Leggiamo sempre volentieri i tweet di francofontana43, poche parole che spiegano tutto. «Mohammed Abu Khdeir, 17 anni, rapito, ucciso e carbonizzato. Per lui non è previsto nessun funerale in diretta tv», ha scritto mentre ieri a Gerusalemme Est divampava la rabbia palestinese per il sequestro e l’assassinio dell’adolescente avvenuto all’alba. Mohammed, dal volto di bambino, aveva la stessa età e ha subito la stessa sorte dei tre ragazzi ebrei rapiti il 12 giugno in Cisgiordania e uccisi poco dopo dai sequestratori, militanti di Hamas secondo il governo del premier Netanyahu che minaccia una pesante ritorsione contro i palestinesi. La stessa polizia israeliana spiega l’omicidio di Mohammed come una probabile vendetta per la brutale uccisione dei tre ragazzi ebrei, messa in atto poche ore dopo la manifestazione tenuta martedì sera a Gerusalemme da centinaia di coloni ed estremisti di destra che, ad un certo punto, si sono lanciati in una caccia all’arabo terminata solo con l’intervento di ingenti forze di sicurezza. Una conferma indiretta della pista nazionalistica è venuta dalla condanna espressa dal premier israeliano Netanyahu che ha definito “abominevole” l’assassinio di Mohammed.

 

Tuttavia per l’adolescente palestinese, ucciso per vendetta, non ci saranno dichiarazioni di cordoglio di intellettuali e personalità del mondo dell’arte e della cultura. Radio e le televisioni non racconteranno in diretta i suoi funerali, ambasciatori e consoli non affolleranno la sua casa per porgere le condoglianze ai genitori distrutti dal dolore. I commercianti romani per lui non abbasseranno le saracinesche, il sindaco Marino non esporrà il suo poster. Direttori di testate nazionali ed editorialisti famosi non racconteranno la compassione, la commozione, lo sdegno, l’angoscia che, comprensibilmente, hanno provato apprendendo del ritrovamento lunedì dei corpi straziati dei tre ragazzi israeliani. Anche il corpo minuto di Mohammed Abu Khdeir era straziato, carbonizzato, ma non genera i sentimenti di vicinanza e solidarietà che tanti in Occidente hanno provato per gli adolescenti trovati morti in Cisgiordania. Confortano ben poco i comunicati di condanna dell’omicidio diffusi ieri sera da Stati Uniti e Francia: un atto dovuto. In queste drammatiche occasioni ti rendi conto che hanno ragione i palestinesi quando ti spiegano che la loro vita vale meno di quella degli israeliani e che si sentono trattati come essere umani di serie b dal resto del mondo. E nel caso di Mohammad i siti dell’estrema destra israeliana e dei suoi sostenitori all’estero (inclusa l’Italia) ha diffuso in rete “indiscrezioni” su esiti di indagini per ben diversi da quelli comunicati dalla stessa polizia israeliana. Tutto falso, hanno urlato in rete. Il palestinese è stato ucciso da criminali! Anzi no in una faida tra famiglie! No, era gay e lo hanno ammazzato per “motivi d’onore”. Voci che hanno insinuato dubbi e perplessità.

 

Parlano le immagini filmate da una telecamera di sorveglianza. Mostrano tre uomini, all’apparenza non palestinesi, che avvicinano il ragazzo diretto alla moschea per la prima preghiera del mattino. Gli fanno qualche domanda e, ad un certo punto, lo costringono con la forza ad entrare nella loro automobile. Poi spariscono nel nulla. Il corpo di Mohammed è stato ritrovato qualche ora dopo in un bosco di Gerusalemme. L’accaduto ha subito incendiato Gerusalemme Est, la zona araba della città, come non accadeva da anni. I motivi di scontro registrati negli ultimi tempi nella Città Santa hanno riguardato sempre la Spianata delle moschee dove i palestinesi si oppongono con forza ai “tour turistici” di esponenti dell’ultradestra israeliana. Ieri si sono riviste scene dell’Intifada. Gli scontri sono andati avanti per tutto il giorno. Gli shebab palestinesi hanno messo a ferro e fuoco la principale strada di Beit Hanina, in prossimità del campo profughi di Shuaffat, dove viveva il ragazzo. Già, Shuaffat, chi se ne ricorda più. É l’unico campo profughi di Gerusalemme, un cumulo di misere case. I suoi abitanti hanno la carta di identità di Israele che però non li vuole. E ha fatto in modo da far passare il Muro di Separazione dalla Cisgiordania proprio davanti all’ingresso del campo, in modo da situarlo all’esterno dei confini di Gerusalemme decisi unilateralmente da Israele.

 

Secondo i dati raccolti dalla Mezzaluna Rossa ieri più di 50 i palestinesi sono stati feriti con proiettili d’acciaio rivestiti in gomma e granate assordanti negli scontri con la polizia (fino a ieri sera nessun agente risultava ferito). Colpiti anche due giornalisti della televisione Palestine TV. I giovani palestinesi hanno bloccato le linee del tram, divelto insegne stradali e bruciati pneumatici e lanciato sassi. «Il martire (Mohammed Abu Khdeir) è stato massacrato per vendetta, gli israeliani hanno voluto vendicare la morte dei tre coloni (gli studenti ebrei, ndr) compiendo un crimine ma noi non resteremo a guardare senza reagire», ci ha detto con tono minaccioso Ahmad, un giovane di Shuaffat. La tensione è rimasta alta anche in tarda serata. E si guarda già a domani, primo venerdì di preghiera del mese di Ramadan. E’ un’occasione particolare e decine di migliaia di palestinesi musulmani vorranno raggiungere la Spianata delle moschee. E’ prevedibile che la polizia israeliana limiti l’accesso al luogo santo. La tensione salirà ulteriormente e qualsiasi cosa potrebbe innescare una escalation di scontri dalle conseguenze gravi. Senza contare l’imprevedibilità in quel giorno delle azioni di coloni e ultranazionalisti. Quanto è accaduto l’altra sera nelle strade di Gerusalemme Ovest, con l’assalto agli arabi è un segnale preciso. Una caccia all’uomo alla quale ieri hanno replicato centinaia di attivisti della sinistra israeliana scesi in piazza per dire «no alla violenza, no al razzismo e no alla vendetta».

 

I dirigenti palestinesi si appellano all’Onu, chiedono un’indagine internazionale. «Nelle ultime ore migliaia di palestinesi sono stati terrorizzati dall’esercito e da coloni armati nei distretti di Hebron e Gerusalemme est: chiediamo alle Nazioni Unite di aprire un’inchiesta sulla morte di Mohammed», ha detto il capo negoziatore dell’Anp Saeb Erekat. Da parte sua Hanan Ashrawi (Olp) ha spiegato che «L’aumento delle operazioni terroristiche organizzate dalla forza occupante e mirate contro la popolazione palestinese intende colpire la tenue stabilità in Palestina. La comunità internazionale e gli Usa – ha aggiunto – devono prendere urgenti misure per mettere fine all’occupazione israeliana dei territori palestinesi». Il movimento islamico Hamas, accusato dal governo Netanyahu di aver ucciso i tre ragazzi ebrei, minaccia di far pagare a Israele l’omicidio di Mohammed Abu Khdeir.