A ucciderli sono stati il freddo e la stanchezza. I corpi di quattro migranti, tra i quali una donna, sono stati trovati ieri dalla polizia polacca a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia presidiato dal 18 agosto scorso da più di mille soldati. La donna, di origine irachena, si trovava ancora in territorio bielorusso. Iracheno anche uno dei tre uomini che invece erano riusciti a superare il confine e a inoltrarsi per una decina di chilometri fino al villaggio di Giby, in territorio polacco, nella speranza di riuscire a raggiungere Varsavia e in seguito, molto probabilmente, la Germania.

Si tratta dei primi migranti che perdono la vita da quando la crisi innescata da Minsk ha fatto crescere la tensione con i paesi confinanti, Polonia e Lituania in particolare, che accusano il regime di Aleksandr Lukashenko di spingere centinaia di uomini e donne ad attraversare i confini come ritorsione per le sanzioni adottate contro il Paese dall’Unione europea. E questo mentre da più di un mese ad altri trenta rifugiati, la metà dei quali provenienti dall’Afghanistan viene impedito di entrare in Polonia. Il rischio adesso è che con l’arrivo dell’inverno, tragedie come quella di ieri possono ripetersi.

A dare notizia del ritrovamento dei corpi senza vita è stato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki secondo il quale Minsk avrebbe di fatto cancellato l’obbligo dei visto per i viaggi da alcuni Paesi del Medio oriente in modo da permette l’ingresso dei migranti per poi indirizzarli verso le frontiere con la Polonia e la Lituania. I migranti pagherebbero fono a 2.500 dollari per ottenere il trasferimento in Germania. «Un’illusione – ha spiegato il premier – visto che poi vengono abbandonati nelle foreste e nelle paludi» poco prima della frontiera. E proprio in una palude si trovavano altri otto migranti tratti in salvo dalla polizia polacca nei giorni scorsi. Tra loro, tutti siriano tranne un congolese, anche due minori, uno di cinque anni e uno di tre mesi.

Secondo il governo polacco Minsk vuole punire l’Europa per le sanzioni adottate contro la Bielorussia per aver represso le manifestazioni di protesta seguite l’anno scorso dopo le elezioni che hanno portato all’ennesima riconferma di Lukashenko. Varsavia parla di quasi settemila tentativi di attraversamento della frontiera da parte dei migranti, 3.800 dei quali solo dall’inizio di settembre. Per contrastare le «provocazioni» di Minsk, il 2 settembre il presidente della repubblica Andrzej Duda ha proclamato lo stato d’emergenza per un mese in una fascia di territorio che si estende fino a tre chilometri dal confine con la Bielorussia e ieri il ministro dell’Interno Mariusz Kaminsky ha annunciato l’invio di altre 500 soldati e otto mezzi speciali a supporto dei militari già presenti. «Abbiamo a che fare co ’azione di massa organizzata da Minsk con Mosca», ha spiegato Morawiecki, mentre la leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhnovskaya ha parlato di «vendetta contro Polonia, Lettonia e Lituania per aver sostenuto le forze democratiche indipendenti»