«Erdogan vuole fermare la lotta del Pkk contro lo Stato islamico», sono le parole del leader del Partito dei lavoratori kurdi, Cemil Bayik dopo i gravi attentati che hanno colpito il paese. Nove sono i morti, sei solo tra poliziotti e militari, in quattro attacchi a Istanbul e in Kurdistan. Un poliziotto è morto a Istanbul per l’esplosione di un’autovettura davanti alla stazione di polizia del distretto di Sultanbeyli. La bomba ha causato la morte di una persona e dieci feriti, inclusi altri due poliziotti.

Anche il consolato degli Usa è stato attaccato da due attiviste del Fronte rivoluzionario di liberazione (Dhkp-c). Una di loro, Hatice Asik è stata arrestata; un’altra è rimasta ferita in uno scontro a fuoco con la polizia. Decine di esponenti del gruppo radicale di sinistra, responsabili di attentati contro la magistratura, sono stati arrestati nelle retate anti-Pkk e Hdp. Le violenze hanno luogo mentre è in corso l’ultimo round negoziale per la formazione di un governo di coalizione tra il partito di Erdogan e i kemalisti (Chp).

In attesa dell’esito dei colloqui è già tempo di campagna elettorale a colpi di inchieste. Per i giudici turchi non è mai esistito il complotto, rivelato in campagna elettorale, per uccidere la figlia di Erdogan.

I giornali Aksam e Gunes di proprietà di Ethem Sancak, uomo d’affari vicino al leader Akp, dovranno rispondere delle accuse di diffamazione e calunnia per la notizia di un piano per assassinare la figlia maggiore del presidente, Summeye, ideato a loro avviso dallo sheykh in esilio, Fetullah Gulen. Altri tre giudici, Zekeriya Öz, Celal Kara e Mehmet Yüzgeç sono sotto accusa per aver denunciato un tentativo di colpo di stato nel 2013. Pochi giorni fa quattro giudici che avevano ordinato indagini sui legami tra Akp e Isis erano stati arrestati. Non solo, sono stati decisi avvicendamenti tra le alte uniformi in vista di possibili elezioni anticipate: il nuovo capo dello Staff dell’esercito è il generale Hulusi Akar e il nuovo capo dell’aviazione è il generale Abidin Unal.

Lo scontro tra militari turchi, attivisti e civili di Pkk e del Partito democratico del popolo (Hdp) nel Kurdistan turco sembra ormai fuori controllo. La città di Silopi nella provincia di Sirnak, a due passi dalla roccaforte di Hdp di Cizre, è stata messa a ferro e fuoco. Quattro poliziotti sono stati uccisi in un’esplosione. Militanti del Pkk hanno sparato contro un elicottero militare nel distretto di Beytussebap, uccidendo un quinto soldato.

Lo scorso venerdì tre persone sono rimaste uccise e dieci ferite in scontri tra polizia e il movimento giovanile del Pkk (Ydg-h). Una folla immensa ha partecipato ai funerali delle vittime. Migliaia di persone si sono riversate anche per le strade di Amed per protestare contro gli attacchi. Sabato, un combattente del Pkk è stato ucciso dalla polizia mentre cercava di piazzare un ordigno nella città di Hakkari. Agguati simili sono stati sventati nelle province di Mus e nella zona di Lice a Diyarbakir.

Lo scorso sabato due soldati turchi sono rimasti uccisi, in due diversi scontri a fuoco con militanti del Pkk, a Van e Agri. Otto civili iracheni erano stati uccisi dai raid aerei turchi contro il Pkk a Qandil nel Kurdistan iracheno. Secondo la stampa turca, il piano turco-americano per l’uso delle basi di Incirlik e la creazione di safe-zone di Ankara nel Kurdistan del Sud ha l’unico scopo di bloccare l’unificazione di Rojava.

Per il quotidiano Sabah, il Nord della Siria sarà presto sotto il completo controllo turco, come è avvenuto per esempio con l’Egitto in Cirenaica. Il ministro della Difesa turco ha paventato un’imminente invasione di terra di Jarablus per non permettere l’unificazione dei tre cantoni (Efrine, Kobane e Jezira). La conquista di Tel Abyad, lo scorso giugno, da parte dei combattenti kurdi aveva aperto un corridoio tra Kobane e Qamishli che ha reso concreto il rafforzamento dei combattenti kurdi siriani, impegnati nella guerra contro lo Stato islamico.

I comandanti Ypg-Ypj continuano a denunciare attacchi delle autorità turche. Sei combattenti Ypg feriti, in cura in ospedali del Kurdistan turco, sarebbero stati deliberatamente consegnati ai jihadisti di Jabat el-Nusra. «Il Pkk si estende, si rafforza nella regione. E questo spaventa le forze imperialiste», spiega al manifesto la combattente Ypj, Asya Cem. «Non vogliono che i kurdi siano liberi e autonomi ma che rimangano come schiavi», prosegue l’attivista che dalla Rojava si è spostata a combattere nel Kurdistan iracheno dopo i bombardamenti turchi contro il Pkk. Fin qui il partito di Ocalan avrebbe causato trenta vittime tra le forze di polizia turche mentre 390 sarebbero i morti tra civili e attivisti kurdi.