Stasera in commissione Antimafia la sindaca Rosa Capuozzo ripercorrerà la storia di ricatti, dossier e pressioni camorristiche che rischia di travolgere l’amministrazione di Quarto. Un pezzo della sua maggioranza sarà con lei a Roma e forse anche qualcuno del meetup che non ci sta ad abbandonare gli (ex) appartenenti al Movimento. Dopo cinque interrogatori e l’espulsione decisa da Grillo e Casaleggio, Capuozzo ieri ha affidato le sue considerazione a facebook: «È inutile avere le mani pulite se poi le si tiene in tasca. Il M5S ha avuto l’occasione di combattere il malaffare in prima linea con un suo sindaco che lo ha fatto, ma ha preferito scappare a gambe levate, smacchiarsi il vestito, buttando anche il bambino insieme all’acqua sporca». A chi le ha chiesto le dimissioni replica: «Non si governano così i comuni e i territori difficili. È stata fatta una scelta politica in una stanza grigia di Milano. Io ho fatto una scelta di principio per i cittadini onesti di Quarto».

Rimanere senza simbolo, anche se ieri si sono dimessi altri due consiglieri: la maggioranza conta 11 contro 9, le liste civiche di opposizione chiedono di non mollare, tutti temono il ritorno dei partiti. Intanto, resta aperto l’interrogativo: i vertici grillini sapevano cosa stava accadendo a Quarto? Al pm, Henry John Woodcock, Capuozzo ha raccontato: «Ho informato immediatamente dopo l’onorevole Roberto Fico del mio interrogatorio e del contenuto di tale interrogatorio». Si tratta della deposizione del 24 novembre, in cui la sindaca ha affrontato la questione delle presunte minacce da parte del consigliere 5S Giovanni De Robbio.

Capuozzo avrebbe avuto un incontro a novembre e poi altri tre a dicembre con Fico e, in un caso, anche con Luigi Di Maio: i quotidiani avevano pubblicato le immagini aeree, contenute in un dossier anonimo, che documenterebbero l’abuso edilizio nella casa ereditata dal marito, dove la coppia vive. Questa l’arma con cui De Robbio avrebbe fatto pressioni per ottenere dalla sindaca la concessione dello stadio a privati vicini al clan Polverino, più la nomina di «uomini di fiducia» all’urbanistica, cimiteri e polizia municipale. A Woodcock, giovedì scorso, Capuozzo ha precisato: «De Robbio non mi fece esplicite minacce. Certamente, capii che egli intendeva utilizzare la circostanza dell’essere il mio immobile abusivo, secondo quanto lasciava intendere, come strumento di pressione, come mezzo per indebolirmi e potermi indurre a condividere le mie decisioni». La sindaca non cede, ma non racconta tutto al primo interrogatorio: «Ho taciuto perché ero sconvolta e non ero abituata a interloquire con l’autorità giudiziaria. Inoltre avrei voluto acquisire del materiale a supporto della mia denunzia». Chiede consiglio ai carabinieri di Quarto, ai quali il 31 ottobre aveva denunciato il dossier anonimo, e alla fine si fa regalare una penna per videoregistrare De Robbio.

A Woodcock ha spiegato di aver riferito a Fico delle foto: «Anche dopo questi colloqui non venne iniziato nei confronti di De Robbio alcun provvedimento di espulsione, benché io lo sollecitassi, sia pure solo verbalmente. Ritornai a fare tale richiesta dopo la vicenda dello stadio, quando ci incontrammo in comune dopo la pubblicazione della foto per stabilire una linea mediatica di condotta per contrastare la diffamazione di cui ero oggetto». L’espulsione è arrivata solo il 14 dicembre, quando ormai l’inchiesta era esplosa.

Il gruppo parlamentare pentastellato ieri è tornato a difendere i propri vertici: «Quanto emerge nei verbali delle dichiarazioni rese da Rosa Capuozzo conferma che il Movimento 5 Stelle non sia mai stato portato a conoscenza della natura ricattatoria delle “pressioni” del consigliere De Robbio». Di Maio attacca: «Ci faremo uno ad uno i comuni dove già i nostri attivisti hanno chiesto le dimissioni e lo scioglimento delle amministrazioni Pd indagate». La vicesegretaria dem, Debora Serracchiani, replica: «Prima fingono di non sapere, poi quando sono smascherati abbandonano i loro dirigenti sul territorio». Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia, chiede che riferiscano in commissione anche «i parlamentari del movimento coinvolti».