Gli animali sono pericolosi. Terrificanti. Violenti. Micidiali. Lo Squalo si avvicina minaccioso ai bagnanti al suono delle due note più profonde e più famose della storia del cinema. Moby Dick distrugge le navi baleniere. Nei fiumi troviamo i Piranha! Sulla terra abbiamo Michael Douglas e Val Kilmer che danno la caccia a un leone in «Spiriti nelle tenebre»; i lupi inseguono Liam Neeson ed un orso smembra Leonardo diCaprio nonostante le sue credenziali da ambientalista. Ci sono gli uccelli di Hitchcock e le maledette vipere sull’aereo di Samuel L. Jackson. Nel film australiano Razorback, oltre all’urlo del demonio di Russel Mulcahy, c’è anche un maiale funesto! Usiamo le storie per esprimere e superare le nostre paure – la famosa catarsi di Aristotole – ma anche per giustificare una storia di genocidio. Il popolo o entità distrutti diventano un incubo, una minaccia esistenziale. I nativi americani – i «pellerossa» di un tempo – sono i cattivi, i violenti di centinaia di western. Le donne sono le «femmes fatales» di innumerevoli gialli, assassine, minacciose e sempre inaffidabili. Il fatto che siano le vittime – allora come adesso – della violenza, e raramente, ma molto molto raramente le protagoniste … questo non conta. Giusto? Come pure non conta per gli animali e la loro realtà. Per esempio, ci sono 70 attacchi di squali ogni anno, di cui pochi fatali. Non c’è un attacco fatale negli Stati Uniti (eccetto nelle Hawaii) dal 2012. Ogni anno più di 200 milioni di squali vengono uccisi per le loro pinne. Oggi sopravvivono solo 40.000 leoni. Il cerchio della vita del povero Simba è molto più ristretto. Dal 1970, il numero di uccelli selvaggi è dimezzato. Nel frattempo gli animali che servono agli umani sono tanti, sia come oggetto di affetto che come fonte di alimento: i gatti sono 600 milioni e i polli 1,9 miliardi solo in Europa. Meglio comunque essere un gatto che un pollo, la cui vita è crudele, brutale e breve. L’ingiustizia di tutto questo, la coscienza di un crimine commesso comincia a farsi sentire. «Okja» – il nuovo film di Bong Joon-ho su Netflix – all’inizio sembra un film della Disney. Un’amicizia fra una bambina e il suo maiale gigante è al cuore del film come l’amicizia fra il ragazzo di Spielberg e E.T. Ma Okja è soltanto l’inizio di una nuova razza di super animali cresciuti solo per essere poi macellati dal Mirando corp – con a capo un’eccellente Tilda Swinton. Abbiamo visto altri film filo-vegetariani, come per esempio «Babe, maialino coraggioso», ma Joon-ho entra in territorio oscuro, e ritrae un olocausto di animali per il consumo umano. Gli esseri umani sono spietati e meritano di essere sconfitti quando finalmente arriva la ribellione delle scimmie in «The War – Il pianeta delle scimmie».