solo 221 atleti ebrei siano morti durante l’Olocausto. Una delle organizzazioni più grandi “I giovani Maccabiti”, aveva addirittura centomila iscritti a metà degli anni ‘30. Se è vero che circa i 2/3 degli ebrei sono morti durante l’Olocausto, potremmo forse teorizzare che circa 50-60 mila atleti ebrei siano stati uccisi durante l’Olocausto. Tra questi, alcuni erano campioni olimpici fin dalla prima edizione moderna, svoltasi ad Atene nel 1896.

Qualche esempio?

L’atleta tedesco Alfred Flatow vinse tre ori e un argento prima di essere ucciso nel campo di Teresin. La sua morte è stata registrata il 28 Dicembre 1942. Anche suo cugino, Gustave Felix Flatow, vincitore di due ori olimpici, sempre nel 1896 ad Atene, morì di fame a Teresin il 29 Gennaio del 1945. Il terzo atleta ebreo, che assurse alla gloria olimpica sempre alle Olimpiadi di Atene, e che fu ucciso durante l’Olocausto, fu l’austriaco Otto Herschmann, che nel 1896 vinse il bronzo nei 100 stile libero e nel 1912 un argento come membro della squadra nazionale di sciabola austriaca.

Nel 1928 la nazionale olandese di ginnastica artistica femminile includeva tre atlete di origini ebraiche, come Estella Agsterribe, che con i suoi due figli morì il 17 Settembre 1943, Helena Cloth Nordheim venne uccisa a Sobibor il 2 Luglio del 1943, e Anna Polak andò incontro allo stesso destino tre settimane dopo, sempre nel campo di Soribor, il 23 luglio del 1943 venne uccisa insieme al marito e ai loro bambini.

Anche quattro ebrei ungheresi che erano dei campioni di scherma morirono durante la Shoah, per esempio Oskar Gerde, morto a Mauthausen, aveva vinto due medaglie nel 1908 a Londra, nel 1912 a Stoccolma. Janos Garay ha vinto ad Amsterdam nel 1928 per poi perdere la vita in un campo ungherese.

Riguardo ad Endre Kobos, che vinse un oro a Los Angeles nel 1932 e altri due nel 1936 a Berlino, abbiamo due versioni diverse relativamente alla sua morte: una dice che morì durante i lavori forzati, l’altra invece che morì nel 1944 in Ungheria.

Il quarto schermidore era Attila Petschauer, che vinse un oro nel 1928 ed uno nel 1932, il film Sunshine (del regista Istvan Szabò, ndr) è la storia di Attila Petschauer che nacque nel 1904 e a 21 anni vinse il suo primo bronzo ai campionati europei, era considerato il maestro dell’affondo nella scherma e veniva chiamato il “nuovo D’Artagnan”. Vinse un torneo organizzato in memoria degli eroi di guerra a Londra nel 1928 e nell’individuale ha vinto l’argento agli Europei nel 1925 e nel 1929 e le medaglie di bronzo nel 1927 e nel 1930. Alle olimpiadi del 1928 ad Amsterdam, vinse l’argento nella sciabola individuale e sempre ad Amsterdam e poi a Los Angeles nel 1932 vinse l’oro nella sciabola a squadre. In virtù del fatto che fosse considerato un eroe dello sport non fu obbligato ad arruolarsi nel servizio di lavoro proprio. Nella primavera del 1942, Petschauer lavorava al ministero della Difesa, un funzionario ungherese non ebreo lo guardò e lo chiamò “ebreo puzzolente”, Petschauer reagì e lo schiaffeggiò, il funzionario ordinò che venisse mandato con effetto immediato sul fronte di guerra orientale. Quando Petschauer arrivò al fronte, trovò un ufficiale che conosceva molto bene, era stato alle olimpiadi con lui, ordinò ai suoi luogotenenti di trattare in maniera particolarmente crudele Petschauer. Sul suo diario un fisico, che a quel tempo era impegnato sul fronte orientale, il 9 giugno del 1942 annotò: “Attila Petschauer, il famoso campione di scherma, è qui tra noi. La sua arroganza ormai gli è stata tolta a suon di schiaffi”.

Forse la battaglia più importante di tutta la seconda Guerra Mondiale fu quella di Stalingrado, che venne combattuta tra dicembre del 1942 e gennaio del 1943. Il 12 gennaio i russi attaccarono il fronte ungherese, che capitolò, allora i soldati ungheresi fecero salire Petschauer nudo su un albero, il termometro registrava -35 gradi ed egli congelò fino alla morte.

Alfred Hirsch era tedesco, perché morì?

Era un atleta olimpico, un allenatore dell’associazione dei Giovani Maccabiti . Nato in Germania, scappò in Cecoslovacchia nel 1935. Nell’ottobre del 1941 fondò un’associazione per aiutare gli ebrei che erano stati mandati a Teresin per portare al campo i loro effetti personal, i loro beni. Dal momento che era un allenatore, gli furono affidati i bambini del campo da allenare.

Tutti lo ricordano come un uomo attraente, molto prestante sempre ben curato, con i capelli tirati indietro con la brillantina. Nell’estate del 1943, arrivò a Teresin un gruppo di bambini dal ghetto di Bialystok, vennero alloggiati in una serie di baracche appena al di fuori del confine del campo. Hirsch era preoccupato, un giorno sgattaiolò fuori dal campo per andare a vedere come se la passavano, e per questo motivo fu arrestato.

Un mese dopo lo mandarono ad Auschwitz. Gli ebrei provenienti da Teresin, ad Auschwitz venivano messi in una sezione particolare, la BIIb, chiamata “campo famiglia”, Alfred Hirsch divenne il responsabile delle baracche destinate ai bambini al di sotto dei quindici anni, circa cinquecento.

Hirsch, insieme ad altri adulti del campo, organizzava per loro le attività sportive e quelle di istruzione. Coloro che erano stati insegnanti cercavano di ricordarsi a memoria i libri che avevano letto e raccontavano le storie ai bambini, insegnavano loro la geografia, la storia, giocavano a vari sport, li facevano cantare, e Hirsch faceva di tutto perché i bambini rimanessero il più possibile sani, nelle terribili condizioni in cui si trovavano. Alla fine del 1943 Alfred Hirsch era impegnato nell’organizzazione di varie recite, come lo spettacolo “Biancaneve i sette nani”.

Il famoso dottor Mengele si recò alla rappresentazione, fece sedere sulle ginocchia alcuni bambini e volle essere chiamato zio. Alla fine del febbraio del 1944 le autorità di Auschwitz dissero ad Alfred Hirsch che le persone del campo famiglia dovevano essere uccise, gli dissero che il 7 marzo sarebbero stati portati tutti nella camera a gas, la notte precedente Hirsch si suicidò.

Innanzi ai propri campioni dello sport ebrei deportati nei campi di concentramento, l’Europa scelse il silenzio?

In Europa gli atleti ebrei diedero un contributo alle loro società sportive in modi diversi, Attila Petschauer era campione olimpico, Viktor Perez (amante dello scrittore Jean Cocteau ndr), che fu campione mondiale dei pesi mosca nel 1931-32, morì durante la marcia della morte iniziata il 17 Gennaio 1945 da Auschwitz, altri come Alfred Hirsch contribuirono come educatori.

Questi campioni diedero gloria e lustro alle rispettive nazioni, tuttavia non furono risparmiati dalla macchina della morte nazista, né dall’essere denunciati ai nazisti come ebrei, Victor Perez fu denunciato dai suoi vicini francesi, Petschauer fu ucciso dai suoi connazionali ungheresi, Alfred Hirsch fu vittima degli stessi tedeschi. L’Europa sapeva come applaudire e dare importanza ai propri campioni, però durante la Shoah ha tradito i suoi campioni ebrei.