È come ripiombare nell’incubo, dicono. Di certo è stato un brutto risveglio per gli aquilani, con soli 4 minuti di scarto rispetto a quella notte maledetta del 6 aprile 2009: di nuovo panico, persone in strada avvolte nelle coperte, i megafoni che invitano a lasciare le case, timore di crolli. Ma stavolta la città ne esce sostanzialmente illesa. E nel rendersene conto è già mobilitata per offrire quel che può, cioè il molto derivante da un amaro expertise in materia, alle propaggini più prossime del nuovo cratere sismico che si è aperto a 50 km di curve da qui.

Per il sindaco di allora e di oggi, Massimo Cialente, sono «coincidenze terribili». Di buon mattino è già a Amatrice: «Rivivo lo stesso dolore e la stessa rabbia», dice. Anche i vigili del fuoco aquilani sono tra i primi ad arrivare, increduli di fronte alla replica di quanto avvenne sette anni fa. Unico conforto, se così si può definire, la consapevolezza della crescita professionale maturata proprio in quel frangente. Dal capoluogo abruzzese si muovono in tanti, il Soccorso alpino e speleologico, gli operatori del 118 con una dozzina di ambulanze. Annullati i ricoveri programmati nell’ospedale S.Salvatore per accogliere i feriti, mentre l’aeroporto di Preturo diventa hub per gli elicotteri di soccorso.

Molti anche i volontari che si sono organizzati autonomamente, all’alba erano già sul posto a scavare tra le macerie, ma «a mani nude, perché i primi mezzi meccanici sono apparsi solo intorno alle 9,30», racconta Alessandro Tettamanti del 3e32, il comitato che più si è battuto contro la scellerata gestione dell’emergenza post-sisma nell’Aquilano. Ieri sera erano tutti riuniti a Case Matte, l’ex ospedale psichiatrico da sempre base del collettivo, per decidere insieme il da farsi. Grazie alla visibilità “ri-costruttiva” guadagnata sul campo, il 3e32 è in queste ore un punto di riferimento. «Dovremo essere bravi a intercettare i reali bisogni delle persone – spiega Tettamanti -. Vista la vicinanza ci mettiamo a disposizione anche per le settimane a venire, quando verranno i momenti difficili: ricordiamo bene lo stress e la disperazione dei campi. Stavolta si tratta di piccole comunità, quindi speriamo che ci sia maggiore coesione e che non ci sia bisogno di chiudere le persone nei recinti, come avvenne a L’Aquila».

26desk l'aquila 5

 

 

Già, L’Aquila. Dopo 309 morti, 1600 feriti, oltre 50 mila sfollati, danni materiali stimati in una decina di miliardi, guasti sociali e morali molto più ingenti, il giorno dopo i funerali di stato nel capoluogo abruzzese scattava l’esperimento psico-sociale che conosciamo, l’emergenza gestita da un apparato militare, politico e televisivo, solo decisioni dall’alto, tendopoli intese come campi di detenzione e intrattenimento, il blaterante Bertolaso e lo schiacciasassi Berlusconi. Repressione e cerone, affari palazzinari e nessun rispetto per la storia dei luoghi. Gli aquilani non possono dimenticarlo.
«In queste ore ho pensato con sgomento che potevamo ritrovarci nuovamente come sette anni fa – prosegue Tettamanti -, e ti dico sinceramente, non so se saremmo riusciti a cacciare ancora una volta la forza che ci vuole in questi casi per mantenere la lucidità. Ora vorremmo aiutare gli sfollati a realizzare ciò che loro decideranno di fare. Il legame è molto forte – conclude -, basti pensare che sabato scorso Amatrice ha ospitato una Notte aquilana. Ora invece siamo tutti amatriciani».

C’erano storici, urbanisti, politici e rapper aquilani, lo scorso 20 agosto a Amatrice, comune che fino al 1927 era in provincia dell’Aquila e nel 1703 venne raso al suolo dallo stesso sisma che distrusse una prima volta la città delle 99 chiese. Nessuno pensava di veder trasferite qui dopo pochi giorni le scene di ricerca angosciosa dei sopravvissuti, le tamponature esplose con gli arredi penzolanti dagli squarci aperti sulle pareti, i cumuli di macerie ovunque. Verranno poi le tende blu, le file davanti a un pentolone con un piatto in mano e le passerelle governative.

L’Aquila ieri ha sospeso le celebrazioni della 722ma Perdonanza celestiniana. E ora proverà a declinare in chiave solidale l’evento previsto per domenica 4 settembre, Il jazz italiano per L’Aquila, quando 600 musicisti e – si stima – 100 mila persone dovrebbero invadere gli spazi ancora feriti della città per replicare il successo anche di “senso” fatto registrare l’anno scorso in occasione della “prima”.

Sempre dall’Aquila ieri è stato rilanciato il «Decalogo del terremotato (e della terremotata) consapevole». Il 3e32 lo aveva diffuso in occasione del terremoto in Emilia del 2012. Sono regole elementari di sopravvivenza e autodifesa, che restano purtroppo attuali.

 

24deks2 decalogo terremoto