Cittadini in presidio ieri a Quarto, comune flegreo che comincia dove finisce Napoli. L’amministrazione è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche, da aprile è retta dalla Commissione straordinaria composta dal prefetto Maria Grazia Nicolò, dal viceprefetto Savina Macchiarella e dalla funzionaria economico-finanziaria Carmelina Vargas. Il triumvirato ad agosto ha affidato con una delibera la gestione del servizio idrico integrato alla Acquedotti Scpa. Non solo hanno proceduto sulla via della privatizzazione del servizio, come se i referendum non ci fossero mai stati, ma avrebbero anche violato le norme che regolano la materia e tanti saluti alla legalità. Il commissario straordinario dell’Ambito territoriale 2 in cui Quarto rientra, Giuseppe Bruno, a settembre ha inviato una nota ufficiale: l’atto è illegittimo perché la materia non è di competenza dei comuni ma della regione attraverso gli Ato, non sussistono «i profili per realizzare un affidamento senza gara», inoltre la stessa Acquedotti Scpa «è da ritenersi illegittimamente costituita». Il prefetto Nicolò ieri ha ripetuto alle associazioni del territorio che per ora la delibera non verrà ritirata, si attende un parere legale, e intanto sono passati due mesi. «Ricorreremo al Tar – spiegano i comitati – Quando le abbiamo proposto di ragionare in termini di città metropolitana, agganciando Quarto all’azienda speciale pubblica di Napoli Abc, ha detto no. Però le è parso normale scegliere il modello casertano di Orta di Atella». Il comune di Terra di lavoro è il luogo in cui è stata fondata Acquedotti Scpa, controllata da Ottogas Srl dell’imprenditore Luca Rivelli, amico dell’ex presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, oggi parlamentare Pdl. Cesaro e Nicola Cosentino sono gli artefici delle vittorie elettorali di Berlusconi dal 2009. Ottogas prospera nei territori dei due politici: comincia l’ascesa nel casertano per poi gestire le forniture di gas in tutti i comuni dell’area a nord di Napoli, passando adesso anche all’acqua. Il Pdl in questa vicenda spunta ovunque. L’architetto Mario Cacciapuoti ad esempio testimonia a giugno, in un’udienza al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che Cosentino era in grado di orientare nel 2006 le decisioni della prefettura di Caserta grazie ai sui rapporti con il prefetto Maria Elena Stasi, fino a provocare l’allontanamento del commissario prefettizio Stefano Italiano, sostituito da Savina Macchiarella, oggi a Quarto. La Stasi ha poi fatto carriera diventando parlamentare Pdl ma a gennaio è stata condannata in primo grado a due anni per turbativa d’asta. Altro parlamentare del Popolo della libertà è Carlo Sarro, avvocato di Cosentino: nominato commissario straordinario dell’Ato3, ha consentito alla Gori Spa (controllata dall’Acea) di aumentare le tariffe del 13,4%. La regione targata Stefano Caldoro, poi, ha ampliato una norma varata per le pubbliche amministrazioni, estendendola in Campania anche ai gestori del servizio idrico integrato: la Gori ha potuto così evitare il fallimento, visto il debito di quasi 300 milioni con Palazzo Santa Lucia, usufruendo dello sconto del 40% e spalmando il resto in 20 anni. Con la legge sul ciclo delle acque campano, la regione chiuderà il cerchio e la Acquedotti Scpa e la Gori potrebbero legittimamente mettere le mani sull’acqua pubblica. I comitati campani, con gli avvocati Giuseppe Grauso e Maurizio Montalto, annunciano: «Al primo atto amministrativo attuativo della norma, se venisse approvata, andremo direttamente al Tar a chiedere la verifica di costituzionalità».