«Que Viva Fidel!» Il grido da giorni« percorre l’isola in vista della celebrazione, oggi, del 90° compleanno del líder máximo della Revolución. Feste, concerti, eventi sportivi, lancio di aquiloni; colloqui e dibattiti politici; documentari e speciali in tv; incontri internazionali; mostre fotografiche e di murales dipinti per l’occasione; compact disc, libri e presentazione di una speciale minienciclopedia online (Fidel, Soldado de las Ideas) dedicata all’opera e al pensiero del leader nel portale ufficiale Cubadebate e premiazione di concorsi si susseguono da giorni in tutta Cuba.

Nella capitale non vi è quartiere dove il Cdr (Comitati di difesa della rivoluzione) non organizzi una piccola festa popolare, con musica, balli e possibilmente una caldosa; le maggiori gallerie sono impegnate con mostre fotografiche o di artisti; l’inaugurazione dell’incontro all’Avana dei giovani antimperialisti dell’Organizzazione continentale latinoamericana e caribegna degli studenti (Oclae, composta da 38 federazioni studentesce del subcontinente) è stata dedicata, giovedì, al «gigante politico» latinoamericano. I festeggiamenti veri e propri sono iniziati con l’icontro «Sumando alegrías» organizzato, sempre giovedì, alla Ciudad deportiva, la location del famoso concerto dei Rolling Stones, con eventi sportivi per bambini e ragazzi, giochi famigliari, musica e lancio di aquiloni. Ieri è seguito «Cubaila», un concerto che ha riunito migliaia di persone nella Tribuna antimperialista, nel malecón (lungomare) havanero di fronte all’Ambasciata degli Usa.

L’apoteosi popolare è prevista ovviamente per oggi e comprende un incontro di giovani di tutta l’isola («Diálogo de generaciones») a Birán, nella provincia orientale di Holguin, dove, nella finca del padre, il gallego Ángel Castro Argiz, 90 anni fa nacque Fidel.

Non mancano le testimonianze internazionali di omaggio a un personaggio che ha una statura politica «da gigante», capace di aver tenuto testa a undici presidenti degli Stati Uniti e aver lasciato «un’orma indelebile» nell’America latina. Se oggi – nonostante l’impegno restauratore di personaggi come il presidente argentino Mauricio Macri e il collega (golpista) brasiliano Michel Temer – il subcontinente non è più considerato degli States lo si deve in buona parte alla resistenza del popolo cubano. E del suo leader rivoluzionario. Lo stesso presidente Barack Obama ha riconosciuto il fallimento della politica aggressiva dell’embargo attuata dagli Usa per più di cinquant’anni. E al carisma del lider máximo è attribuita la benedizione che Cuba ha ricevuto da ben tre pontefici.

Il bloguero uficialista Iroel Sánchez, sottolinea come questa sorta di fascinazione di Fidel ha coinvolto anche illustri personalità nordamericane. Quattro anni fa, lo storico Joel Stein Essay stilò per conto della rivista Time una lista dei cento personaggi più influenti di tutta la storia dell’umanità che includeva Fidel. «Solo il libro Assolto dalla storia del giornalista Luis Báez – prosegue il bloguero – raccoglie le opinioni elogiative su Fidel di personaggi che vanno dagli scrittori Arthur Miller e Alice Walker, al banchiere David Rockfeller, dal cantante Harry Belafonte agli attori Jack Nicholson, Kevin Costner, Robert Redford e ai registi Oliver Stones, Michael Moore e Sidney Pollack». Non solo, nelle sue memorie, Dwight D. Eisenower, il primo presidente nordamericano che affrontò il leader cubano, ricorda come il suo successore, John F. Kennedy, parlando del leader cubano gli avesse detto che: «Fidel fa partedell’eredità di Bolivar».

Alcuni intellettuali e commentatori, non certo legati alla debole e divisa opposizione, si interrogano però se questo complesso di festeggiamenti e soprattutto il battage che da giorni prosegue nei giornali e nella tv di stato non rischino di riesumare una pratica politica – quella del culto della personalità del leader in voga in Unione sovietica e che prosegue nei nostri giorni in Corea del Nord- che Fidel ha sempre rifiutato. Lo stesso Sánchez cita a proposito lo storico statunitense – stretto collaboratore dei Kennedy – Arthur Schlesinger Jr. Il quale scriveva: «Fidel Castro non favorisce il culto della personalità. È difficile incontrare in qualche posto dell’Avana un manifesto, o solo una cartolina postale, di Castro. L’icona della Rivoluzione di Fidel, visibile in ogni dove, è Che Guevara».

«Questa enfasi senza precedenti sul ruolo storico di Fidel si deve inquadrare nel periodo di transizione che sta vivendo Cuba con le incognite e i timori che esso genera, sia nella popolazione, che all’interno del vertice politico-militare», sostiene l’analista Enrique López Oliva. Il cambio generazionale è dietro l’angolo. Dunque, non si tratta solo del compleanno di Fidel, «si tratta – aggiunge López Oliva – anche della fine di un’epoca. Assieme a Fidel si sta congedando, soprattutto per ragioni di età, anche quella che possiamo definire la vecchia guardia del partito-governo-stato. Raúl ha annunciato che lascerà la presidenza nel gennaio del 2018 e ancora non emerge una figura che, non dico abbia il carisma di Fidel, ma che possa garantire che le riforme avvengano nell’alveo del socialismo cubano. Inoltre, il processo di normalizzazione con gli Usa è un cambio epocale destinato ad avere riflessi sicuramente economici e sociali, ma probabilmente anche politici. Il Partito comunista, unico gestore del potere, è un anacronismo del XX secolo, che anche Cuba deve digerire».