Notizie a dir poco contrastanti arrivano dalla Tunisia in questi giorni. Tra le più «liete» spicca l’annuncio che domani effettuerà il suo primo viaggio la «Rosa del deserto», un treno turistico, ecologico e soprattutto vintage – investimento da 1,3 milioni di euro della società francese Discovery Trains – con cui Le Ferrovie dello stato tunisine contano di scarrozzare i turisti tra i vari siti naturali e archeologi del Paese, lungo la linea che unisce Tunisi a Kasserine.

Proprio dal governatorato di Kasserine proviene viceversa la notizia di un attacco nel quale sono rimasti uccisi quattro agenti impegnati in un’operazione di rastrellamento. È accaduto martedì notte nel villaggio di Boulaaba, press il Monte Chaambi, in una zona al confine con l’Algeria che è considerata la roccaforte del principale gruppo jihadista attivo nel paese, la falange Okba Ibn Nafaa, legata alla galassia qaedista. Qualche ora dopo la strage il gruppo qaedista ha rivendicato l’attacco con un tweet.

Il gruppo Okba Ibn Nafaa si è distinto in precedenza per azioni particolarmente violente contro le forze armate tunisine. Nel luglio 2013 un attentato costò la vita a nove soldati, mentre nel luglio dell’anno successivo i militari uccisi sono stati 14 e 23 i feriti.

L’organizzazione jihadista tunisina è guidata dall’algerino Lokman Abou Sakher, forse l’uomo più ricercato di Tunisia. Anche se, secondo alcune fonti, sarebbe già stato arrestato recentemente, in Libia, dalle forze fedeli al generale Haftar.

Della situazione esplosiva venutasi a creare nella confinante Libia ieri ha parlato anche l’ambasciatore tunisino in Italia, Naceur Mestiri, secondo il quale il governo di coalizione in carica «non è a favore di un intervento militare in Libia. Siamo per il dialogo – ha detto l’ambasciatore – e per una soluzione pacifica».

In ogni caso una vasta operazione militare è scattata nelle ultime ore per sigillare la frontiera libica. I profughi che l’hanno attraversata dalla caduta di Gheddafi a oggi sono circa 1 milione e mezzo.

L’opinione pubblica tunisina però s’interroga sulla capacità dell’esercito di rispondere a un eventuale “contagio” libico. Tranquilli, rispondono gli analisti più vicini al governo, le forze armate tunisine sono disciplinate e soprattutto bene armate. L’Italia è sempre stata tra i principali fornitori di armamenti del paese.