Visioni

«Queen unseen», la magia della regina in una tavolozza piena di colori

«Queen unseen», la magia della regina in una tavolozza piena di coloriFreddie Mercury – foto Peter Hince

Mostre Gli scatti di Peter Hince alla Fondazione Matalon fino al 21 aprile

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 9 marzo 2024

Gli aeroporti sono dei luoghi straordinariamente carichi di vita. C’è chi corre per raggiungere qualcuno, c’è chi ha paura di perdere un volo, e chi ha paura di perdersi e chiede ad uno sconosciuto la strada. Ci si fida degli altri negli aeroporti. Gli aeroporti tengono insieme una diversità straordinaria di persone, senza fare eccezione, come la musica dei Queen. Così come voleva Freddie Mercury «la mia musica deve essere per tutti». E da una valigia piena di colori parte la mostra Queen Unseen di Peter Hince, che fu responsabile del soundcheck e poi assistente personale di Freddie Mercury. «Heathrow London» è l’etichetta impressa sulla valigia di Ratty (nomignolo di Hince) da cui parte questo viaggio. Oggi però siamo a Heathrow, diretti a Milano, alla Fondazione Luciana Matalon, che fino al 21 Aprile 2024, ospita più di 100 scatti e video rari, che Hince ha realizzato nel corso degli anni alla band. Mentre siamo a Heathrow, scorre sul telefonino la notizia che Mary Austin (unico amore e amica di Freddie) ha messo in vendita Garden Lodge, l’abitazione di Freddie Mercury. Nessuna sorpresa per chi è stato a Garden Lodge, perché per quanto Freddie sia stato ed è ancora una leggenda assoluta è molto complesso quanto necessario cercare di separare il concetto di morte e pace con quello di mito vivente, e c’è una voragine, dichiarata e aperta tra Freddie Mercury nei Queen e Freddie Mercury a casa sua. «Più la mia fama aumenta e più la barriera intorno a me diventa più grande. Non penso oddio come verrò ricordato quando sarò morto. Dio si prenderà cura di me ma lassù». E in questa voragine tra luce e ombra partiamo dalla luce: dove c’è molta luce, l’ombra è più nera, lo diceva Goethe nell’opera «la teoria dei colori», identificando nell’occhio l’unico strumento per cogliere la luce ed i colori.

100 fotografie e video rari della band inglese, catturata in studio e in concerto

E ALLORA siamo a Milano, sotto la pioggia di una domenica dal cielo grigio, in una mostra che però è piena di luce, di vita, di colori. La luce dei Queen è raccolta qui, la vitalità di Freddie, di Brian May, Roger e John: c’è la bellezza di quattro ragazzi, quattro musicisti, quattro straordinari performers, di cui uno (Freddie) assolutamente ineguagliabile ancora oggi, per stile, voce, carisma. Quattro ragazzi completamente diversi tra di loro che hanno cambiato a loro modo la storia della musica. I Queen sono impressi, in ognuno di noi, anche per chi non li sopporta. Trovate qualcuno in grado di stare sul palco oggi come sul palco ci stava Freddie e con la sua voce? Oh, non siate snob, la risposta è no. Alla mostra vedrete tanto divertimento, vi apparirà quanto si divertivano i Queen, la band più famosa del mondo, e lo capirete quando uscirete da lì, dopo aver visto l’asta del microfono che fu usata durante il Live Aid, quando vedrete la foto di Freddie di spalle con la scritta «Freddie works», quando vedrete con quanto serietà e scherno, Freddie si lascia avvolgere da quel mantello e da quella corona, perché regina/ re assoluta sapeva di esserlo. E poi i concerti, gli appunti, la band che gioca a flipper, la chitarra, i suoni e anche i profumi di quel tempo. La mostra di Peter Hince disegna nell’occhio di chi va a vederla una tavolozza piena di colori, di una band che si è divertita sul serio. Ed uscendo da lì è una sensazione bellissima da provare. È una domenica qui a Milano, ed uscendo da così tanto divertimento da così tanta luce, non si può fare a meno di pensare alla vendita della casa di Garden Lodge, e di tutta la riservatezza che Freddie ha chiesto prima di morire. Dalla luce torniamo all’ombra, torniamo ad una domenica del 22 Ottobre 2023. In una traversa dell’affollatissima High Street Kensington, si trova la via dove abitava Freddie. Non c’è niente lì. C’è una casa che non fa tutta questa impressione, fanno impressione le mura alte invece, le mura che la proteggono.

NON C’È NESSUN fantasma di Freddie che aleggia, ci sono solo delle mura alte e una quiete che sembra paradossale per quel tratto di strada: chi passa da lì non sa nemmeno chi ci ha vissuto dietro quelle mura. Per questo la scelta di Mary è profondamente in linea con la vita di Freddie, ha dato ai suoi fan il permesso di fare della sua arte un museo, qualcosa da ricordare eternamente, ma non ha mai dato il permesso a nessuno di fare della sua vita privata un museo. La mostra di Hince, dunque, per vedere la luce così da capire l’ombra.

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