Battuto un nuovo record ieri: l’Italia si è fatta comminare la multa più alta mai inflitta dalla Corte europea, 40milioni di euro forfettari, per non avere dato esecuzione alla condanna del 2007 che sanzionava le politiche sui rifiuti. «Ci sono stati alcuni miglioramenti sulle discariche ma non abbastanza, non sono state adottate tutte le misure necessarie per adeguarsi alle norme Ue» ha spiegato il portavoce della commissione europea Ambiente, Enrico Brivio. Oltre alla multa (su cui non si potranno ottenere sconti), ci sarà da pagare anche la penalità di 42,8 milioni di euro ogni sei mesi fino all’uscita dallo stato di infrazione. Da questa però potrebbero essere detratti 400mila euro per ciascuna discarica di rifiuti pericolosi messa a norma (200mila euro per ogni altra discarica).

Minimizza il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti: «Lavoreremo in collaborazione con l’Unione europea per non pagare nemmeno un euro. La sentenza della Corte di giustizia sanziona una situazione che risale a sette anni fa». Secondo il ministro l’Italia è in regola: «Siamo passati da 4.866 discariche abusive contestate a 218 nell’aprile 2013. Una cifra che si è ulteriormente ridotta a 45. Con la legge di stabilità 2014 sono stati stanziati 60 milioni per un programma straordinario che consentirà di bonificare 30 delle 45 discariche rimaste, anche attraverso gli accordi di programma sottoscritti con le regioni Abruzzo, Veneto, Puglia e Sicilia. Le restanti 15 discariche abusive saranno bonificate con un ulteriore impegno di 60 milioni di euro».

Ironico il commento dei deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente: «Galletti dice che non pagheremo un euro. Forse vive in un mondo magico, senza discariche abusive né illegali. Poi però si sveglierà e prenderà atto della realtà. Peccato che nel frattempo a pagare saremo tutti noi cittadini». Secondo i pentastellati, nella legge di stabilità, per gli interventi di bonifica dei siti contaminati, per gli anni il 2014 e 2015 sono stati stanziati 30 milioni per far fronte all’infrazione comunitaria 2003/2007: «Rilevata l’insufficienza delle risorse disponibili per la definitiva soluzione delle problematiche ambientali relative alle 45 discariche individuate, nel decreto si scrive che saranno previsti specifici criteri prioritari di finanziamento. È evidente che quindi non sono questioni risolte. Trenta delle 45 discariche, ad esempio, si trovano in Abruzzo dove risultano contaminate anche le falde acquifere, come denuncia anche il Forum dell’Acqua pubblica».

Secondo l’Unione europea fino al 2013 «218 discariche in 18 delle 20 regioni italiane non erano conformi alla direttiva ‘rifiuti’ (dal che si poteva desumere che fossero in esercizio discariche prive di autorizzazione); 16 discariche su 218 contenevano rifiuti pericolosi in violazione della direttiva ‘rifiuti pericolosi’; l’Italia non aveva dimostrato che 5 discariche fossero state oggetto di riassetto o di chiusura». Inoltre, secondo le informazioni più recenti, «198 discariche non erano ancora conformi alla direttiva ‘rifiuti’ e, di esse, 14 non erano conformi neppure alla direttiva ‘rifiuti pericolosi’. Sarebbero anche rimaste due discariche non conformi alla direttiva ‘discariche di rifiuti’». La corte sottolinea inoltre che la semplice chiusura o la copertura con terra e detriti non è sufficiente: «Gli stati membri sono tenuti a verificare se sia necessario bonificare le vecchie discariche abusive e, all’occorrenza, sono tenuti a bonificarle. Il sequestro e l’avvio di un procedimento penale contro il gestore non costituiscono misure sufficienti».

Alla scadenza del termine fissato da Bruxelles, lo stato dell’arte racconta di bonifiche mai iniziate o ancora in corso oppure prive di documentazione. La conclusione è che sono stati violati in modo persistente sia l’obbligo di recuperare i rifiuti che di smaltirli senza pericolo per l’uomo e per l’ambiente: «L’Italia – si legge nella comunicazione ufficiale – non ha neppure provveduto a una catalogazione e a un’identificazione esaustive di ciascuno dei rifiuti pericolosi sversati. Continua, infine, a violare l’obbligo di garantire che per determinate discariche sia adottato un piano di riassetto o un provvedimento definitivo di chiusura».

Critico anche Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera: «Credo sia giusto far pesare le multe sulle amministrazioni inadempienti. E’ urgente approvare la legge che introduce i reati ambientali, un provvedimento passato a larga maggioranza alla camera e all’esame del senato da dieci mesi».

La responsabile Ambiente del Pd, Chiara Braga, giudica invece ingiusta la condanna perché non tiene conto del percorso già intrapreso: «L’obiettivo da perseguire è quello contenuto nel pacchetto sull’economia circolare, Programma per un’Europa a zero rifiuti».

Peccato però che «lo Sblocca Italia di rifiuti nemmeno se ne preoccupa, se non per autorizzare l’attivazione di impianti di incenerimento» sottolinea Monica Frassoni, presidente del Partito Verde Europeo.