A Seattle, nella Chop zone, la zona vicino al Congresso occupata e autogestita con lo scoppio delle proteste anti-razziste, c’è stata una nuova sparatoria, la quarta in 10 giorni. Stavolta ha perso la vita un 16enne e un 14enne è stato ferito. È ora ricoverato in terapia intensiva. L’ospedale Harborview Medical Center ha riferito che uno dei ragazzi è arrivato alle 3.15 del mattino portato da un veicolo privato, mentre l’altro è stato portato un quarto d’ora dopo, dai vigili del fuoco.

Nella prima sparatoria avvenuta il 20 giugno, era stato ucciso un 19enne e ferito un uomo di 33 anni; la seconda sparatoria, il giorno dopo, ha ferito un 17enne. Un’altra persona è stata ferita durante la terza sparatoria, due giorni dopo.

DOPO L’ULTIMO EPISODIO i funzionari della città hanno dichiarato di prendere in considerazione lo smantellamento della zona autogestita e la riapertura della stazione di polizia che era stata abbandonata dagli agenti quando la zona Chop era stata istituita. Il capo del dipartimento di polizia di Seattle, Carmen Best, ha dichiarato di aver trovato una jeep bianca «piena di fori di proiettile» vicino a una delle barriere di cemento che delimitano la zona e ha accusato i manifestanti e i residenti di «non essere cooperativi con le nostre richieste di aiuto», concludendo che la zona ora «non è più sicura per nessuno».

La sindaca di Seattle Jenny Durkan, democratica, che ha servito come procuratrice sotto l’ex presidente Barack Obama, sta affrontando le richieste di dimissioni da parte di entrambi i partiti del consiglio comunale.

SECONDO I MEDIA LOCALI durante il giorno l’area è in gran parte tranquilla, con le persone che si rilassano nel parco mentre i volontari distribuiscono cibo gratuitamente. La zona si estende su un raggio di sei isolati in un quartiere che si è gentrificato recentemente e che ora ospita la scena artistica della città.

I manifestanti che hanno cominciato l’occupazione hanno piantato un orto comunitario e dipinto un grande murale «Black Lives Matter» sulla strada. Gli abitanti non sembrano disturbati da tutto ciò, ma di notte le cose cambiano, i manifestanti marciano e delle guardie apertamente armate pattugliano le strade.

Trump non ha mai sopportato l’occupazione quando era pacifica, figuriamoci ora che vi avvengono sparatorie, e ha più volte minacciato di «riprendere» la città, ma sia la sindaca che il governatore dello Stato di Washington Jay Inslee, anche lui democratico, gli hanno letteralmente detto «di farsi gli affari suoi» e non intromettersi nella gestione locale.

Su Twitter Trump continua a invocare il ritorno all’ordine e alla legalità ma questi tweet sono inframezzati da una difesa sempre più impacciata nell’ultimo scandalo che lo vede coinvolto. La Casa Bianca è sotto pressione perché spieghi quanto fosse a conoscenza delle manovre della Russia in Afghanistan e le sue offerte di ricompense ai talebani che uccidevano soldati statunitensi.

I FUNZIONARI HANNO insistito per giorni sul fatto che il presidente non fosse stato «personalmente» informato del presunto complotto in Afghanistan, ma nuovi report dicono che in realtà Trump all’inizio di quest’anno aveva ricevuto un briefing dell’intelligence.

Secondo il New York Times, i servizi segreti avevano incluso nel briefing quotidiano tutti i dettagli e le informazioni erano state anche divulgate in modo più ampio a tutta la comunità dei servizi in un articolo della World Intelligence Review della Cia. Anche Washington Post e Wall Street Journal, citando funzionari anonimi, hanno riferito che un’unità di intelligence militare russa aveva chiesto a gruppi di militanti collegati ai talebani di uccidere truppe statunitensi in Afghanistan.

Cnn e Associated Press si sono unite agli altri nel riferire che il presidente aveva ricevuto il briefing scritto, riportando anche ciò che si dice dall’inizio di questa presidenza: Trump è solito ignorare la gran parte del «Presidential Daily Brief» dei servizi segreti, preferendo quello orale dei funzionari dell’intelligence che lo aggiornano un paio di volte la settimana.